In Salento il primo olio da ulivi resistenti alla Xylella: le olive sono state ottenute grazie all’innesto di piante malate con varietà resistenti di Leccino
Una speranza per il futuro arriva dal primo olio ottenuto dalle olive raccolte dagli ulivi immunizzati dalla Xylella che ha devastato 21 milioni di piante deturpando il patrimonio paesaggistico e mettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della spremitura delle prime olive ottenute grazie all’innesto di piante malate con varietà resistenti di Leccino che dopo tre anni sono tornate a produrre in Salento a Gagliano del Capo, dove grazie al clima c’è stata una molitura anticipata.
“Un segnale di rinascita per la provincia di Lecce che grazie alle varietà resistenti alla Xylella e agli innesti dovrà recuperare un patrimonio inestimabile, andato perso per colpa di ritardi, scaricabarile e della mancata volontà di affrontare con determinazione la lotta al batterio che ha già causato un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euro” ha spiegato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La prima spremitura di olive ha aperto idealmente la raccolta di olive in Puglia, dove si produce oltre la metà dell’olio Made in Italy, con la produzione regionale di extravergine stimata nel 2019 in aumento del 70-80% – spiega Coldiretti – dopo il drastico crollo registrato l’anno scorso a causa delle calamità, con una ripresa straordinaria delle aree di Bari, BAT e Foggia con quantità tornate nella media e qualità eccellente, ottime performance di Taranto e Brindisi al netto degli ulivi improduttivi per la Xylella, con un aumento produttivo che oscilla a macchia di leopardo tra il 40 ed il 60%. Incontrovertibile lo scenario produttivo a Lecce, dove si stima un calo del 90-95% rispetto alle medie storiche, perché sia nell’area Ionica che nell’Adriatica la produzione di cellina e ogliarola è azzerata e – riferisce Coldiretti – risultano produttive solo le piante di leccino.
“Il consorzio olivicolo Unaprol consegnerà ad ottobre 200mila piante di ulivo leccino resistenti alla Xylella che verranno affidate ai nostri olivicoltori, un impegno per non condannare alla desertificazione l’area infetta che riguarda 183mila ettari” ha annunciato il presidente dell’Unaprol David Granieri. Per la Xylella fastidiosa sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva nell’ ultimo anno, secondo un’analisi elaborata da Coldiretti Puglia sulla base dei dati del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) che non sarà certamente recuperata nell’annata 2019 – 2020. L’avanzata della malattia ha lasciato milioni di ulivi secchi dietro di sé, molti dei quali monumentali, mano mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso nord a una velocità di più 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive e sociali: 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva con i frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia. Un trend che rischia di diventare irreversibile se – continua la Coldiretti – non si interviene con strumenti adeguati per rilanciare la più grande fabbrica green italiana con la Puglia che ha garantito fino ad ora quasi la metà dell’olio Made in Italy. Serve chiarezza e semplificazione dell’iter dei reimpianti e una strategia condivisa tra governo e unione europea per far fronte alla strage che dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, si è estesa – conclude Coldiretti – senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi in provincia di Lecce, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione”.