ENEA ha sviluppato un processo per produrre un filo da utilizzare come “toner” delle stampanti 3D sfruttando la plastica presente nei RAEE
ENEA ha sviluppato un processo per produrre un filo da utilizzare come “toner” delle stampanti 3D sfruttando la plastica presente nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), con costi inferiori rispetto ai filamenti commerciali più comunemente utilizzati e benefici ambientali conseguenti alla valorizzazione economica del rifiuto. È il risultato del progetto biennale condotto dall’ENEA, nell’ambito di un Accordo di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare[1], che punta a trovare un’alternativa green e più remunerativa rispetto al polimero maggiormente impiegato come filo di alimentazione delle stampanti 3D, vale a dire l’Acrilo-Butadiene Stirene (ABS) vergine, che ha un costo di vendita tra i 20 e 50 €/kg.
I polimeri che rappresentano più del 50% del peso della plastica presente nei RAEE sono ancora in gran parte destinati al recupero energetico, alla discarica o in alternativa alla vendita a costi molto bassi (0,1-0,25 €/kg). Per questi motivi, la disponibilità di bobine ad un costo più basso rispetto a quelle prodotte con ABS vergine, appresenta un vantaggio per i consumatori anche in considerazione del mercato in continua espansione edelle molteplici applicazioni dell’additive manifacturing, dai giocattoli alla riparazione di oggetti, dai prototipi ai satelliti fino alla costruzione di unità abitative.
“Abbiamo realizzato fili e prototipi 3D con diverse tipologie di plastiche RAEE che hanno dimostrato una qualità equivalente o simile a quelli realizzati da fili commerciali”, sottolinea Riccardo Tuffi dell’ENEA. “È allo studio anche lo sviluppo di un protocollo per l’individuazione delle plastiche RAEE idonee a questa applicazione anche per la realizzazione dell’attività su scala industriale”, aggiunge Lorenzo Cafiero dell’ENEA, che con Tuffi sta lavorando al progetto.
Grazie inoltre alla collaborazione di due impianti di trattamento RAEE, la sperimentazione tuttora in corso consentirà di valutare l’emissione di sostanze organiche volatili risultanti dal processo di stampa sia per le plastiche riciclate che per i fili commerciali, di studiare l’aggiunta di additivi per conferire particolari caratteristiche alla plastica e, in prospettiva, realizzare fili per stampa 3D con materiali compositi avanzati dalle elevate capacità di conduzione elettrica e termica per applicazioni ad elevato contenuto tecnologico.
Il risultato si inquadra nel contesto normativo[2] attuale che prevede l’obbligo di recuperare in termini di materia e di energia, dal 75 all’85% in peso di un dispositivo RAEE inviato a trattamento.
ENEA ha deciso di destinare parte dei fondi del 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi di quest’anno alla progettazione e realizzazione di una linea di produzione prototipale di filo per la stampa 3D da plastica riciclata. Per destinare il 5 per mille a questo progetto basta firmare il riquadro per il finanziamento della ricerca scientifica sui modelli di dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e indicare il codice fiscale ENEA: 01320740580.
[1] “Sviluppo di tecniche per la valorizzazione dei rifiuti e di azioni di supporto alla partecipazione italiana a tavoli internazionali ed europei sui temi della qualità dell’aria”
[2] D. Lgs. 49/2014