Chemioterapia metronomica: ecco come funziona l’innovativo approccio terapeutico che prevede la somministrazione orale di farmaci a basso dosaggio e in regime continuo
La chemioterapia metronomica è un innovativo approccio terapeutico che prevede la somministrazione orale di farmaci a basso dosaggio e in regime continuo. Questo programma sembra avere non solo una tossicità diretta sulle cellule tumorali, ma anche un effetto sul loro microambiente, poiché inibisce l’angiogenesi neoplastica, in altre parole il meccanismo di formazione di nuovi vasi sanguigni responsabile di crescita tumorale e metastasi.
Con la somministrazione tradizionale, i farmaci chemioterapici, che da oltre mezzo secolo rappresentano una delle principali terapie utilizzate contro il cancro, sono somministrati in dosi singole o brevi cicli, alla “dose massima tollerata” (MTD), ad intervalli di 2 o 3 settimane, e non possono essere dati in continuo, soprattutto per la loro tossicità midollare. Tuttavia, se da un lato svolgono un’azione diretta e marcata sulle cellule tumorali, dall’altra inibiscono proprio il meccanismo di controllo dell’angiogenesi (la naturale moltiplicazione dei vasi sanguigni), favorendo così il ripristino della vascolarizzazione tumorale. A ciò si aggiunge il problema della tossicità, che frequentemente impone la sospensione dopo un certo numero di cicli della terapia. Poiché il controllo della crescita tumorale è spesso legato alla possibilità di prolungare il trattamento medico, come ci insegnano i recenti progressi soprattutto nel campo dell’immunoterapia, la sospensione della chemioterapia “standard” si traduce anche in un minore controllo della malattia.
La chemioterapia metronomica, ampiamente studiata nelle pazienti con carcinoma mammario, non è solo efficace, ma ha anche un profilo di bassa tossicità, è in grado di modulare la risposta immunitaria e può portare alla cronicizzazione della malattia. Tale strategia riduce significativamente gli effetti collaterali e consente molto spesso di non dover interrompere la cura a causa degli effetti collaterali. Nelle pazienti trattate, meno dell’1% presenta alopecia e la tossicità neurologica è inferiore al 5%. Le basse dosi impiegate nella terapia metronomica non richiedono controlli degli esami del sangue frequenti, come invece avviene nel caso di utilizzo della terapia tradizionale: la paziente si reca in ospedale solo una volta al mese per esami ematologici e per ritirare le compresse, con evidenti ricadute sul miglioramento della qualità di vita, ma anche sul risparmio legato a costi indiretti e accessi in ospedale.
A oggi la metodica è utilizzata in numerosi centri sparsi su tutto il territorio nazionale.
L’attenzione di medici e ricercatori è focalizzata sull’obiettivo di prolungare il controllo di malattia, che si traduce in un miglioramento della sopravvivenza complessiva. La chemioterapia metronomica potrebbe rappresentare una delle strategie più promettenti per raggiungere questo risultato, considerando che la principale peculiarità del trattamento è l’uso di dosi ben al di sotto della ‘massima dose tollerata’, senza significativa tossicità del midollo osseo e quindi più sostenibile nel tempo.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nell’ultimo aggiornamento della legge 648/96 pubblicato nell’aprile 2019, ha autorizzato la piena rimborsabilità di una molecola usata nel trattamento con somministrazione settimanale frazionata dei tumori solidi dell’adulto, laddove il farmaco ha già dimostrato di avere attività in base a usi consolidati derivati dalle evidenze scientifiche. Una vera e propria apertura alla Chemioterapia Metronomica e una vera rivoluzione per i clinici e i pazienti oncologici. La cura del cancro al seno e al polmone con la Vinorelbina, principale terapia off-label utilizzata in questo approccio terapeutico, è ora completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
A differenza della chemioterapia convenzionale, il principale target della terapia metronomica è l’azione sulla neovascolarizzazione del tumore. Un ruolo chiave in questo processo lo ha la scelta della giusta dose di farmaco che richiede l’identificazione di un biomarcatore. Ad oggi sono disponibili numerosi studi che indicano chiaramente come dosi e tempi di somministrazione differenti dello stesso farmaco inducono effetti diversi sulla cellula tumorale, ma soprattutto su quello che lo circonda, ossia il cosiddetto “micro-ambiente tumorale”. È quindi possibile, modulando la dose e la cadenza di somministrazione, avere come risultato finale azioni diverse: sui vasi tumorali, sulla stimolazione della risposta immunitaria oppure sulle cellule staminali tumorali. Pertanto la limitazione clinica più importante, quando si adottano regimi di chemioterapia metronomica, al momento è proprio la mancanza di profili farmacocinetici consolidati. Determinante sarà quindi l’attività scientifica sulla concentrazione ottimale di farmaco.
Il futuro della ricerca nella chemioterapia metronomica consisterà dunque nel comprendere quali pazienti possano beneficiarne in modo sostanziale, quali farmaci possano essere indicati e quale impostazione del trattamento sia la più appropriata, oltre che studiare gli effetti sull’attivazione del sistema immunitario.