Psoriasi: grazie alle nuove terapie sfiora il 90% la percentuale di guarigione a cui può ambire oggi un paziente
Sfiora il 90% la percentuale di guarigione a cui può ambire oggi un paziente affetto da psoriasi. Un risultato impensabile solo qualche anno fa ed oggi possibile grazie all’arrivo di nuovi farmaci sempre più efficaci e ben tollerati.
A riferirlo è la la Società Italiana di Dermatologia, SIDeMast, che nelle settimane scorse ha lanciato la campagna educazionale “3.000 malattie della pelle e un solo specialista, il dermatologo”.
Le malattie della pelle sono più comuni di quanto si potrebbe credere: s’inseriscono al quarto posto nella classifica delle patologie umane più diffuse. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology dai ricercatori dell’Università tecnica di Monaco (Germania), secondo cui in molti casi la cura di queste malattie sarebbe trascurata, perché coloro che ne sono affetti non si rivolgerebbero al medico. Accade anche a chi soffre di psoriasi, una malattia infiammatoria cronica che affligge circa il 10% della popolazione italiana.
La psoriasi si presenta sotto forma di placche rosse, in rilievo, coperte da squame biancastre che sono spesso pruriginose e dolorose, e possono screpolarsi e sanguinare. “Nella maggior parte dei casi – spiega Giampiero Girolomoni, professore Ordinario di Dermatologia e Venereologia, Università degli Studi di Verona e past president SIDeMaST – si tratta di forme limitate, ma nel 10-20% dei pazienti si presentano in forma grave che interferisce pesantemente sulla qualità di vita, sulle capacità professionali (o di studio) e sulle relazioni sociali”. Le lesioni si sviluppano con maggiore frequenza sul cuoio capelluto, sulle ginocchia, sui gomiti e alle mani, ma nelle forme gravi si estendono a vaste aree della cute.
L’EVOLUZIONE DELLE TERAPIE
In questi casi oltre alle cure topiche si possono considerare anche farmaci orali, fototerapia e farmaci biologici. “Gli inibitori del TNF-alpha come etanercept, infliximab e adalimumab – spiega Girolomoni – sono stati i primi farmaci biologici ad essere impiegati nella cura della psoriasi oltre 15 anni or sono, e di questi sono disponibili diversi biosimilari il cui costo è molto inferiore permettendo quindi il trattamento di un maggior numero di pazienti”. Più recentemente sono stati introdotti gli inibitori della interleuchina 12/23 (ustekinumab) e gli inibitori della interleuchina 17 (secukinumab e ixekizumab). Questi ultimi offrono una efficacia elevatissima che permette di raggiungere obiettivi di cura un tempo impensabili.
IL PROBLEMA DEI COSTI
In genere, tutti i farmaci biologici hanno un ottimo profilo di sicurezza, come dimostrato dai dati di registri che raccolgono i dati di decine di migliaia di pazienti. I possibili effetti collaterali sono molto rari e prevedibili. “Il problema è che hanno un costo elevato e per questo si usano quando le terapie tradizionali, che sono in genere economiche, non sono impiegabili. In particolare, possono essere impiegati in pazienti con psoriasi moderata-grave che non abbiano risposto o siano risultati intolleranti o per i quali siano controindicati trattamenti sistemici tradizionali (ciclosporina, methotrexate o terapia PUVA). Il costo dei farmaci biologici biosimilari tuttavia si sta rapidamente avvicinando a quello dei farmaci tradizionali”, conclude Girolomoni. Nei bambini la psoriasi grave è rara. I farmaci biologici per ora approvati sono etanercept, adalimumab, e negli adolescenti ustekinumab.
QUANDO LE MALATTIE DELLA PELLE LASCIANO IL SEGNO ANCHE NELL’ANIMA
I pazienti con psoriasi o dermatite grave sono molto sofferenti. Trovare la giusta cura è importante non soltanto per eliminare i sintomi come il prurito, o i segni sulla pelle, ma è fondamentale per ridare una vita “normale” a queste persone, permettergli di ridare significato al lavoro, allo studio, alla vita. “E’ importante che i pazienti sappiano che esistono cure valide per queste malattie e coloro che vogliono curarsi debbono essere incoraggiati e sostenuti a pretendere e perseguire il miglior percorso di cura disponibile” prosegue il dermatologo.
“Si tratta di una malattia che può avere un effetto devastante – conferma Valeria Corazza, presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Corazza – in parte anche a causa di una certa ignoranza: per esempio, il 30% delle persone considera la psoriasi contagiosa perciò il paziente vive male la sua condizione, non riesce ad avere una vita normale, deve limitare spesso la sua vita sociale”.
Ma anche il paziente commette degli errori che gli impediscono di curarsi nel modo giusto: “Quasi il 60% delle persone con psoriasi – prosegue Corazza – lascia perdere la cura che aveva iniziato. Spesso quando il paziente arriva dal medico crede di sapere già tutto perché si è informato su internet e questo a volte da fastidio. Perciò è importante recuperare il rapporto tra medico e paziente come si propone di fare questa campagna della SIDeMaST”.