Pd, la scissione in due fasi: i sottosegretari renziani vogliono restare dem. Intanto i vertici del partito attendono che Matteo Renzi riveli le sue intenzioni: fari puntati domani su “Porta a Porta”
“La scissione non e’ all’ordine del giorno”. Se Matteo Renzi accelera – come fonti renziane accreditate fanno trapelare da giorni- i membri renziani del governo frenano.
In attesa che lo stesso Matteo Renzi riveli l’arcano, magari domani a Porta a Porta, Simona Malpezzi e Alessia Morani chiariscono che loro non lasceranno il Pd. E Ivan Scalfarotto, che e’ il coordinatore di quei comitati Azione Civile che dovrebbero essere la prima cellula del nuovo partito, assicura che restera’ sottosegretario per il governo. “Ho appena giurato”, spiega.
Malpezzi e’ netta: “Il Pd e’ una casa plurale dove c’e’ spazio per tutti. Io sono nata nel Pd perche’ quella e’ la casa capace di parlare a piu’ mondi possibili e questa e’ la sfida che deve essere portata avanti”, risponde ai giornalisti che le chiedono dopo il giuramento da sottosegretaria se lascera’ il Pd.
Il Pd e’ un partito “grande e plurale” anche per Alessia Morani, neosottosegretaria al Mise. “La nostra e’ una vocazione maggioritaria e deve esserlo soprattutto nel paese. Affinche’ il partito sia plurale e grande servono tutte le voci. Quelli che come me in questi anni sono stati accanto a Matteo Renzi e non rinnegano le scelte fatte credo che debbano stare nel Pd”, osserva Morani.
Nonostante le ripetute domande Ivan Scalfarotto non si sbilancia. Garantisce soltanto che restera’ sottosegretario (“ci mancherebbe, ho appena giurato”, dice) ma non chiarisce se potra’ esserlo come esponente di un altro gruppo/partito. “Sono sottosegretario di stato del governo italiano. Sono molto orgoglioso, e’ un grande onore. Lo faro’ con grande entusiasmo fino alla fine”.
A quanto si apprende da fonti renziane, la scissione potrebbe scattare in due fasi e in un primo momento solo a livello di gruppi parlamentari. Alla Camera si costituirebbe il gruppo con il numero minimo richiesto dal regolamento. Al Senato con 7 senatori, quanto basta per creare la componente nel misto e ‘scalare’ il gruppo oggi guidato da Loredana De Petris (al Senato il regolamento vieta la costituzione di gruppi che non possano contare su un simbolo presente alle elezioni).
Questo significa che se un gruppo di renziani usciranno, altri resteranno nel Pd, sia a Montecitorio che al Senato, dove il capogruppo continuerebbe ad essere Andrea Marcucci. Del resto, l’area che fa riferimento a Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, sarebbe meno propensa ad assecondare tendenze ‘separatiste’.
In ogni caso ambienti dem spiegano che Renzi avrebbe assicurato che questo primo passaggio e’ imminente e tutti, riferisce la Dire (www.dire.it) guardano all’intervista di domani da Bruno Vespa come il momento per fare chiarezza.