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Lisbeth Gruwez inaugura il festival “La democrazia del corpo”

La musa di Jan Fabre ha aperto la rassegna fiorentina dedicata alla danza contemporanea e alle arti perfomative con una performance che ha conquistato il pubblico ai Cantieri Goldonetta

Lisbeth Gruwez nella performance “It’s going to get worse”

L’intreccio serrato tra danza contemporanea e arti performative marca fin dalla sua nascita l’impianto della rassegna “La democrazia del corpo”, allestita da Virgilio Sieni nello spazio fiorentino di Cango, i vecchi Cantieri Goldonetta di via Santa Maria in Oltrarno. 

La nuova edizione raccoglie 19 artisti internazionali, con 20 titoli per 32 rappresentazioni (Isabelle Schad, Societas, Michele Di Stefano, Georgia Vardarou e Compagnia Virgilio Sieni solo per citarne alcuni) con un’incursione della voce di Nada che il 20 ottobre ripercorrerà il proprio repertorio canoro accompagnata dalla chitarra di Andrea Mucciarelli.

Ad aprire il festival, sabato scorso 5 ottobre, la danzatrice e coreografa belga Lisbeth Gruwez con  “It’s going to get worse and worse and worse, my friends”, che potremmo tradurre come “Sta andando sempre, sempre peggio, amici miei”, da lei ideato e interpretato.

Il solo di Gruwez, per anni musa di Jan Fabre,  si dipana dalle parole del telepredicatore televisivo americano Jimmy Swaggart, un evangelista pentecostale ultraconservatore i cui discorsi sono rielaborati e scomposti prima in vocali, poi in sillabe e infine in parole nella partitura sonora di Maarten Van Cauwenberghe che accompagna i movimenti della danzatrice. 

Lisbeth Gruwez nella performance “It’s going to get worse”

La scena è vuota, nera, solo un rettangolo di luce al centro accoglie Gruwez. Pantaloni scuri attillati e rigorosa camicia bianca (lo styling è affidato alla designer belga Veronique Branquinho), eleganti scarpe stringate, la danzatrice è sorridente mentre si dispone al centro della scena, e resta ferma. I movimenti fluiscono poco a poco. Sono appena abbozzati quando il tappeto sonoro è ancora frammentario, fatto di vibrazioni quasi, di sillabe. Procedono trattenuti all’inizio, e via via che le sillabe formano qualche parole si fanno più serrati e completi, conquistando l’attenzione dello spettatore. E se all’inizio la performer sembra quasi correre dietro alle parole, lasciandosi trascinare passivamente, da un preciso momento in poi ne diventa lei stessa l’origine. Sta qui la magia e la forza della performance, l’intensità e la forza drammaturgica che hanno conquistato il pubblico. E’ come se il linguaggio campionato fosse comandato da lei. A un preciso movimento segue una parola, e sempre quella, e un movimento diverso ne chiama una diversa. Gruwez disegna il discorso con i suoi movimenti, con il suo corpo. Inizialmente il linguaggio è amichevole e pacifico, ma dal suo desiderio compulsivo di persuadere traspare crescente disperazione, e infine mostra la sua natura più profonda, la violenza. E il sorriso lascia il posto a una mascella serrata, alle labbra strette in una smorfia, mentre le parole del predicatore compongono la frase “andrà sempre, sempre peggio”.

Il prossimo appuntamento del festival è con la coreografa tedesca Isabelle Schad e il suo “Turning solo”, il 12 e 13 ottobre (info e prenotazioni 055 2280525 e biglietteria@virgiliosieni.it). 

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