Il secondo fallimento di Mercatone Uno al centro del tavolo ministeriale convocato per domani: in ballo il futuro di 1800 dipendenti
Non c’è pace e ora neppure un futuro per Mercatone Uno, da mesi alle prese con un primo fallimento, la gestione commissariale e la travagliata vendita che aveva riacceso le speranze. Il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministro Luigi Di Maio prendono atto con estrema preoccupazione del fallimento bis dichiarato dal Tribunale di Milano della Shernon Holding Srl, società di proprietà al 100% della maltese Star Alliance Limited, e della successiva chiusura dei punti vendita in tutta Italia.
Al MiSE è già stato convocato un tavolo il 30 maggio e sarà anticipato a domani, lunedì 27.
“È prioritario salvaguardare i livelli occupazionali e gli asset e verificare le responsabilità della proprietà – designata il 18 maggio 2018 prima dell’insediamento del Governo – in merito alla gestione di quest’ultimi” spiega il dicastero.
“La priorità assoluta del Ministro Luigi Di Maio e del MiSE sono i circa 1800 lavoratori coinvolti, a cui oggi è stata calpestata la dignità. Vista la delicatezza della questione si attendono tutti i rilievi del tribunale per capire puntualmente come dare risposte immediate” conclude il ministero.
La rabbia dei sindacati
“Nuovo fallimento per il Mercatone Uno ed ennesima odissea per i lavoratori”. Lo scrivono in una nota congiunta Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, riferisce l’Agenzia Dire (www.dire.it) “Si è appreso che il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società e i direttori hanno comunicato ai lavoratori il divieto di accedere ai locali aziendali”, aggiungono.
Per questo i lavoratori insieme alle tre sigle sindacali si sono trovati in presidio davanti le porte del punto vendita di Bertinoro (Forlì-Cesena), ormai chiuso. Questa, lamentano i confederali, “è solo l’ennesima disavventura che i lavoratori si trovano ad affrontare ed iniziata ormai 7 anni fa. Dopo anni di contratti di solidarietà, cassa integrazione, amministrazione straordinaria e un altro fallimento di cui, a distanza di 3 anni, sono ancora in attesa di poter ricevere le loro spettanze”.
Insomma, “è una vergogna e chiediamo chiarezza in quanto tutto quello successo negli ultimi 8 mesi con la gestione Shernoon holding risulta inspiegabile. Ad oggi non ci sono certezze per il futuro occupazionale di 27 lavoratori, delle loro famiglie e delle loro retribuzioni”. E “non si sa cosa succederà ai dipendenti e se i prossimi giorni potranno riaprire i punti vendita. Si chiede chiarezza e certezza”, conclude il comunicato.
Cgil Bologna: ora Di Maio risolva
Il fulmine a ciel sereno è comparso venerdì sera sui monitor dei pc: sul portale del creditore è apparsa la sentenza del Tribunale di Milano che decreta il fallimento di Mercatone Uno. Tanti saluti al progetto di rilancio con il concordato preventivo e lavoratori che già da stamattina si sono ritrovati con le serrande dei negozi abbassati.
“Non è stato consentito neppure di andare avanti con l’attività ordinaria...”, riferisce Stefano Biosa, della Filcams-Cgil di Bologna, che ha parlato con i lavoratori rimasti spiazzati dalla novità.
“Si apre un enorme buco nero sulla loro sorte, c’è un punto di domanda gigantesco: non possono essere tenute nel limbo 1.800 persone“, avverte il sindacalista. Già perché Mercatone viene da una amministrazione straordinaria dopo la quale per due anni non si può aprire una procedura di licenziamento, ma nel frattempo non si sta neanche dando la possibilità di lavorare. Insomma: “Chi paga gli stipendi di queste persone? Chi si farà carico del loro destino?”.
In ballo, appunto, ci sono 1.800 dipendenti di 55 negozi rilevati, otto mesi fa da Shernon, assieme al marchio. E tra Bologna, Imola e San Giorgio di Piano ci sono almeno 200 persone in bilico, più quelle dell’appalto della logistica.
“E’ una situazione tremenda” dopo tanti sacrifici e dopo le promesse che il concordato avrebbe ridato slancio al progetto di Mercatone targato Shernon. Macché: il verdetto di ammissione al concordato era atteso per il 10 giugno, il Tribunale di Milano ha fatto prima, “ha appurato che lo stato debitorio e l’inconsistenza del progetto di rilancio sono tali da decretare il fallimento”, dice Biosa. E ora la palla passa al ministero dello Sviluppo economico.
Per il 30 maggio era già fissato a Roma un tavolo al ministero retto dal vicepremier pentastellato “e noi chiediamo che a questo punto ci venga Luigi Di Maio in persona; è il ministero che ha trovato Shernon era deve assumersi la responsabilità politica di quanto sta succedendo. Non possiamo permettere che il destino di 1.800 persone sia lasciato alle aule di Tribunale”, afferma il sindacalista.
La prossima tappa in Tribunale a Milano su Mercatone è infatti fissata per dicembre: troppo tempo, troppo in là rispetto all’urgenza-emergenza che si è aperta venerdì. “I tempi di un fallimento sono lunghissimi… E il Tribunale non è un organismo che ha funzione sociale. Tocca al ministero agire e non farci ricominciare daccapo; deve dare risposte, strumenti per la continuità di reddito, serve un ammortizzatore… Il ministero è l’unico soggetto che ora può sciogliere i nodi”, insiste Biosa.
E infatti è a Roma che andranno domani i lavoratori per presidiare la riunione al ministero dello Sviluppo economico. Ma non sono escluse iniziative anche nel bolognese per dare visibilità allo showdown di Mercatone. Anche tecnicamente non sarà facile uscire dalla situazione che si è aperta: “C’è un ingorgo di procedure, c’era l’amministrazione straordinaria e ora c’è la procedura di fallimento”, analizza Biosa registrando anche come, in questo ulteriore passaggio traumatico per Mercatone, sia “mancata la comunicazione e la collaborazione con il sindacato.