Il settore del lusso viaggia spedito ma nel 2023 in Italia mancheranno 236 mila professionisti qualificati, di cui 46 mila nel settore moda
Il lusso non conosce crisi. Secondo il Monitor Altagamma sui Mercati Mondiali, realizzato da Bain&Company in collaborazione con Altagamma, e dell’Altagamma Consensus 2019, solo l’anno scorso per beni personali di alta gamma si è spesa in tutto il mondo una cifra capogiro pari a 260 miliardi di euro.
E l’anno in corso non sembra smentire il trend, visto che nel primo quadrimestre si confermano le cifre record: 23 analisti internazionali parlano di performance in crescita per borse, calzature e accessori in pelle (+7%).
Solida anche la crescita di gioielli e orologi (+4%) e di profumi e cosmetica (+5%) mentre migliorano, rispetto a sette mesi fa, le previsioni per l’abbigliamento, che tocca il +3%.
Naturalmente sono tendenze che interessano molto il Made in Italy la cui presenza e qualità è molto alta in questo settore. Ma dallo studio di di Altagamma emergono altri dati che devono far preoccupare. Nel 2023 in Italia mancheranno 236 mila professionisti qualificati, di cui 46 mila nel settore moda. I dati contenuti nel volume “I talenti del fare” fotografano un’Italia in cui la disoccupazione giovanile si attesta al 31%, ossia 7 punti percentuali in più rispetto alla media dell’Unione Europea, stabile attorno al 23%.
Nei prossimi cinque anni, le imprese italiane che operano nei settori del lusso rappresentati da Altagamma, avranno bisogno di centinaia di migliaia di talenti, per il 70% di figure tecniche e professionali, che, secondo le previsioni elaborate dalla Fondazione, non saranno disponibili.
Nel dettaglio, secondo il Rapporto di Altagamma, da qui al 2023 le imprese del lusso avranno bisogno di 46 mila 400 professionisti nella moda: in particolare, figure come tecnici specializzati in calzature, pelletteria, sartoria, tessuto e maglieria, nonché prototipisti.
Non va meglio in altri settori che pure potrebbero registrare una crescita importante: ci sarà bisogno di 18 mila 300 dipendenti tecnici nel design; 49 mila nell’alimentare; 33 mila 220 nel settore dell’ospitalità e 89 mila 400 in quello dell’automotive. Alla base del deficit anche la scelta del percorso di studi dei giovani.
Oggi infatti solo il 30,7% degli studenti delle medie sceglie gli istituti tecnici, che contano così su 10 mila iscritti l’anno contro gli 880 mila della Germania e i 240 mila della Francia.