Precisazioni AIFA sulle liste fake di farmaci contenenti ranitidina: ecco gli elenchi dell’Agenzia con i lotti dei medicinali ritirati
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) informa che nelle ultime ore sui social network si stanno diffondendo liste di farmaci che nulla hanno a che vedere con quelli oggetto dei provvedimenti restrittivi disposti nei giorni scorsi che riguardano esclusivamente farmaci contenenti ranitidina.
AIFA raccomanda di consultare esclusivamente le informazioni pubblicate sul portale dell’Agenzia (www.aifa.gov.it).
Gli elenchi dei lotti dei farmaci contenenti ranitidina interessati dal ritiro e di quelli interessati dal divieto di utilizzo sono disponibili alla pagina: https://www.aifa.gov.it/revisione-ranitidina
“Ogni altro elenco difforme da quelli su indicati non è da considerarsi attendibile” spiega l’Agenzia in una nota.
Elenco lotti farmaci contenenti ranitidina ritirati dal mercato (aggiornamento al 23/09/2019)
Il provvedimento
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro dalle farmacie e dalla catena distributiva di tutti i lotti di medicinali contenenti il principio attivo ranitidina prodotto presso l’officina farmaceutica SARACA LABORATORIES LTD – India.
Il motivo è la presenza, in alcuni di questi lotti, di un’impurezza denominata N-nitrosodimetilammina (NDMA) appartenente alla classe delle nitrosammine, già rilevata nel 2018 in una classe di farmaci anti-ipertensivi (sartani).
In questi casi le autorità sanitarie operano secondo il principio di precauzione, che prevede di ridurre al minimo i rischi per il paziente, limitando l’esposizione alla sostanza potenzialmente dannosa.
A scopo precauzionale, l’AIFA ha anche disposto il divieto di utilizzo di tutti i lotti commercializzati in Italia di medicinali contenenti ranitidina prodotta da altre officine farmaceutiche diverse da SARACA LABORATORIES LTD, in attesa che vengano analizzati.
Provvedimenti analoghi sono stati assunti o sono in corso di adozione negli altri Paesi dell’Unione Europea e in diversi paesi extraeuropei. L’AIFA sta lavorando insieme all’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e alle altre agenzie europee per valutare il grado di contaminazione nei prodotti coinvolti e adottare misure correttive.
La ranitidina (antagonista dei recettori H2 dell’istamina) è un inibitore della secrezione acida utilizzato nel trattamento dell’ulcera, del reflusso gastroesofageo, del bruciore di stomaco e di altre condizioni associate a ipersecrezione acida. È commercializzata in Italia sia come medicinale soggetto a prescrizione medica, sia come medicinale di automedicazione, in forma di compresse, sciroppi o soluzioni iniettabili per uso endovenoso.
Sono disponibili in commercio altri medicinali con le stesse indicazioni terapeutiche, pertanto i pazienti che assumono medicinali a base di ranitidina devono rivolgersi al proprio medico per discutere la possibilità di una terapia alternativa.
La NDMA è classificata come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla base di studi condotti su animali. È presente in alcuni alimenti e nelle forniture di acqua, ma non ci si attende che possa causare danni quando ingerita in quantità molto basse.
Codacons prepara class action
Sulla vicenda dei farmaci contenenti ranitidina bloccati e ritirati dal mercato a causa della presenza di una impurità potenzialmente cancerogena, il Codacons è pronto ad intentare una class action in favore di migliaia di italiani che sono sottoposti a terapie basate sui medicinali sotto inchiesta.
“Attendiamo gli esiti degli accertamenti e, se sarà confermata la presenza all’interno dei farmaci contenenti ranitidina di sostanze potenzialmente cancerogene, avvieremo una class action nei confronti delle aziende farmaceutiche coinvolte, finalizzata a far ottenere ai cittadini il risarcimento del danno subito – afferma il presidente Carlo Rienzi –. Migliaia di pazienti in Italia sono sottoposti a terapie farmacologiche a base di ranitidina, e quindi assumono in maniera costante il principio attivo al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie. Pazienti che, attraverso la class action del Codacons, potranno chiedere un indennizzo anche in assenza di conseguenze sul fronte sanitario e solo per i rischi potenziali corsi” conclude Rienzi.