Decreto fiscale: dai giochi 209 milioni di euro


Nuove norme sui giochi contenute nella bozza del Decreto Fiscale: il Governo Conte conta di incassare 209 milioni di euro

Nuove norme sui giochi contenute nella bozza del Decreto Fiscale: il Governo Conte conta di incassare 209 milioni di euro

La proroga delle gare per le concessioni scommesse e bingo, un’aliquota a scaglioni per la “tassa sulla fortuna“, il rinvio della partenza delle slot da remoto, l’istituzione del Registro unico degli operatori del gioco (a cui dovranno iscriversi anche i titolari dei punti di ricarica dei conti di gioco a distanza) e dell’agente “sotto copertura”, il blocco dei pagamenti a soggetti senza concessione e il contrasto all’evasione nel settore scommesse: sono alcune delle norme sui giochi contenute nella bozza del Decreto Fiscale – che Agipronews ha potuto visionare e che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri questa sera – dalle quali il Governo conta di incassare 209 milioni di euro.

PROROGA GARE – Dalla proroga delle gare per le concessioni delle scommesse e del bingo dovrebbero arrivare quasi 70 milioni di euro. La proroga della gara scommesse si è resa necessaria «a seguito della sospensione, da parte del Consiglio di Stato, del Parere obbligatorio da rendere sugli atti di gara», si legge nella relazione tecnica. «È tecnicamente impossibile che la nuova gara venga conclusa nel corso del corrente anno» e, per «evitare la sospensione della raccolta per tali giochi, si rende necessario prevedere in via legislativa una proroga tecnica limitata ai tempi di svolgimento della nuova gara, con scadenza contestuale all’attribuzione delle nuove concessioni. La proroga avverrà a titolo oneroso per i concessionari» ed «è possibile stimare un’entrata su base annua di 52,1 milioni di euro». Il calcolo è presto fatto: attualmente «sono operativi 5.921 sale e 4.735 corner per la raccolta del gioco». A invarianza di costo per singolo diritto a titolo di una tantum, già previsto lo scorso anno (6.000 euro per le sale e 3.500 per i corner), la proroga onerosa dovrebbe portare alle casse dello Stato oltre 52 milioni. Per proroga dell’attività delle 195 sale bingo, sarebbe «possibile stimare un’entrata su base annua nell’ordine di 17 milioni di euro», calcolata sulla base della cifra una tantum versata per quest’anno (90mila euro a sala).

NUOVA TASSA SULLA FORTUNA – L’applicazione della “tassa sulla fortuna” a scaglioni a partire da prossimo 1° maggio dovrebbe portare nelle casse dello Stato 55 milioni di euro nel 2020, per arrivare a 82,6 milioni nel 2021 e negli anni seguenti, quando entrerà a pieno regime. È quanto si legge nella nuova bozza del Decreto Fiscale che Agipronews ha potuto visionare e che dovrebbe approdare questa sera in Consiglio dei Ministri.
La nuova tassa sarebbe fissata al 15% per le vincite oltre 500 euro e fino a 1.000 euro, al 18% per le vincite tra i 1.000 e i 10mila euro, al 21% per quelle fino a 50mila euro e al 23% per le vincite entro i 10 milioni. Superata questa soglia, la tassa sarà pari al 25%, un quarto della vincita: ad esempio, applicando la nuova aliquota al Jackpot da 209 milioni del SuperEnalotto vinto lo scorso 13 agosto, lo Stato avrebbe trattenuto a monte oltre 52 milioni. «Dalla norma restano esclusi i giochi numerici a quota fissa (Lotto, 10&Lotto e MillionDay) – si legge nella relazione illustrativa della norma – in quanto le aliquote previste per le vincite relative a tali giochi trovano applicazione per qualsiasi importo, contribuendo al gettito totale di questo prelievo per circa il 70%». La decorrenza della norma è fissata al 1° maggio 2020 «per consentire i necessari adeguamenti tecnologici dei sistemi di gioco».

RINVIO PER LE SLOT DA REMOTO – Ennesimo rinvio per le nuove slot con controllo da remoto, già previste dalla legge di bilancio 2016. L’iter del decreto ministeriale sulle regole tecniche di produzione non è si ancora concluso, «si rende pertanto necessario posporre la data di entrata in funzione» dei nuovi apparecchi, fissando un termine che tiene conto della tempistica stimata per la produzione delle nuove macchine (7-8 mesi)». La norma fisserebbe, quindi, la data a partire dalla quale non sarà più possibile rilasciare nulla osta per gli apparecchi di vecchia generazione «al nono mese successivo alla data di pubblicazione del decreto ministeriale» sulle regole tecniche di produzione. Entro un anno, poi, scadrà termine ultimo entro il quale dismettere le vecchie slot. La proposta – si legge nella relazione tecnica – «non ha alcun profilo di tipo economico e non ha alcun impatto sul bilancio statale, non comportando spese».

