Il rimedio migliore contro le punture di meduse è l’acqua di mare. Ecco cosa fare (e non fare) in caso di contatto con questi gelatinosi celenterati
Sono composte per il 98% da acqua, si muovono gentili e silenziose, ma sono l’incubo di molti bagnanti. Le meduse sempre più popolano i nostri mari e, date le proprietà urticanti di molte specie (ma non di tutte), per i più questa non è una buona notizia. Sono molti i luoghi comuni su questi gelatinosi abitanti del mare e molte le reazioni sbagliate quando ahimè si viene a contatto con i loro tentacoli velenosi. Ecco come reagire.
PERCHE’ FANNO MALE – Per loro, le meduse, è necessario a paralizzare le prede, ma il liquido presente sui tentacoli spesso incontra una porzione più o meno estesa di pelle umana, specie in estate e in località affollate. «La medusa è un celenterato che possiede sulla superficie corporea delle cellule, chiamate cnidocisti, che contengono sostanze urticanti» spiega Aurora Parodi, dermatologa della Clinica Dermatologica Universitaria dell’IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria San Martino-IST di Genova. «Se c’è contatto con una preda – o un bagnante – si liberano queste sostanze, che possono provocare dolore e prurito, con lesioni cutanee di varia gravità, dall’eritema (tipico l’aspetto lineare, lasciato dal contatto con il tentacolo in movimento) alla vescicola, fino anche alla necrosi. In questi casi possono restare aree di tipo cicatriziale. Ci sono meduse, per fortuna in altri mari, che possono anche causare shock anafilattico, mentre quelle nostrane solitamente non provocano danni gravi: oltre a quelli cutanei, possono comparire disturbi come crampi muscolari, nausea, cefalea e agitazione».
COSA NON FARE – Il primo consiglio è quello di non farsi prendere dal panicoe di portarsi in situazione di sicurezza, in acqua bassa e nei pressi della spiaggia. «Bisogna assolutamente evitare di strofinare la parte colpita – raccomanda Aurora Parodi –, perché a volte le cisti sono sulla pelle ma non hanno ancora rilasciato il loro liquido. Se schiacciate, si rompono e liberano le sostanze urticanti. Inutile anche lavare con ammoniaca (o con urina), applicare pietre calde o altri rimedi della cui efficacia non c’è evidenza scientifica».
COSA FARE – Il rimedio migliore per il contatto con una medusa di solito lo si ha a portata di mano. «Occorre lavare la cute, senza strofinare, con soluzione ipertonica (acqua di mare) dato che – prosegue la dermatologa – l’acqua dolce potrebbe favorire la rottura delle cisti. Una crema cortisonica, poi, disinnesca il processo infiammatorio».
UN’INVASIONE SILENZIOSA – Negli ultimi anni si moltiplicano le segnalazioni di meduse, la cui presenza è in sensibile aumento, non solo nel Mediterraneo, ma anche ad altre latitudini. Contrariamente a molte opinioni comuni, c’entra poco l’innalzamento della temperatura delle acque o l’inquinamento, ma secondo molti esperti la causa principale è la scomparsa dei predatori che di meduse si cibano. Colpa di uno sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, ha spiegato Ferdinando Boero, esperto dell’Università del Salento e coordinatore del progetto Occhio alle Meduse, promosso da Marevivo in collaborazione con la Commissione Internazionale per l’Esplorazione Scientifica del Mar Mediterraneo:
«La sovrappesca ha lasciato un vuoto ecologico negli ambienti marini, vuoto che è stato riempito dalle meduse». Il progetto, insieme ad altri analoghi lanciati in Europa, mira a mappare la presenza delle meduse nel Mediterraneo e comprendere meglio un cambiamento così importante per l’ecosistema dei nostri mari.