Dopo quelle curvy e mulatte, è tempo delle Barbie diversamente abili: sul mercato in vendita le bambole in sedia a rotelle e con amputazione di un arto
Non sono più i tempi per chi cerca ancora una Barbie bionda e scolpita, con fisico snello e misure da pin up, così come è nata, in casa Mattel, nel 1959. Lo stereotipo della bellezza perfetta non va più.
Le cose erano già cambiate nel 2016 con il lancio della Barbie quasi ‘curvy’ e di quelle mulatte: 4 tipi di silhouette, 7 tonalità di carnagione, 22 colori degli occhi e 24 diverse acconciature. Modelli diversi di bellezza nei quali tutte le bambine potessero riconoscersi. Ora un’altra novità: la Barbie in sedia a rotelle e quella amputata con protesi. Basta andare in qualsiasi portale di vendita online e cercare ‘Barbie Fashionistas’ per comprare a meno di venti euro la bambola “dell’inclusione” con tanto di accessori al seguito.
Il filo conduttore resta sempre la bellezza. Come bella è la modella e influencer Paola Antonini che a 21 anni ha perso in un’incidente una gamba ed è diventata l’ispiratrice di una Barbie che le assomigliasse. Giusy Versace ha apprezzato la novità, Alex Zanardi si è domandato “se non staremo esagerando”. I bambini con disabilità potranno finalmente riconoscersi in questi nuovi modelli e non vedersi esclusi.
Secondo Laura Coccia, responsabile delle politiche sociali dell’Associazione europea dei giovani, atleta con disabilità: “E’ un progetto bellissimo- ha detto alla Dire (www.dire.it) – ed è molto importante che la Mattel abbia deciso di proporre una Barbie con disabilità: educando i bambini si può costruire una società senza stereotipi e pregiudizi. Troppo spesso, infatti, sono gli adulti a inculcare la paura della diversità nei bambini quando alla loro ingenua domanda ‘perché quello/a non cammina?’ rispondono con un imbarazzato ‘Zitto! Non si chiede’. La Barbie giocherà come le altre bambole, abituando i bambini che la disabilità è una delle possibilità della vita, i bambini impareranno a guardare oltre le apparenze e magari servirà ad insegnare qualcosa anche a mamma e papà”.
IL VALORE EDUCATIVO DEL GIOCO
Quanto al valore educativo del gioco e all’impatto che questo nuovo modello di bambola potrà avere sulla fantasia dei bambini, anche di quelli disabili che magari nella Barbie senza disabilità potrebbero immaginarsi diversi, abbiamo sentito la psicoterapeuta dell’età evolutiva Laura Sartori dell’Istituto di Ortofonologia, che ha invitato a “non dare tutta questa responsabilità a un solo gioco. Come in tutte le proposte ludiche- ha detto la psicoterapeuta- credo ci sia una responsabilità fondamentale degli adulti. Le loro scelte pedagogiche contribuiscono ad indirizzare le idee e nel caso di un minore diversamente abile a rapportarsi con le sue caratteristiche, accettandole senza amplificare né frustrazioni, né illusioni”.
“La nuova Barbie quindi non farà miracoli, ma certamente “fornire ai bambini giochi diversi è una possibilità– ha aggiunto- anche se la differenza la fa sempre il modo in cui li utilizziamo e come vengono veicolati. Sappiamo che lo sguardo pulito e delicato dei bambini- ha concluso- riesce ad andare oltre, e spesso non si sofferma sulla ‘diversità’”.