Chirurgia cardiaca mininvasiva: con il lavoro in team crolla la mortalità. Le buone pratiche del Gemelli di Roma e la soddisfazione dei pazienti
Diminuzione dei tempi di degenza medi e degli esami medici richiesti, ma soprattutto riduzione degli eventi avversi e significativa diminuzione della mortalità. È quello che accade nell’Area Cardiologica e di Chirurgia Cardiovascolare della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, dove ormai da anni gli specialisti lavorano in squadra in una logica multidisciplinare, mettendo il paziente al centro del percorso di cura.
“Questo è un aspetto molto importante- racconta all’agenzia Dire (www.dire.it) il professor Massimo Massetti, direttore dell’Area- sul quale tutte le persone che lavorano nel nostro Policlinico sono impegnate in primo piano. Non è tanto importante con quali tecnologie si cura, ma soprattutto come si cura. E oggi siamo molto attenti alle esigenze del paziente, mettendo a sua disposizione tutte le competenze e le risorse tecnologiche di cui ha bisogno”.
L’attività cardiochirurgica del Gemelli si svolge in tre sale operatorie dedicate, completamente attrezzate per qualsiasi intervento cardiochirurgico maggiore, dotate di un sistema audio/video ad alta definizione per la trasmissione degli interventi a scopo didattico. Ma vero fiore all’occhiello dell’area è la sala operatoria ‘ibrida’ ad alta tecnologia, che permette l’esecuzione di procedure innovative garantendo un’ampia gamma di soluzioni terapeutiche su misura per ogni tipo di paziente. Per sapere di più sulla chirurgia cardiaca mininvasiva, in particolare, abbiamo intervistato il professor Massetti, che dopo vent’anni di esercizio all’estero è stato richiamato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma per ricoprire il ruolo di direttore della Uoc e della Scuola di specializzazione in Cardiochirurgia al Policlinico Gemelli.
– In cosa consiste la chirurgia cardiaca mininvasiva e quali sono i suoi vantaggi?
“Il concetto di chirurgia mininvasiva si definisce da sé e consiste nel ridurre in ogni stato del percorso di cura l’aggressività delle terapie che vengono proposte ai pazienti per curare le loro malattie”.
– Quanti interventi chirurgici cardiaci mininvasivi sono effettuati ogni anno in Italia e quali sono le percentuali di mortalità e di complicanze?
“Non abbiamo dati esatti in merito, perché il quadro della chirurgia mininvasiva nei centri di cardiochirurgia è molto eterogeneo in Italia. Ci sono centri che praticano questa chirurgia in percentuali elevate, altri invece che non la praticano per nulla, preferendo quella tradizionale. In generale, però, possiamo dire che circa il 20% dell’attività chirurgica in Italia è attrezzata con tecnologie e tecniche mininvasive”.
– Quali interventi cardiochirurgici possono essere eseguiti con tecnica mininvasiva? Tutti i pazienti sono candidabili?
“Le tecniche di mininvasività sono applicabili a tutti i pazienti e a tutte le tecniche, sia chirurgiche sia ibride, proprio perché accanto alla chirurgia oggi abbiamo a disposizione un pannello di terapie mininvasive che sono più meno aggressive a seconda del tipo di terapia che deve essere realizzata”.
– Quali sono i principali interventi chirurgici cardiaci mininvasivi eseguiti sui pazienti?
“Sono soprattutto le terapie per le patologie valvolari, quindi quando si hanno una o più valvole malate, queste si possono cambiare o riparare con terapie mininvasive sia chirurgiche sia ibride (cioè miste, con approcci percutanei guidati dall’utilizzo di cateteri), oppure con tecniche di chirurgia in cui si apre il torace e si entra nella camera cardiaca per realizzare le procedure necessarie”.
– Si è allungata la vita media e i pazienti sono sempre più anziani e sempre più malati. Quanto è importante la medicina personalizzata?
“Oggi siamo di fronte ad un invecchiamento progressivo della popolazione e anche noi che curiamo le malattie cardiovascolari ci troviamo di fronte ad una popolazione di pazienti sempre più anziani e soprattutto sempre più malati. Per questo accade che accanto al problema cardiaco, spessissimo, ci sono anche altri organi che disfunzionano; a questi pazienti è allora estremamente importante, dopo aver capito il loro grado di fragilità, proporre una terapia che sia il più possibile personalizzata e mininvasiva”.
– Quali sono le ultime tecniche di chirurgia cardiaca mininvasiva a disposizione degli specialisti?
“Abbiamo a disposizione un panorama molto ampio di tecniche percutanee, chirurgiche e miste. Gli specialisti oggi possono lavorare in sale operatorie molto evolute, che vengono chiamate ‘ibride’ perché al loro interno hanno tutte quelle tecnologie che permettono di realizzare il massimo della mininvasività nella realizzazione di terapie valvolari o nella rivascolarizzazione coronarica”.
– Il Policlinico Gemelli è stato in prima linea in una sperimentazione clinica, unica al mondo, su un paziente in Kazakistan al quale è stato impiantato un cuore artificiale con alimentazione wireless. Ce ne può parlare?
“La nostra equipe ha partecipato a questa prima mondiale, consistita nell’utilizzazione di una tecnologia che ci ha permesso di impiantare all’interno del torace del paziente una sorta di cuore artificiale che si ricarica dall’esterno senza fili, ricevendo corrente da una cintura addominale. Questa tecnologia è ancora in fase di sperimentazione e speriamo che arrivi presto a disposizione dei nostri pazienti”.