Nefrite lupica: l’Fda statunitense assegna a obinutuzumab la designazione di breakthrough therapy dopo lo studio di fase 2 NOBILITY
Roche ha annunciato che la Fda ha assegnato al farmaco obinutuzumab la designazione di “Breakthough Therapy” per il trattamento di pazienti adulti affetti da nefrite lupica. Questa è la 27esima molecola del portfolio prodotti Roche che ottiene questa designazione negli Usa.
Ad oggi, non esistono ancora farmaci approvati dall’ente regolatorio statunitense per la nefrite lupica. I farmaci che ricevono la designazione di “Breakthrough Therapy” sono candidabili ad un’altra designazione da parte di Fda (“Fast Track Designation”), che prevede uno scambio di comunicazioni più frequente con l’ente regolatorio in merito al piano di sviluppo del farmaco, compresa la possibile inclusione al processo accelerato di Approvazione del farmaco, in caso di soddisfacimento di alcuni criteri considerati rilevanti.
La designazione di “Breakthrough Therapy” è stata assegnata in base ai dati dello studio di fase 2 NOBILITY, condotto in pazienti adulti con nefrite lupica, che ha documentato la maggiore efficacia del trattamento con obinutuzumab, in combinazione con lo standard terapeutico rappresentato da mofetil micofenolato o acido micofenolico e corticosteroidi) rispetto al placebo (+ lo standard terapeutico) nel raggiungimento di una risposta renale completa ad un anno.
Nel commentare la decisione, il CEO Roche e Responsabile dello Sviluppo Globale di nuovi farmaci, Sandra Horning, ha affermato come “…siano necessarie al più presto nuove opzioni di trattamento per la nefrite lupica, una condizione infiammatoria che colpisce prevalentemente il sesso femminile”.
“E’ nostra intenzione – continua – portare a compimento il programma di sviluppo clinico di obinutuzumab come nuova possibile opzione terapeutica nella nefrite lupica e, in forza di questo obiettivo, abbiamo intenzione di avviare il processo di reclutamento pazienti in un trial di fase 3 a partire dal prossimo anno”.
Informazioni sulla nefrite lupica
La nefrite lupica è una manifestazione del lupus eritematoso sistemico (LES) potenzialmente letale che deriva dall’infiammazione dei reni e si associa ad un rischio elevato di nefropatia allo stadio finale o di evento fatale.
Si stima che il 60% dei pazienti con LES sviluppi nefrite lupica e, che di questi, il 25% vada incontro a nefropatia allo stadio finale.
Il lupus, come è noto, colpisce prevalentemente il sesso femminile (90% sul totale dei pazienti). In particolare, il rischio di lupus è da 2 a 3 volte più probabile nelle donne di etnia Afro-Americana, Ispanica e Asiatica rispetto alle donne di etnia Causasica.
Informazioni su obinutuzumab
Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale ingegnerizzato, avente come bersaglio terapeutico la proteina CD20, presente solo in alcuni tipi di cellule B. Si ritiene che il farmaco esplichi la sua efficacia attaccando le cellule target sia direttamente che insieme al sistema immunitario dell’ospite.
Negli Usa, obinutuzumab è parte di un accordo di collaborazione tra Genentech e Biogen. Attualmente, oltre agli studi sulla nefrite lupica, sono in corso trial sull’impiego del farmaco, in combinazione con altri farmaci approvati o ancora in fase sperimentale in un ampio spettro di tumori del sangue.
Lo studio NOBILITY
Lo studio che ha permesso l’assegnazione di “Breakthrough Therapy” a obinutuzumab, è un trial randomizzato e controllato vs. placebo, in doppio cieco e di fase 2, che ha messo a confronto la sicurezza e l’efficacia di obinutuzumab, combinato con mofetil micofenolato o acido micofenolico e corticosteroidi, rispetto a placebo (e standard terapeutico), in pazienti adulti con nefrite lupica proliferativa di classe 3 o 4 (ISN/RPS 2003).
A tal scopo, sono stati reclutati 126 pazienti, randomizzati a trattamento con obinutuzumab o placebo mediante infusione (giorni di trattamento= 1, 15, 168, 182 giorno). L’endpoint primario era rappresentato dalla proporzione di partecipanti allo studio che aveva raggiunto una risposta renale completa (definita dal protocollo) a 52 settimane.
Dall’analisi dei risultati è emerso il soddisfacimento dell’endpoint primario, in misura più efficace rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, obinutuzumab ha soddisfatto anche alcuni endpoint secondari, dal miglioramento delle risposte renali complessiva (complete e parziali) a quello di alcuni marker sierologici di attività di malattia. Quanto alla safety, inoltre, non sono emersi nuovi eventi avversi nello studio al tempo di questa analisi.
I risultati completi del trial saranno resi noti al più presto nel corso dei prossimi congressi medici di settore.