Sedimenti di dragaggio e residui di piante marine spiaggiate possono essere riqualificati come substrati di crescita alternativi alla torba per la produzione dei vivai
Il progetto di ricerca ‘Posidonia oceanica e sedimenti per la produzione di substrati per la vivaistica’, finanziato dalla Fondazione Caript, dall’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret) e dall’Azienda agricola Zelari Company di Pieve a Nievole (Pistoia), sta giungendo alla sua conclusione dopo due anni di attività.
Lo scopo principale del progetto è dimostrare come sia possibile recuperare materiali considerati rifiuti, quali ad esempio sedimenti di dragaggio e residui di piante marine spiaggiate, e riqualificarli come substrati di crescita alternativi alla torba per la produzione vivaistica.
Uno dei problemi fondamentali, a grande impatto ambientale ed economico, degli ultimi decenni, è quello del dragaggio dei fondali dei bacini marini, lacustri e fluviali, necessario per mantenere le profondità navigabili di darsene o canali portuali e per la protezione dell’uomo e dell’ambiente dai rischi di alluvioni. “Solo in Europa, si stima che ogni anno siano dragati circa 150 milioni di metri cubi. La gestione sostenibile di questi sedimenti e di altre matrici di scarto e la loro valorizzazione in termini di applicazione del concetto di economia circolare è un tema su cui si discutendo a livello europeo”, afferma Grazia Masciandaro, responsabile scientifico del progetto per Cnr-Iret, alla guida del gruppo di ricerca composto da Cristina Macci, Serena Doni e Eleonora Peruzzi.
La Posidonia oceanica è una pianta marina molto comune nel Mar Mediterraneo che si deposita regolarmente sulle coste. Nelle aree turistiche e portuali, la rimozione e la gestione di questi residui rappresentano una seria preoccupazione per le autorità locali, dato che sono trattate come rifiuti.
“Il concetto di sostenibilità e di economia circolare deve essere quindi applicato anche ad altri matrici di scarto, come ad esempio i residui di Posidonia oceanica, che ritroviamo sulle nostre coste”, continua Masciandaro.
La domanda di substrati commerciali a base di torba, risorsa non rinnovabile, è in continua crescita, ma la sua disponibilità sta diminuendo drasticamente, incidendo sempre di più sui costi di produzione dei vivaisti, senza considerare il danno ambientale. “È necessario identificare delle alternative alla torba, puntando soprattutto sull’utilizzo di materiali rinnovabili, disponibili localmente e a basso costo”, prosegue Masciandaro.
Dal punto di vista pratico, sono state testate presso l’Azienda agricola Zelari Company, diversi substrati di crescita a base di compost, derivante dal compostaggio di residui di Posidonia oceanica, e sedimenti decontaminati tramite tecnologie ecosostenibili, per la produzione di piante ornamentali arbustive, quali Photinia x fraserii, Viburnum tinus e Eleagnus macrophylla. Le performance delle piante cresciute sui substrati alternativi e le caratteristiche dei substrati stessi sono state valutate tramite un protocollo di monitoraggio dai ricercatori del Cnr. Le piante cresciute sui substrati alternativi sono comparabili in termini di qualità a piante di controllo cresciute su substrato tradizionale a base di torba.
“Questo progetto è un esempio di come sia possibile applicare tecnologie di recupero sostenibili a diversi materiali di scarto per ottenere delle materie prime seconde da reimpiegare in altri contesti produttivi come il vivaismo” conclude Masciandaro.
Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Caript nell’ambito del Bando Giovani e Ricerca Scientifica 2016, con un contributo pari al 62,5% del costo totale del progetto (contributo di 50000 euro su 80000 totali), destinato a finanziare un assegno di ricerca per un giovane ricercatore.