Il 27 e 28 giugno nel carcere di Sollicciano a Firenze va in scena La Tempesta di William Shakespeare con la Compagnia di Sollicciano, formata da attori detenuti, con la regia di Elisa Taddei
Dopo il grande successo della messa in scena dello scorso anno Kan Ya Makan, dal quale è nato anche un documentario, la Compagnia di Sollicciano, formata da attori detenuti con la regia di Elisa Taddei, torna in scena il 27 e 28 giugno 2019 alle ore 21:00 nel Teatro del Carcere di Sollicciano in Via G. Minervini, con La Tempesta di William Shakespeare.
“L’idea di mettere in scena La Tempesta di William Shakespeare, è nata come evoluzione ‘naturale’ dell’ultimo spettacolo presentato lo scorso anno, ispirato a Le Mille e una notte.
Nel processo delle prove quello che ci aveva entusiasmato era stata la possibilità di immergersi, ancora di più rispetto agli anni precedenti, in una dimensione magica. Questo elemento, il fantastico, portato all’interno del carcere di Sollicciano, aveva suscitato in tutti noi, prima di ogni altra cosa, un gran divertimento, il piacere puro di ‘fare finta di vivere in un altro mondo’, opposto a quello reale”, afferma la regista Elisa Taddei di Krillteatro curatrice del progetto nella casa circondariale. “Cosa accade se una Compagnia composta da attori non professionisti come quella di Sollicciano, mette in scena La Tempesta di William Shakespeare? Nel contrasto tra la nostra energia, un po’ rozza, e la bellezza elegante e metafisica di questo testo, abbiamo cercato una forma e da questa siamo partiti.”
La Tempesta è l’ultima grande opera di Shakespeare, considerata il suo testamento, in cui il grande poeta ha riversato gran parte dei temi portanti dei suoi precedenti capolavori: il tradimento, l’amore, la vendetta, il perdono il tutto attraversato dalla magia; La Tempesta, che narra di un’isola fantastica piena di spiriti e creature mostruose, ci parla, prima di ogni altra cosa, di teatro e della magia di poterlo fare. Questo è infatti il testo più meta-teatrale scritto da Shakespeare. E il teatro in carcere non è forse un’isola, in un mare di restrizioni, dove tutto è possibile? Tenendo ben presente questa lettura e rispettandola lo spettacolo è costruito sul meccanismo della macchina teatrale messa a nudo, scoperta, anche nello scontro tra le diverse lingue, i diversi dialetti parlati dai detenuti e la poesia shakespeariana.
Il progetto “Teatro a Sollicciano”, accolto dalla Direzione del Carcere di Firenze, nasce nell’ottobre del 2004 sotto la guida di Elisa Taddei. Nel 2004 viene approvato dal Coordinamento Teatro e Carcere, promosso dalla Regione Toscana, a cui aderiscono le principali realtà artistiche che operano nel settore teatro e carcere, presenti sul territorio regionale. Da allora, la compagnia di attori detenuti del carcere di Sollicciano ha prodotto ogni anno un nuovo spettacolo.
A partire dal 2005 questo progetto viene sostenuto dalla Fondazione Carlo Marchi, che opera “per la diffusione della cultura e del civismo in Italia”. Fino ad oggi la Compagnia di Sollicciano ha realizzato diciannove spettacoli, risultato di percorsi annuali di lavoro e ad essa hanno partecipato più di duecentosettanta detenuti tra attori, scenografi, assistenti al suono e alle luci. Negli ultimi anni la compagnia è riuscita ad ottenere i permessi per uscire dal carcere e ha potuto presentare i suoi lavori in teatri come il Ridotto del Teatro Comunale, il Teatro del Cestello, il Teatro Everest, il Teatro Studio di Scandicci. Dal 2014 si è avviata una collaborazione stabile con Murmuris Teatro e con il Teatro Cantiere Florida e nel 2016 la Compagnia ha partecipato alla rassegna Scena Libera, organizzata da Murmuris Teatro, sul teatro in carcere.