Immunoterapia contro le allergie potrebbe rallentare la progressione di severità asmatica nei pazienti adolescenti e negli adulti giovani affetti da asma allergico
L’immunoterapia contro le allergie potrebbe rallentare la progressione di severità asmatica nei pazienti adolescenti e negli adulti giovani affetti da asma allergico. Lo suggeriscono i risultati di uno studio pubblicato su Allergy.
Lo studio
“La rinite allergica è stata riconosciuta come il fattore di rischio più importante per lo sviluppo dell’asma” ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro.
Rinite allergica e asma hanno un impatto sostanziale sui sistemi sanitari pubblici in ragione della loro prevalenza elevata, dell’influenza negativa sulla qualità della vita, insieme ai costi sanitari diretti e indiretti ad esse associati.
“I costi attibuibili all’asma aumentano in modo sostanziale con la severità di malattia – continuano i ricercatori -. Pertanto, i farmaci che prevengono la progressione dalla rinite allergica all’asma e/o la progressione di malattia asmatica già esistente sono di particolare rilevanza per le implicazioni economiche sanitarie legate a queste condizioni.
L’immunoterapia allergene-specifica (AIT) rappresenta, ad oggi, la sola modalità di trattamento causale che, oltre a ridurre i sintomi prevalenti della rinite allergica e dell’asma, modifica il corso naturale di queste affezioni allergiche, ripristinando la tolleranza allergenica e riducendo la tendenza alla produzione di IgE.
Fino ad oggi, tuttavia, mancavano evidenze sul potenziale di AIT di prevenire la progressione di malattia asmatica dalle forme più lievi a quelle più severe.
Di qui il nuovo studio osservazionale di popolazione, condotto nella pratica clinica reale che, per colmare il gap sopra citato, ha preso in considerazione i dati sanitari relativi a 39.167 pazienti asmatici tedeschi di età uguale o superiore ai 14 anni, relativi agli anni compresi tra il 2005 e il 2014.
L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla progressione della severità di malattia nel tempo, classificata sulla base dei farmaci anti-asma prescritti nel singolo paziente e in base ai criteri di classificazione GINA.
I ricercatori hanno messo a confronto gli effetti della AIT vs. il suo mancato impiego sulla progressione della severità di malattia asmatica.
Risultati principali
Quasi il 10,5% dei pazienti con incidenza di asma durante il periodo di osservazione (n=4.111) ha ricevuto almeno una prescrizione di AIT.
L’esposizione a questa terapia è risultata correlata ad una riduzione della probabilità di progressione dell’asma, un base ai criteri GINA dallo step 1 allo step 3 (HR=0,87; IC95%=0,80-0,95) e dallo step 3 allo step 4 (HR=0,66; IC95%=0,60-0,74).
Non solo: l’effetto di AIT sulla progressione dell’ingravescenza dell’asma è risultato più pronunciato negli adolescenti (HR=0,72; IC95%=0,58-0,88) rispetto agli adulti giovani (da 18 a 49 anni nel 2005), con un hazard ratio pari a 0,89 (IC95%=0,80-0,89). Al contrario, non è stata osservata una riduzione del rischio in pazienti ultra50enni (HR=1,09; IC95%=0,87-1,38).
Possibili implicazioni future
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso che uno dei limiti metodologici intrinseci più importanti dello studio era quello della mancanza dei risultati della spirometria (performance polmonare) o dei test di provocazione bronchiale (un esame che valuta la presenza di iperreattività bronchiale aspecifica) per la misurazione oggettiva della severità di progressione dell’asma.
Ciò premesso, lo studio suffraga l’ipotesi che il trattamento con AIT possa prevenire la progressione dell’asma da forme lievi a quelle più severe. Inoltre, i risultati depongono a favore dell’efficacia dell’immunoterapia allergene-specifica, documentata nei trial clinici randomizzati.
“In accordo con la letteratura esistenti, i dati dello studio – sottolineano i ricercatori – suffragano le raccomandanzioni attuali ad iniziare il trattamento causale con AIT sin dalle prime fasi di malattia”.
“Sfortunatamente, però – aggiungono – il disegno dello studio condotto non comprendeva una misura alternativa della severità della condizione asmatica, come la funzione polmonare e il numero di riacutizzazioni riferite dai pazienti”.
Di qui il loro auspicio, nella conduzione di studi clinici futuri, a raccogliere dati rilevanti sull’effetto preventivo di AIT sulla progressione dell’asma: “In ragione degli effetti positivi di AIT sulla riduzione dei sintomi di malattia e il suo potenziale nel prevenirne la progressione, sarebbe auspicabile un maggior ricorso all’immunoterapia allergene-specifica in questo contesto”.