Infertilità maschile: colpiti 5 milioni di italiani. Una nuova alleanza tra andrologi e pediatri di famiglia per contrastarla più efficacemente
La preoccupante denatalità che interessa il nostro Paese non ha cause solo sociali ed economiche ma anche mediche. Il numero di giovani maschi infertili è in costante aumento. Si stima infatti che negli ultimi 40 anni la concentrazione spermatica e la conta spermatica totale si sia dimezzata.
“Dare il via ad una nuova e più forte alleanza tra andrologi e pediatri di famiglia per contrastare più efficacemente l’infertilità maschile nel nostro Paese. Si tratta di un grave problema di salute che interessa oltre cinque milioni di italiani e rappresenta una delle cause della denatalità che si registra nella Penisola”.
E’ questo uno dei messaggi che emerge dalla seconda giornata del XIII Congresso Nazionale Scientifico della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri). L’evento vede riuniti fino a oggi a Paestum (Salerno) oltre 1.000 pediatri di famiglia e per la prima volta è prevista un’intera sessione dedicata all’andrologia.
“Il pediatra di famiglia deve imparare sempre più ad interagire con lo specialista andrologo per ottimizzare i percorsi di diagnosi e terapia – afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale FIMP -. L’infertilità maschile non è infatti una malattia come le altre in quanto presenta delle evidenti implicazioni anche di carattere sociale e politico. Fino al 75% dei casi le reali cause dell’insorgenza sono sconosciute, tuttavia esistono dei parametri che devono essere monitorati fin dall’età pediatrica”.
“Si calcola che in Italia il 14% dei 18enni presenta un volume testicolare ridotto come emerge dall’Amico Andrologo Survey condotto da esponenti della SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) – sottolinea la dott.ssa Rossella Cannarella, endocringologa e dottoranda di ricerca presso l’UOC di Andrologia e Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico – Vittorio Emanuele di Catania e relatrice al congresso FIMP -. E’ una condizione che aumenta esponenzialmente il rischio d’infertilità e che nel nostro Paese presenta un’incidenza decisamente alta. Dovrebbe quindi essere oggetto di accurato monitoraggio fin dai primissimi mesi di vita. Lo stesso vale per l’analisi dei livelli di alcuni ormoni maschili per i giovani adolescenti che presentano condizioni di rischio. Questi compiti spettano principalmente alla pediatria di famiglia che, all’interno dei bilanci di salute dedicati all’età adolescenziale, può avere un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria del disturbo”.
“Quelle andrologiche non possono essere considerate solo come delle patologie dell’adulto o addirittura della terza età – conclude il dott. Mattia Doria, Segretario alle Attività Scientifiche della FIMP -. Molte insorgono durante l’infanzia o l’adolescenza e hanno spesso un’origine prenatale. Ritardi diagnostici o negli interventi terapeutici possono avere gravi conseguenze sullo stato di salute in età adulta. E’ questo il caso del criptorchidismo, un disturbo che aumenta il rischio di infertilità nonché di tumore del testicolo. Per tutti questi motivi avvieremo a breve un dialogo con le associazioni e società scientifiche che rappresentano l’andrologia italiana. Vogliamo aumentare lo scambio di conoscenze e istituzionalizzare la reciproca collaborazione per fornire una migliore assistenza e counseling a bambini e adolescenti e alle loro famiglie”.