Bpco: impiego della polvere di glicopirrolato per inalazione potrebbe migliorare in modo significativo la funzione polmonare anche in pazienti fumatori
L’impiego della polvere di glicopirrolato per inalazione potrebbe migliorare in modo significativo la funzione polmonare in pazienti con Bpco di grado moderato-severo, indipendentemente dallo status iniziale di fumatore. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su Respiratory Research, frutto di una analisi post-hoc di due studi registrativi.
Lo studio
La Bpco si sviluppa, approssimativamente, in un fumatore su due e quasi il 42% di tutti i decessi attribuiti alla malattia è attribuito al fumo di tabacco. Ciò premesso, quasi il 40% dei pazienti continua a fumare, nonostante la diagnosi di Bpco e l’efficacia dei trattamenti prescritti è spesso alterata nei fumatori incalliti.
Glicopirrolato, in polvere inalatoria, è un LAMA appovato da tempo dalla Fda statunitense per essere somministrato, al dosaggio di 15,6 µg bis die come terapia di mantenimento a lungo termine delle ostruzioni a carico delle vie aeree respiratorie nei pazienti.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di effettuare un’analisi post-hoc dei dati in pool dei due studi registrativi di fase 3 (GEM1 e GEM2), condotti su 867 pazienti con Bpco di grado moderato-severo (57% fumatori incalliti; 43% ex fumatori) al fine di determinare l’effetto dello status di fumatore sull’efficacia e la sicurezza di glicopirrolato in forma inalatoria vs. placebo.
I risultati principali
I ricercatori hanno valutato, tra i diversi endpoint, quelli relativi alla funzione polmonare [valutata come variazione, rispetto al basale della area sotto la curva, da 0 a 12 ore, della FEV1 (FEV1 AUC0-12h), la FEV1 a valle e la FVC a 12 settimane] nonché alcuni outcome riferiti dai pazienti [misurati come variazioni, rispetto al basale, del punteggio totale SGRQ (St George’s Respiratory Questionnaire), del punteggio CAT™ (COPD Assessment Test), e del punteggio focale TDI (transition dyspnea index) a 12 settimane].
Inoltre, si è fatto ricorso al diario dei pazienti per valutare le variazioni, dal basale a 12 settimane, del “peso” della sintomatologia e relative all’impiego di farmaci al bisogno.
Quanto alla safety, i ricercatori hanno valutato l’incidenza di eventi avversi (AE), di AE seri e di AE seri cerebro- e cardiovascolari.
E’ stata effettuata, da ultimo, una valutazione della FEV1 a valle, basata sulla presenza/assenza di impiego di steroidi inalatori (ICS) come terapia di background.
Riassumendo in estrema sintesi i risultati emersi dallo studio, è stato osservato che glicopirrolato, in polvere inalatoria, era in grado di migliorare in modo significativo tutte le misure legate alla funzione polmonare, il punteggio totale SGRQ, nonché l’impiego di farmaci al bisogno, indipendentemente dallo status di fumatore.
Non solo: l’incidenza di AE e di AE seri è risultata anch’essa simile, indipendentemente dallo status di fumatore.
Nel commentare i risultati, i ricercatori si sono focalizzati su un aspetto: l’impiego di ICS.
“Le linee Guida GOLD2019 – argomentano – raccomandano l’aggiunta di ICS alle terapie broncodilatatorie nei pazienti con malattia più severa, che sperimentano dispnea o riacutizzazioni di malattia e mostrano una conta elevata di eosinofili”.
“Ebbene – continuano – in coerenza con l’osservazione che il fumo può esercitare un impatto negativo sull’efficacia degli ICS e la progressione di malattia durante il trattamento dei pazienti con asma e Bpco, da questa analisi è emerso che i fumatori incalliti, in trattamento di background con ICS, non presentano miglioramenti significativi della FEV1 a valle nel gruppo glicopirrolato vs. gruppo placebo, al contrario degli ex fumatori, indipendentemente dall’impiego di ICS”.
“Ciò è dovuto, almeno in parte, all’esistenza di differenze relative al miglioramento della funzione polmonare nel braccio placebo tra fumatori ed ex fumatori. In assenza di trattamento di background con ICS, sia i fumatori che gli ex fumatori mostrano miglioramenti significativi della FEV1 a valle”.
Inoltre, il trattamento con glicopirrolato, in polvere inalatoria, è risultato associato a miglioramenti clinicamente importanti di alcuni test di valutazione della Bpco, dei punteggi TDI e dei punteggi giornalieri relativi alla sintomatologia, sia nei fumatori che negli ex fumatori, con miglioramenti significativi vs. placebo solo nei fumatori incalliti.
In sintesi
Da questa analisi post-hoc dei dati dei due studi registrativi GEM1 e GEM2 è emerso come:
– il trattamento con glicopirrolato abbia determinato miglioramenti significativi della funzione polmonare, del punteggio totale SGRQ e dell’impiego di farmaci al bisogno vs. placebo, sia nei fumatori che negli ex fumatori;
– i fumatori sottoposti a terapia di background con ICS e al top del trattamento con glicopirrolato hanno mostrato miglioramenti non significativi della FEV1 a valle rispetto al placebo, in coerenza con studi pregressi di letteratura che hanno documentato l’effetto del fumo di sigaretta sull’efficacia degli ICS;
– il trattamento con glicopirrolato si associ a miglioramenti clinicamente importanti dei punteggi CAT, di quelli TDI e di quelli relativi alla sintomatologia giornaliera indipendentemente dallo status di fumatore, con miglioramenti significativi sul placebo solo tra i fumatori.
Questi dati suffragano, pertanto, l’impiego di glicopirrolato in pazienti con Bpco di grado moderato-severo, indipendentemente dallo status di fumatore al basale, per quanto l’entità del beneficio possa variare tra fumatori ed ex fumatori.