Lotta all’AIDS: Tanzania acquista 30 milioni di preservativi


Contro l’Aids la Tanzania acquista 30 milioni di preservativi. Il Governo ha deciso di intervenire dopo la riduzione di scorte in alberghi, ostelli e altri luoghi turistici

Contro l’Aids la Tanzania acquista 30 milioni di preservativi. Il Governo ha deciso di intervenire dopo la riduzione di scorte in alberghi, ostelli e altri luoghi turistici

In Tanzania i preservativi costano caro, così per evitare che le persone ci rinuncino, il governo ha annunciato l’acquisto di 30 milioni di unità. Nel Paese dell’Africa orientale la lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, prime tra tutte l’Hiv/Aids, ha ottenuto dei buoni risultati negli ultimi anni, tuttavia le autorità restano vigili.

“La diffusione dell’Hiv si attesta ora al 4,7 per cento, rivelando che i contagi a livello nazionale stanno diminuendo“, ha dichiarato a fine settembre il viceministro della Sanità, Faustine Ndugulile. Tuttavia, ha aggiunto il ministro, “al momento i giovani sono quelli maggiormente colpiti dal virus. Stiamo lavorando a nuove strategie per rispondere al problema”. Rendere più disponibili i contraccettivi fa parte di questa politica.

Di recente infatti, come riporta la ‘Bbc’, si sono ridotte le scorte che le autorità fanno arrivare ad alberghi, ostelli e altri luoghi turistici, i principali punti di distribuzione gratuito. A causa di un taglio alle forniture, i titolari delle strutture ricettive hanno dovuto provvedere acquistandoli direttamente, e imponendo così un prezzo, che oscilla a seconda della marca tra i 3mila e 10mila scellini tanzaniani. Una cifra che può essere significativa, ad esempio, per chi lavora in agricoltura, dal momento che, stando ai dati della Wage Indicator Foundation percepisce un salario settimanale medio di circa 23mila scellini.

Il viceministro Ndugulile, come riferisce l’Agenzia Dire (www.dire.it) ha annunciato anche una campagna di screening per gli uomini, in quanto dati del ministero hanno mostrato che soprattutto quelli sposati sono i meno disponibili ai controlli: “Il più delle volte- ha spiegato Ndugulile- ritengono sufficiente che la moglie risulti negativa al test dell’Hiv”.