Malattia di Crohn, vedolizumab assicura la guarigione della mucosa secondo uno studio pubblicato su Gastroenterology
Uno studio pubblicato su Gastroenterology mostra l’efficacia di vedolizumab nella remissione endoscopica, istologica e radiologica in pazienti con la malattia di Crohn, specialmente se naive ai biologici. Lo studio internazionale vede come primo autore il prof. Silvio Danese responsabile del Centro Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas, coordinatore di Humanitas Immuno Center e docente di Humanitas University.
In genere, la malattia di Crohn si presenta nell’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e nel colon, ma può presentarsi in qualsiasi parte del tratto digerente, dalla bocca all’ano e persino nella cute intorno. La cicatrizzazione della mucosa è uno dei traguardi più importanti per i pazienti con malattia di Crohn, patologia cronica dell’intestino che in Italia colpisce circa 100.000 persone.
Lo studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Gastroenterology dimostra l’efficacia di vedolizumab nel cicatrizzare la mucosa, soprattutto nei pazienti con Malattia di Crohn (CD) che non sono stati mai trattati con farmaci biologici. Vedolizumab è un anticorpo monoclonale selettivo dell’intestino per il trattamento del CD da moderatamente a gravemente attivo. Questo studio prospettico ha valutato la guarigione endoscopica, radiologica e istologica in pazienti con CD che hanno ricevuto la terapia con vedolizumab.
Per la prima volta lo studio valuta in maniera innovativa l’effetto del farmaco oltre la mucosa intestinale tramite la Risonanza Magnetica. “I risultati dimostrano che il farmaco è in grado non solo di cicatrizzare a livello endoscopico la mucosa ma anche attraverso tutti gli strati della parete intestinale come evidenziato dalla Risonanza Magnetica, dal momento che la malattia interessa l’intestino a tutto spessore” spiega il professor Danese.
Lo studio di fase 3b, in aperto, a gruppo singolo ha reclutato 101 pazienti con almeno 3 mesi di CD attivo (punteggio CD Activity Index [CDAI] di 220-450, punteggio endoscopico per CD [SES-CD] di almeno 7). I pazienti avevano almeno 1 ulcerazione della mucosa (identificata endoscopicamente) e avevano fallito la terapia convenzionale.
Lo studio ha avuto durata di 2 anni e mezzo, da marzo 2015 a dicembre 2017; tra i pazienti arruolati, il 54,5% ha avuto un precedente fallimento di 1 o più antagonisti del fattore di necrosi tumorale (TNF) e il 44,6% aveva la malattia in fase severa con punteggio SES-CD superiori a 15 al basale.
I partecipanti hanno ricevuto vedolizumab (300 mg per via endovenosa) alle settimane 0, 2 e 6 e poi ogni 8 settimane in seguito, per 26 settimane (studio primario) o 52 settimane (sotto-studio, 56 pazienti). L’endpoint primario alla settimana 26 era la remissione endoscopica (SES-CD punteggio di 4 o meno); altri endpoint includevano la risposta endoscopica (riduzione del 50% nel punteggio SES-CD), remissione radiologica (indice di risonanza magnetica del punteggio di attività inferiore a 7) e risposta istologica (punteggio di attività istologica globale modificata inferiore o pari a 4).
Alla settimana 26, l’11,9% dei pazienti era in remissione endoscopica (IC al 95%, 6,3-9.8); alla settimana 52, il 17,9% dei pazienti era in remissione endoscopica (IC 95%, 8,9-30.4).
Pazienti naïve agli antagonisti del TNF hanno ottenuto la remissione endoscopica in misura maggiore rispetto ai pazienti con risposta insufficiente agli anti-TNF nelle settimane 26 e 52.
Una percentuale maggiore di pazienti con CD moderato (punteggi SES-CD, 7-15) hanno raggiunto la remissione endoscopica alle settimane 26 e 52 rispetto ai pazienti con CD grave (SES-CD punteggi superiori a 15).
La proporzione di pazienti con completa guarigione della mucosa è aumentata nel tempo, con maggiori tassi di guarigione nel colon rispetto all’ileo.
La remissione è stata rilevata dall’enterografia a risonanza magnetica nel 21,9% dei pazienti alla settimana 26 (95% CI, 9.3-40.0) e nel 38.1% alla settimana 52 (IC 95%, 18.1-61.6). Alla settimana 26, il 24,4% dei pazienti presentavano una risposta istologica a livello del colon (IC al 95%, 15,3.335,4) e il 28,3% dei pazienti presentavano una risposta istologica nell’ileo (IC 95%, 17,5-41,4).
Alla settimana 52, il 20,5% dei pazienti ha avuto una risposta istologica al colon (IC 95%, 9,8-35,3) e il 34,3% dei pazienti ha avuto una risposta istologica nell’ileo (IC 95%, 19,1-52,2). Non sono stati rilevati problemi di sicurezza, incluso il peggioramento delle manifestazioni extraintestinali.
“Questo studio rinforza il concetto che i pazienti con malattia precoce rispondono meglio ai farmaci biologici, non solo per quanto riguarda i sintomi ma anche per quanto riguarda il danno strutturale inteso come lesioni endoscopiche e come danno radiologico” ha precisato il professor Danese. In conclusione, questo studio di fase 3b evidenzia che i pazienti con malattia di Crohn moderata-severa trattati con vedolizumab dopo 26 e 52 settimane ottengono la guarigione endoscopica, radiologica e istologica.