Lotta ai tumori: screening da aumentare


Più impegno sugli screening per prevenire i tumori e conferma del Fondo per i farmaci innovativi: le richieste degli oncologi al Congresso AIOM

Il tumore al seno è la principale causa di morte per le donne fra i 35 e i 59 anni ed è responsabile del 7,2% di tutti i decessi a livello europeo: ecco cosa fanno le istituzioni UE per ridurre la mortalità

Meno casi di cancro e più diagnosi in fase precoce. È necessario adottare provvedimenti urgenti per ridurre il carico di malattia e per sensibilizzare i cittadini sul ruolo della prevenzione primaria (stili di vita sani) e secondaria (screening anticancro). Nel nostro Paese, solo il 55% delle donne esegue la mammografia per individuare in fase iniziale il carcinoma della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione (53.500 nuovi casi stimati nel 2019).

E soltanto il 41% dei cittadini effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto, il secondo per incidenza (49.000 nel 2019). Non solo. Per garantire a tutti i pazienti le terapie più efficaci, gli oncologi chiedono alle Istituzioni la conferma del Fondo per i farmaci innovativi, istituito per la prima volta con la Legge di Bilancio del 2017. L’appello viene dal XXI Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica).

“È urgente la conferma di questa fonte di risorse dedicate – afferma Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. Nel 2018, il limite di 500 milioni di euro è stato sforato, infatti la spesa per i farmaci oncologici innovativi con accesso al Fondo è stata pari a 657 milioni. Per questo ne chiediamo non solo la conferma, ma anche un incremento”. Le uscite per i farmaci anticancro nel 2018, in Italia, hanno raggiunto i 5 miliardi e 659 milioni.

“I biosimilari permettono risparmi fino al 20%, liberando risorse per consentire l’accesso a terapie innovative – spiega Giordano Beretta, Presidente eletto AIOM e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo – e la posizione di AIOM è che dovrebbero essere impiegati in tutti i pazienti che iniziano un nuovo trattamento. Siamo però preoccupati per la proposta di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) di inserire una modifica legislativa che, già a partire dalla Legge di Bilancio del 2020, consentirebbe la sostituibilità automatica di un farmaco biologico con il biosimilare di riferimento, soprattutto perché si potrebbe innescare un meccanismo di continua, ripetuta, sostituzione del farmaco sulla base solo di requisiti economici. AIOM, come sottolineato anche da altre società scientifiche, ritiene che la scelta del trattamento debba rimanere una decisione affidata esclusivamente al medico prescrittore. Principio che vale soprattutto per i pazienti già in cura, in cui la scelta dell’eventuale passaggio da una terapia all’altra rientra nell’esclusivo giudizio clinico”.

“I nuovi casi di tumore, in Italia, tendono a diminuire – afferma Stefania Gori –. Nel 2019 sono stimate 371mila diagnosi (erano 373mila nel 2018). Aumentano invece le persone che vivono dopo la scoperta della malattia: oggi sono quasi 3 milioni e mezzo (3.460.025, erano 2 milioni e 244 mila nel 2006, 2 milioni e 587mila nel 2010, circa 3 milioni nel 2015). Il calo complessivo delle diagnosi va ricondotto soprattutto all’efficacia dei programmi di screening”.

“Lo screening per il tumore del colon-retto permette di individuare anche i polipi a rischio di trasformazione maligna – continua Giordano Beretta –. Nel 2017, oltre 6 milioni di cittadini di età compresa tra i 50 e i 69 anni sono stati invitati a eseguire il test. La partecipazione complessiva si attesta solo al 41%, con quasi trenta punti percentuali di differenza fra Nord (52%) e Sud (24%). Nonostante la bassa adesione, questa attività ha portato, nel 2017, all’individuazione e al trattamento di 3.061 carcinomi e di 17.379 adenomi avanzati. Da un lato aumentano gli inviti, dall’altro diminuiscono i cittadini che aderiscono: per lo screening del colon-retto dal 47% nel biennio 2009/2010 al 41% nel 2017, per la mammografia la tendenza è stabile (56% nel biennio 2011/2012, 55% nel 2017)”.

“Abbiamo già attivato campagne di prevenzione rivolte in particolare agli anziani, che dovremo ampliare ulteriormente – afferma la Presidente AIOM –. Il nostro obiettivo è aumentare del 10% le percentuali di adesione entro 5 anni. Così potremo salvare più vite, diminuendo il numero dei nuovi casi e garantendo risparmi al sistema sanitario. Questo progetto è complementare alla revisione dell’assistenza oncologica nel nostro Paese”.

“Devono essere inoltre implementate le reti oncologiche regionali, oggi attive soltanto in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Campania e nella Provincia autonoma di Trento – sottolinea la Presidente Gori –. Le reti rappresentano il modello per garantire in tutto il nostro Paese l’accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità, per razionalizzare risorse, professionalità e tecnologie, e per arginare il fenomeno preoccupante delle migrazioni sanitarie”.

“Ma la conferma del Fondo non deve esimerci dall’obbligo dell’appropriatezza – continua Stefania Gori –. Il corretto utilizzo dei test molecolari consente di individuare il farmaco ‘giusto’ nel paziente ‘giusto’, evitando inutili tossicità e garantendo risparmi al sistema sanitario. È il concetto di oncologia di precisione. Perché il paziente possa ricevere una terapia di precisione sono necessarie una diagnosi accurata e una definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici. Sono più di 100 i centri certificati nel nostro Paese accreditati per l’esecuzione di questi esami, che permettono di individuare in anticipo la cura adatta a ogni paziente colpito da tumore. L’Italia è al vertice a livello europeo nell’oncologia di precisione, proprio grazie alla rete nazionale per i test bio-molecolari istituita da AIOM e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica)”.

Un altro punto critico è costituito dall’adesione alle cure. “Maggior aderenza significa minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie – conclude la Presidente Gori –. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che solo il 50% delle persone colpite da malattie croniche segue correttamente le terapie, un problema che interessa anche i pazienti oncologici. E, per affrontarlo, AIOM e Fondazione AIOM hanno aderito al Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia (CIAT) e a quello europeo, che riuniscono società scientifiche, medici farmacisti, infermieri, Istituzioni e associazioni di pazienti. E, per la prima volta, una sessione del Congresso Nazionale è dedicata a questo tema”.