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Pubertà precoce, sotto accusa obesità e contaminanti

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Pubertà precoce, riflettori sull’influenza dell’obesità e dei cosiddetti contaminanti endocrini, come gli ftalati e i bisfenoli

Sulla pubertà precoce, che nella definizione accettata a livello internazionale si verifica “quando i segni puberali cominciano nella bambina prima degli 8 anni e nel bambino prima dei 9”, sono due i fattori ambientali su cui si stanno concentrando le ultime ricerche scientifiche a livello internazionale: l’influenza del sovrappeso e dell’obesità; e l’influenza dei cosiddetti contaminanti endocrini, come gli ftalati e i bisfenoli. A spiegare all’agenzia Dire (www.dire.it) le ultime novità sul fenomeno, sempre più attenzionato dello sviluppo puberale anticipato, è Francesco Chiarelli, professore ordinario di Pediatria dell’Università di Chieti, intervenuto al 75esimo Congresso Italiano di Pediatria in corso a Bologna.

GLI STUDI

“Negli ultimi decenni- dice il professore introducendo l’argomento- si è assistito ad un anticipo puberale sia nelle bambine che nei bambini”, come evidenziato soprattutto “negli studi fatti in Danimarca e nei Paesi del Nord Europa, quindi c’è un trend secolare di anticipo puberale“. I segni di questo, “ben noti ai pediatri, sono “l’inizio del seno nella bambina e l’aumento del volume testicolare nel bambino”. Sulla pubertà precoce, dieci volte più frequente nelle ragazze, in Italia “non abbiamo percentuali puntuali” perché non ci sono “dati consistenti e forti dal punto di vista scientifico a livello epidemiologico”. Tuttavia, continua Chiarelli, “ci sono degli studi, soprattutto nel Nord Italia, che dimostrano che l’epoca del menarca nella bambina nel nostro Paese è più o meno nella media, intorno agli 11 anni e mezzo-12”, mentre si è osservato “un anticipo del telarca, cioè dell’aumento del seno, che è il primo segno puberale nelle bambine”.

I dati epidemiologici italiani, quindi, seppur esigui, “sembrerebbero sostanzialmente confermare una tendenza all’anticipo, ma non sono così forti come quelli del Nord Europa”. Sull’influenza dei meccanismi ambientali rispetto allo sviluppo puberale anticipato, si presume che “un bambino con obesità possa avere un aumento dell’insulina o della leptina”, ormoni che possono, a loro volta, “stimolare l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, e, quindi, indurre la pubertà”.

Rispetto al secondo fattore – l’influenza di alcuni contaminanti endocrini – diversi studi condotti in Europa e non solo sembrano confermare “un’azione simile agli estrogeni, che spiegherebbe la pubertà dieci volte più frequente nelle bambine che nei bambini”. Ma come si entra in contatto con questi contaminanti? “Gli ftalati, ad esempio, sono contenuti nelle plastiche e vengono utilizzati per renderle più morbide”, chiarisce Chiarelli, che avverte: “Purtroppo in alcuni casi vengono adoperati anche per i giocattoli. Per questo, su contaminanti endocrini e contaminanti ambientali in generale, la Comunità Europea ha investito e sta investendo molte risorse finanziarie per dimostrare il rapporto causa-effetto tra l’esposizione a queste sostanze e la pubertà anticipata”.

Sono stati descritti “anche dei geni associati ad alcune forme peculiari di pubertà precoce”, ma sicuramente “l’anticipo puberale degli ultimi decenni non può essere spiegato con una modifica dei geni”. I pediatri, oltre all’anticipo dello sviluppo puberale, devono valutarne anche “la sua velocità- avverte il professore- perché esiste una cronologia tra l’inizio e la fine della pubertà, che dura circa tre-quattro anni e, come sappiamo, nel bambino è in ritardo rispetto alla bambina di circa un anno”.

PUBERTA’ PRECOCE, TERAPIE

Se un pediatra nota una pubertà troppo rapida, consiglia Chiarelli, “deve insospettirsi e inviare il piccolo paziente al centro di riferimento”. La “diagnosi tempestiva” è, infatti, “importantissima per una terapia efficace” e sono state dimostrate le virtù del farmaco – conosciuto e utilizzato da quarant’anni – che in questi casi viene somministrato. Si tratta della triptorelina, che “deve essere assunta ogni 28 giorni”, anche se “negli ultimi anni diversi studi ne hanno dimostrato l’efficacia anche con la somministrazione ogni tre mesi”.

Il trattamento deve durare “nella bambina, almeno fino agli 11-12 anni, nel bambino fino ai 12-13”. Ma “ogni caso è diverso dall’altro, quindi è opportuno che il pediatra o il medico valutino bene quando sospendere il trattamento”. La triptorelina “consente anche di guadagnare un numero rilevante di centimetri in termini di statura”, sottolinea Chiarelli, che rassicura i genitori: “Sugli effetti collaterali, sia a breve che a lungo termine, abbiamo certezza che questo farmaco non ne ha – a parte qualche volta effetti sulla cute al momento della somministrazione – nemmeno a lungo termine, ad esempio, sulla fertilità”. Efficace e sicuro, tanto che sono pochi “i piccoli pazienti che non rispondono. Noi abbiamo in cura nel nostro ospedale una bambina che ha avuto una pubertà precoce addirittura a 4 anni- conclude il professore con un esempio- È diventata alta 1,74 ed ha partecipato al concorso di Miss Italia”.

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