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Colesterolo: gli italiani si controllano poco

Lerodalcibep, inibitore di PCSK9 di terza generazione, può ridurre i livelli di colesterolo LDL del 56% in più in pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari

Colesterolo: gli italiani conoscono i rischi, ma si controllano poco. A Milano focus su prevenzione, stili di vita, controlli e nutraceutici

Il 90% è consapevole che il colesterolo alto fa male al cuore, ma il 61% di loro non ricorda i propri valori, e oltre uno su tre di chi li conosce ritiene di non avere il colesterolo alto, quando in realtà ha valori oltre la soglia. Con la conseguenza di esporsi, a lungo termine, al rischio di malattie cardiovascolari, oggi prima causa di morte nel mondo. E’ quanto risulta da un’indagine condotta da Iqvia condotta su un campione di 1000 italiani e presentata a Milano durante il convegno “Stili di vita e prevenzione cardiovascolare”, promosso dall’azienda farmaceutica Mylan alla Veneranda Fabbrica del Duomo.

La ricerca evidenzia, fra l’altro, che il 73% degli intervistati conosce gli integratori alimentari per il controllo e la riduzione del colesterolo e il 52% di chi ha il colesterolo alto li usa per controllarlo o ridurlo. Tra gli argomenti trattati al convegno, anche l’importanza delle linee guida Esc-Eas, l’efficacia comprovata degli integratori e in particolare dei nutraceutici, oltre a stili di vita corretti, a partire dall’alimentazione.
Avere un’errata percezione del proprio rischio, come la maggioranza degli intervistati dell’indagine, è un fatto grave, osserva, Alberico Catapano, professore ordinario di Farmacologia del dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari dell’Università di Milano, secondo il quale “l’effetto cumulativo del fattore di rischio”, nel caso di  soggetti ipertesi, fumatori oppure obesi ha un enorme peso sull’insorgenza di malattie cardiovascolari, perché “se avere il colesterolo alto da dieci giorni non ha alcun impatto, diverso è il caso se lo si ha ‘poco più alto’ per 50 anni“.
Lo sa bene Catapano, studioso della materia come riferisce la Dire (www.dire.it), che lo scorso 2 settembre a Parigi ha presentato, insieme a un team europeo, le recenti linea guida Esc-Eas, che evidenziano come la prevenzione primaria abbia un ruolo fondamentale nel ridurre il rischio di patologie cardiovascolari, agendo su fattori modificabili come stili di vita e alimentazione, ed includendo nella dieta l’uso di integratori.
Traquesti risultano particolarmente efficaci i nutraceutici, soprattutto quelli contenuti nel riso rosso fermentato.
“I nutraceutici sono alimenti o parti di alimenti capaci di fornire un beneficio alla salute, sia in termini di prevenzione che di cura della malattia- osserva Matteo Pirro, direttore di Medicina interna dell’Università degli Studi di Perugia-. Tra questi il riso rosso fermentato riduce il colesterolo e protegge il cuore”. Una recente review attesta infatti “che l’assunzione di 3mg al giorno di monacolina K, presente nel riso rosso fermentato, porta a una chiara e significativa riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. La scarsa consapevolezza della maggioranza della popolazione che “non dà sufficientemente peso all’importanza che il colesterolo assume nel determinare, nel corso del tempo, danni a livello delle arterie e degli organi, in particolare a livello del cuore ma anche del cervello”, deve portare la comunità medica a “concentrarsi non solo su pazienti che hanno il colesterolo alto ma anche sulla fascia di popolazione che ha un solo fattore di rischio, magari ipertesi o fumatori, con modesti incrementi del colesterolo ma che lo trascurano”.
Un ruolo determinante è svolto dai medici di base, oltre che dagli specialisti, ma anche dal farmacista. Lo conferma la ricerca Qvia, secondo la quale il 60% degli italiani chiede indicazioni al medico di medicina generale e allo specialista sul fronte del rischio del colesterolo sull’apparato cardiovascolare, ma il 55% di loro interpella il farmacista. “Se un paziente sa di avere un colesterolo ‘borderline’ (a rischio) spesso si rivolge al farmacista per richiesta di informazioni e consigli”, racconta Micaela Clemente, farmacista con esperienza ultra ventennale, secondo la quale “se ben preparato, il farmacista è in grado di consigliare bene, ad esempio, indicando un integratore adatto”.
Il farmacista è inoltre importante anche perché è “in grado di tenere sotto controllo l’aderenza terapeutica del paziente”, “può intervenire quando vede che c’è qualche complicanza” e fare informazione, anche attraverso eventi organizzati dalla farmacia per sensibilizzare la popolazione. A porre l’accento sull’importanza della buona informazione è anche Isabella Cecchini, responsabile delle ricerche di mercato per Iqvia che sottolinea come a ricerca abbia evidenziato “una palese sottovalutazione del rischio personale”. Per cui, precisa Cecchini, “è cruciale educare i cittadini alla prevenzione”.
A contribuire alla divulgazione di informazione scientifica è anche l’azienda farmaceutica Mylan. L’obiettivo, spiega Fabio Torriglia, amministratore delegato di Mylan per l’Italia, è  “coinvolgere in maniera virtuosa agli specialisti del settore, medici e farmacisti, e i consumatori, per accrescere la conoscenza e la consapevolezza sui corretti stili di vita da adottare per il proprio benessere. Sul fronte della prevenzione cardiovascolare, aggiunge Torriglia, “il nutraceutico che Mylan produce ha 28 studi clinici pubblicati, nel quadro della ricerca seria e continua che nostra azienda porta avanti” insieme a “standard di qualità elevati: dall’estrazione del principio attivo fino alla produzione finale”.
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