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Il mito immortale di Cartagine in mostra al Colosseo

Roma racconta Cartagine: "Il mito immortale" in mostra al Colosseo fino al 29 marzo 2020. L'esposizione è la prima dedicata alla storia e alla civiltà

Roma racconta Cartagine: “Il mito immortale” in mostra al Colosseo fino al 29 marzo 2020. L’esposizione è la prima dedicata alla storia e alla civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del mondo antico

Roma e Cartagine smettono di essere nemiche e ritrovano un dialogo perso tra stereotipi e false leggende. Una mostra al Parco archeologico del Colosseo restituisce finalmente la grandezza di una tra le città più potenti e affascinanti del mondo antico, ripercorrendone la storia dalla fondazione dell’Oriente fenicio. ‘Carthago. Il mito immortale’, questo il titolo dell’esposizione che sarà visitabile dal 27 settembre al 29 marzo 2020, si snoda nei monumentali spazi del Colosseo e del Foro romano, nel tempio di Romolo e nella Rampa imperiale, lungo 409 reperti provenienti da musei italiani e stranieri, tra cui il museo del Bardo di Tunisi.

“Ancora oggi Cartagine evoca un nemico di Roma e dell’Occidente perché è vista attraverso fonti letterarie romane. Tanti stereotipi del passato hanno rafforzato questa idea di alterità, ma nel corso degli ultimi decenni la ricerca e gli scavi ci hanno dato una prospettiva diversa, avviando una riflessione che supera i luoghi comuni. Per questo, ci è sembrato il momento giusto per organizzare questa mostra e dare una nuova visione”, ha spiegato il direttore del Parco, Alfonsina Russo, che ha curato l’esposizione insieme a Francesca Guarnieri, Paolo Xella, José Angel Zamora Lopez, Martina Almonte e Federica Rinaldi. “Proprio in un’epoca in cui c’è la necessità di integrazione e di accoglienza- ha detto ancora Russo- abbiamo voluto ricostruire il dialogo che Roma e Cartagine hanno portato avanti per secoli, un aspetto si straordinaria attualità che vuole essere il principale messaggio di questa mostra”.

Tra le opere in mostra, il Sarcofago della sacerdotessa alata che accoglie i visitatori all’inizio del percorso e i rostri, straordinaria testimonianza della battaglia delle Egadi, rinvenuti recentemente intorno all’isola di Levanzo dall’archeologo Sebastiano Tusa, scomparso in un incidente aereo e al quale la mostra è dedicata, e restaurati dall’Istituto superiore per la conservazione e il restauro.

Organizzata da Electa, ‘Carthago’ parte dalle origini orientali con diverse sezioni dedicate alle citta’ fondate dai fenici, tra cui Cartagine, ma anche alla loro capacita’ commerciale e artigianale, la produzione della porpora, l’invenzione dell’alfabeto e l’espansione nel Mediterraneo. “Negli ultimi trent’anni le ricerche hanno registrato un progresso sensazionale- ha spiegato Paolo Xella, tra i curatori della mostra- C’era la necessita’ di trasmettere fuori dall’accademia queste conoscenze, confluite in una esposizione che vuole presentare una cultura ricca nel suo dispiegamento”.

Eppure, fino a oggi i cliche’ vogliono i cartaginesi come commercianti astuti, pronti ad approfittare delle circostanze. Emblema e’ la ricostruzione del Moloch del film Cabiria che campeggia all’ingresso del Colosseo: “Una figura mostruosa che si pensava essere una divinita’ cartaginese, ma si tratta di un personaggio che non corrisponde alla realta’”, ha detto ancora Xella. Articolata secondo un criterio storico, ‘Carthago’ racconta aspetti della vita quotidiana, del culto, della dieta e dell’urbanistica, ma anche del rapporto con il Mediterraneo, altro grande protagonista a cui e’ dedicato lo spazio nel Tempio di Romolo curato da Martina Alimonte. Immancabile il rapporto con Roma, ma con uno sguardo che va oltre le guerre puniche e attraversa la complessita’ degli scambi culturali messi in atto tra le due citta’. La Rampa imperiale ospita infine il racconto di una Cartagine romana e monumentale attraverso i temi dell’edilizia pubblica e dell’edilizia privata. Curata da Federica Rinaldi, la sezione chiude la mostra con la Dama di Cartagine, una figura “tanto ieratica nella sua forma quanto enigmatica nella sua sostanza, ne’ uomo ne’ donna- ha spiegato Rinaldi- che si pensa possa rappresentare la citta’”.

DALLA SICILIA 120 REPERTI

Centoventi preziosi reperti siciliani, provenienti da sei musei dell’Isola, ‘illumineranno’ per sei mesi la mostra ‘Carthago: il mito immortale’ al Parco archeologico del Colosseo di Roma.

La Sicilia, spiega la Dire (www.dire.it) sarà protagonista nella sezione ‘Cartagine e Roma’, dedicata alle guerre puniche, con i reperti subacquei provenienti dallo specchio di mare a nord-ovest dell’isola di Levanzo, dove la flotta romana, il 10 marzo del 241 avanti Cristo, sconfisse quella cartaginese. I reperti in mostra appartengono alle collezioni di Soprintendenza del mare, Soprintendenza dei beni culturali di Trapani e dei Musei del Satiro di Mazara del Vallo, ‘Paolo Orsi’ di Siracusa, ‘Lilibeo’ di Marsala e ‘Salinas’ di Palermo. Tra gli importanti oggetti che la Regione Siciliana, tramite l’assessorato dei Beni Culturali, ha prestato figurano alcuni rostri di navi che hanno combattuto la battaglia delle Egadi, ceppi di ancore, elmi di bronzo, anfore, statuette votive, piatti punici, ritratti di imperatori romani e urne cinerarie.

“Si tratta – sottolinea il governatore Nello Musumeci – di una collaborazione avviata dalla Regione con il Parco archeologico del Colosseo, con l’intento di valorizzare il ricco patrimonio culturale dell’Isola e che, grazie a eventi di respiro internazionale come questo, pone la Sicilia in un contesto culturale mondiale. L’inserimento dei reperti archeologici ritrovati e custoditi nella nostra regione all’interno della mostra su Cartagine è il coronamento di un percorso che aveva fortemente voluto Sebastiano Tusa, che nello scorso gennaio aveva accettato di far parte del Comitato scientifico dell’esposizione di Roma. La ricerca delle tracce e la scoperta di testimonianze della presenza punica nelle acque che circondano la nostra Isola furono oggetto del costante lavoro di minuziosa indagine condotto da Tusa. L’esposizione di questi reperti alla mostra di Roma è un doveroso omaggio alla sua memoria e motivo di orgoglio per la Sicilia“.

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