L’alcolismo può essere influenzato anche dall’attività dei nostri geni secondo i risultati di uno studio pubblicato su Nature Neuroscience
L’alcolismo, ovvero l’essere dipendente dall’alcol, può avere una base anche genetica. Ad affermarlo uno studio condotto su cinquantamila persone dall’Università di Washington. Il gruppo internazionale di ricercatori ha individuato un gene che regola quanto rapidamente il corpo possa metabolizzare l’alcol, dunque rappresenterebbe un fattore di rischio per la dipendenza. Il suo nome è Adh1b. Gli studiosi hanno rilevato l’azione di diversi altri geni su questo ambito, ma di minore peso. In aggiunta hanno trovato che i fattori genetici legati all’alcolismo hanno un ruolo nei disturbi psichiatrici, per esempio la depressione o la schizofrenia.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, con il dichiarato obiettivo di meglio comprendere come i geni possano contribuire ai problemi di alcol, al fine di elaborare terapie più personalizzate e più efficaci. «La stima corrente è che un americano su otto soffra di dipendenza dall’alcol», ha dichiarato Arpana Agrawal, docente di psichiatria all’Università di Washington, «e il gene che noi abbiamo identificato non è assolutamente il solo elemento che pesa sul rischio di dipendenza alcolica. Sappiamo che anche fattori ambientali giocano un ruolo. Pensiamo pure che la suscettibilità genetica per la dipendenza da alcol origini da piccoli, cumulativi effetti di un largo numero di varianti sparse nel genoma». I ricercatori hanno pure trovato che i fattori genetici legati al semplice bere alcol sono un po’ differenti dai fattori genetici che contribuiscono alla dipendenza alcolica. Dunque, almeno a livello genetico c’è una diversità tra il semplice bere alcol, anche in quantità, e il diventarne dipendenti.
DIPENDENZA E PREDISPOSIZIONE
«Sì, la genetica influenza la nostra possibilità di cadere vittima di disturbi da alcol. Esiste una predisposizione genetica per questi disturbi», commenta il Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e blogger di Fondazione Umberto Veronesi. «E questa vulnerabilità dipende dal ruolo di più geni. Anche questa ricerca riporta la variabilità delle risposte. L’alcol agisce sul gene che ha più possibilità di creare dipendenza. La quale consiste nella perdita del controllo e nel non poter più smettere di bere». Se si prova piacere a bere, a livello cerebrale, col sistema del «rewarding», della ricompensa, se il bere è finalizzato a quel godimento, si continua, in una ricerca compulsiva dell’alcol, e si aumenta la dose. «La dipendenza è questo – continua Scafato -. Vengono a mancare i meccanismi di controllo nel cervello. E se si resta senza alcol, scatta l’astinenza. Come per gli stupefacenti». Ma nella ricerca di Washington si parla anche di una «condivisione» di geni con la depressione, per esempio. «L’alcol è depressivo. Passata la prima fase di allegria, insorge la depressione. È un fatto notorio».