Il gene omosessuale non esiste: lo dice la scienza


Il gene omosessuale non esiste secondo una ricerca guidata dal biologo italiano Andrea Ganna. Scoperto però che la genetica influenza il comportamento sessuale

Il gene omosessuale non esiste secondo una ricerca guidata dal biologo italiano Andrea Ganna. Scoperto però che la genetica influenza il comportamento sessuale

Non esiste un gene omosessuale ma la genetica, insieme a fattori ambientali, può influenzare le preferenze sessuali. Lo dice uno studio, il più grande del suo genere, condotto su quasi 500mila persone che avevano fornito campioni di Dna e informazioni sul loro stile di vita alla Biobanca del Regno Unito e alla società di genomica statunitense 23andMe.

La ricerca, guidata dal biologo italiano Andrea Ganna, dell’Istituto di Medicina Molecolare di Finlandia, ha scoperto che ci sono migliaia di varianti genetiche legate al comportamento sessuale dello stesso sesso, la maggior parte con effetti molto piccoli (meno dell’1%). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Science’.

Cinque dei marcatori genetici, in particolare, come riferisce la Dire (www.dire.it) erano ‘significativamente’ associati al comportamento omosessuale, ma anche questi sono ben lungi dall’essere predittivi delle preferenze sessuali di una persona.

“Abbiamo scansionato l’intero genoma umano- spiega Ganna- e abbiamo trovato una manciata, cinque per essere precisi, di luoghi che sono chiaramente associati al fatto che una persona riferisca di impegnarsi in comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso”.

Questo significa che i fattori non genetici (come ambiente, educazione, personalità ed educazione) sono “molto più significativi nell’influenzare la scelta del partner sessuale da parte di una persona”, proprio come per la maggior parte degli altri tratti umani, comportamentali e fisici.

Gli attivisti per i diritti sessuali hanno accolto con favore lo studio, affermando che fornisce “ancora più prove che essere gay o lesbiche è una parte naturale della vita umana”.

Secondo Glaad, stokes del gruppo per i diritti Lgbtq con sede negli Stati Uniti, questa nuova ricerca “riconferma che non esiste un grado conclusivo in cui la natura o l’educazione influenzino il modo in cui una persona gay o lesbica si comporta”, conclude.