Truffe agli anziani: chiesti correttivi alla nuova legge


Nuova legge contro le truffe agli anziani: il Codacons chiede al Parlamento di rendere più facile l’accertamento delle prove di reato

Nuova legge contro le truffe agli anziani: il Codacons chiede al Parlamento di rendere più facile l’accertamento delle prove di reato
I truffatori chiamavano le vittime da utenze estere, generalmente posizionate in Polonia e Germania

La nuova legge contro le truffe agli anziani, su cui si è pronunciato favorevolmente il Senato, rischia di essere solo “fumo negli occhi” se la norma non sarà modificata rendendo più facile l’accertamento delle prove di reato. Lo afferma il Codacons, che da anni si batte contro il fenomeno dei raggiri perpetrati da veri e propri professionisti della truffa a danno degli anziani.

“Allo stato attuale il testo del disegno di legge rischia di non apportare un grande contributo alla lotta contro le truffe agli anziani e i truffatori – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Il problema risiede infatti nella prova che deve essere fornita circa la truffa messa in atto, prova che spesso la magistratura per mancanza di tempo ed organico non si preoccupa di ricercare”.

Per tale motivo e considerato che sempre più spesso tali raggiri avvengono via telefonica, il Codacons chiede oggi ai due rami del Parlamento di modificare la norma in oggetto, prevedendo l’esistenza di semplici indizi come prova di reato, con particolare riferimento all’intestazione delle utenze telefoniche utilizzate per mettere in atto le truffe agli anziani.

“Solo prevedendo come reato il possesso di un numero telefonico usato per truffare sarà possibile arginare il fenomeno e salvare gli anziani dai raggiri” aggiunge l’associazione.

A dimostrazione delle carenze della magistratura italiana il Codacons rende noto il caso di una anziana signora di Salerno alla quale un truffatore, spacciandosi al telefono per il nipote, ha estorto denaro. Caso finito all’attenzione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua a Vetere che però solo pochi giorni fa ha chiesto l’archiviazione della vicenda, ritenendo non sufficiente a dimostrare il reato il possesso e l’intestazione dell’utenza telefonica da cui è partita la truffa.