Il buco dell’ozono ridotto ai minimi storici ma non è un buon segno. Secondo la NASA le cause sono riconducibili agli insoliti schemi meteorologici nell’atmosfera
Il buco nello strato di ozono sull’Antartide si è ridotto alle sue dimensioni più piccole da quando gli scienziati hanno iniziato a monitorarlo nel 1982.
Le ultime osservazioni dallo spazio, come spiega l’Agenzia Dire Giovani (www.diregiovani.it) hanno mostrato che ora copre meno di 10 milioni di chilometri quadrati, un minimo storico. Durante questo periodo dell’anno, infatti, il buco si estende per circa 13 milioni di km quadrati.
La riduzione del buco implica meno radiazioni ultraviolette sulla superficie terrestre.
Lo strato di ozono ci protegge dalle radiazioni solari dannose, ma i composti di cloro artificiali che possono durare nell’aria per 100 anni, lo consumano, creando diradamento e un gap sull’emisfero australe.
Ma il suo restringimento non è necessariamente un buon segno.
Secondo la NASA le cause sono riconducibili agli insoliti schemi meteorologici nell’atmosfera, piuttosto che agli sforzi per ridurre l’inquinamento. Il processo che lo sta chiudendo, infatti, è un prodotto dell’aumento delle temperature globali.
Basta pensare che nello strato di atmosfera dove si concentra l’ozono, le temperature a settembre erano 29 gradi più alte della media.