REGISTRO OPERATORI – Dal 1° gennaio 2020 tutti gli operatori dovranno iscriversi al Registro unico del gioco pubblico: è quanto si legge nella bozza del Decreto Fiscale che Agipronews ha potuto visionare e che dovrebbe approdare stasera in Consiglio dei Ministri. Al registro dovranno iscriversi i proprietari, i produttori, i possessori e i concessionari per la gestione della rete telematica di slot e VLT, i concessionari del bingo e delle scommesse, i titolari dei punti di commercializzazione di prodotti di gioco pubblici, i titolari dei punti di commercializzazione delle lotterie istantanee e dei giochi numerici a quota fissa e a totalizzatore, i concessionari del gioco a distanza e i titolari dei punti di ricarica dei conti di gioco. Dall’estensione dell’obbligo di iscrizione, il Governo stima di incassare 27,4 milioni di euro. «Stimando che nel settore operano circa 115mila operatori, di cui circa 60mila già iscritti al R.I.E.S. (i cui costi annuali di iscrizione ammontano oggi a 150 euro), le maggiori entrate derivanti dalla norma sono quantificabili nell’ordine di 27,4 milioni di euro all’anno, considerando i costi annuali di iscrizione differenziati e crescenti a seconda dell’appartenenza dell’operatore ad una delle 4 grandi macrocategorie», si legge nella relazione tecnica. In particolare, il contributo maggiore (21,6 milioni) dovrebbe arrivare dal versamento di 200 euro da parte dei 108mila esercenti. I 6.000 gestori dovrebbero versare 500 euro (per un totale di 3 milioni). Altri 600mila euro dovrebbero arrivare dai 230 produttori, che verserebbero 2.500 euro. Anche i 180 concessionari di scommesse contribuirebbero per 600mila euro, versando 3.000 euro a testa per l’iscrizione nel registro. Infine, i 220 concessionari pagherebbero 10mila euro, per un totale di 2,2 milioni.

BLOCCO PAGAMENTI – Stretta sui pagamenti ai soggetti che raccolgono gioco in Italia senza concessione: la bozza del Decreto Fiscale introduce il divieto per gli operatori bancari, finanziari e postali e per i soggetti emittenti carte di credito «di procedere alle operazioni di trasferimento di denaro a favore di soggetti che raccolgono gioco in Italia, attraverso reti telematiche o di telecomunicazione, in mancanza di concessione o, comunque, di qualsiasi altro titolo abilitativo richiesto all’esercizio di tale attività», pena una sanzione amministrative pecuniarie da 300mila ad un 1,3 milioni di euro per ciascuna violazione accertata. «Ipotizzando prudenzialmente un incremento della base imponibile relativa al gioco a distanza (pari ad oltre 900 milioni di euro per il 2019) del 5%, scaturirebbe una maggiore base imponibile di 45 milioni, per una maggiore imposta stimata di almeno 10 milioni», si legge nella relazione tecnica. «Considerando che dovranno essere adottati provvedimenti attuativi, è ragionevole ritenere che per il 2020 il maggior gettito stimato sia pari a 2,5 milioni».

AGENTE SOTTO COPERTURA – Nella bozza si prevede anche un agente sotto copertura per «prevenire il gioco minorile ed impedire l’esercizio abusivo del gioco con vincita in denaro, contrastare l’evasione fiscale e l’uso di pratiche illegali». Per la copertura finanziaria sarà previsto un fondo di 100.000 euro – che grava sulle risorse proprie dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli – da utilizzare per effettuare operazioni di gioco, per «acquisire elementi di prova in ordine alle eventuali violazioni in materia di gioco» a cui potrà accedere il personale dell’Agenzia, quello della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza. «Ogni operazione di gioco dovrà essere effettuata previo concerto con le competenti strutture dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli. Tutte le eventuali vincite conseguenti tali attività di controllo dovranno essere riversate nel medesimo fondo». La relazione tecnica, inoltre, sottolinea che «può stimarsi un recupero di gioco illegale al comparto legale degli apparecchi nella ragionevole misura dello 0,5%, che darebbe un totale di base imponibile emersa pari a 125 milioni che, applicando il PREU del 20% fa stimare un maggior introito erariale di 25 milioni dal 2020».

MAGGIORI CONTROLLI – La bozza del Decreto Fiscale prevede anche di rafforzare la normativa antimafia per le società di giochi e ampliare i divieti già esistenti per l’esercizio di attività commerciali, locali o altri spazi all’interno dei quali sia offerto gioco pubblico. Il divieto di partecipazione alle gare o di rilascio, rinnovo e mantenimento delle concessioni viene esteso anche al caso in cui la persona condannata sia anche, «per le società partecipate da fondi di investimento o assimilati, il titolare o il rappresentante legale o negoziale ovvero il direttore generale della società di gestione del fondo». Inoltre, la norma vieta agli operatori che hanno commesso «violazioni definitivamente accertate, agli obblighi di pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali» di essere titolari o di gestire attività commerciali all’interno delle quali sia offerto gioco pubblico.

OMESSO VERSAMENTO – Trenta milioni di euro per le casse dello Stato dovrebbero arrivare dal recupero del versamento dell’imposta unica dei punti vendita scommesse che «risultino debitori», si legge nella bozza. «Nel settore delle scommesse, sono numerosi i casi di mancato versamento dell’imposta unica, sovente oggetto di un contenzioso tributario alimentato talvolta in maniera dilatoria, a fronte del quale le disposizioni attuali consentono all’operatore di continuare ad offrire gioco, senza versare il tributo dovuto», si legge nella relazione illustrativa. «Con la norma in esame si prevede che, in caso di accertamento, dell’imposta dovuta, il soggetto che intende continuare ad offrire gioco deve procedere al pagamento di quanto risultante dalla sentenza del giudice tributario, anche non definitiva». La norma «può consentire un più immediato recupero dell’evasione pregressa oppure, in caso di chiusura dei punti vendita, di veicolare la raccolta delle scommesse verso operatori in regola con gli obblighi fiscali»; l’ammontare complessivo degli accertamenti effettuati nel 2018 «è stato pari a 120 milioni di euro che, sulla base dell’andamento delle pregresse annualità, fa stimare al 70% l’indice di positività del contenzioso», si legge nella relazione tecnica. Per rendere la previsione più prudenziale, «tenendo anche conto del fatto che le sentenze favorevoli non definitive possono essere riformate in secondo grado o in Cassazione, si stima che i maggiori importi annui per l’Erario sono pari a 30 milioni».