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Dermatite atopica: ne soffre un bambino su quattro

Dermatite atopica: l'anti IL-13 tralokinumab raggiunge gli endpoint primari e secondari nei tre studi registrativi

Un bambino su 4 soffre di dermatite atopica con diversi tipi di questa malattia infiammatoria cronica della pelle: arrivano linee guida

“Un bambino su 4 presenta la dermatite atopica” e le tipologie di questa malattia infiammatoria cronica della pelle sono variegate. Da quella che provoca “lesioni contenute con riacutizzazioni, magari ogni 3-6 mesi”, a quei bambini che ne sperimentano “una forma stabile, con cute estremamente sottile, in alcuni casi indurita con estese lesioni e grattamento”. Ad approfondire la malattia con l’Agenzia Dire (www.dire.it) e’ Susanna Esposito, presidente della Societa’ italiana di infettivologia pediatrica dell’Umbria (Simeup), intervistata dall’agenzia Dire sulle nuove linee guida “su cute e tessuti molli” proposte dalla comunita’ scientifica pediatrica “per identificare le diverse infezioni e diagnosticarle”.

L’impetigine e’ “un’infezione diffusiva”, tra le piu’ comuni nei “bambini tra i 2 e i 5 anni. Tra i maggiori fattori di rischio emrgono la dermatite atopica, le lesioni della cute, oltre che quelle malattie che portano al trattamento con farmaci immunosoppressori”.

Un bambino che gioca con il terriccio, o nella sabbia, e ha una semplice dermatite atopica o una lesione cutanea, puo’ sperimentare con piu’ facilita’ “l’insorgere di quest’infezione”. Vista poi la complessa “identificazione e differenziazione” rispetto alle infezioni micotiche, “le linee guida forniscono delle indicazioni su quando somministrare una terapia topica – che consiste nell’utilizzo di pomate anti-infettive – e quando invece e’ necessario passare a una terapia sistemica, per via orale”, continua Esposito.

Il panorama infettivologico dei bambini e’ cosi’ complesso che un’altra delle specifiche delle nuove linee guida riguarda “le infezioni cutanee recidivanti”. Ci sono bambini “che pur in assenza di condizioni note, presentano questo tipo di infezioni. Non si tratta soltanto di un problema relativo all’igiene- spiega la presidente Simeup- ma anche relativo al fatto che certi microrganismi possono colonizzare il naso faringe”. Per questo motivo e’ importante “operare una valutazione dermatologica per ricavarne una corretta diagnosi”.

Le raccomandazione, recentemente pubblicate sulla rivista Clinical Therapeutics, sono inoltre il primo passo per un lavoro di piu’ ampio respiro. “Il passo successivo, infatti- aggiunge la pediatra- e’ lo studio del coinvolgimento dei tessuti molli.

Sempre piu’ vediamo infezioni che si estendono in modo profondo, anche al tessuto muscolare, sottocutaneo”. E le infezioni osteoarticolari, poi, meritano la giusta attenzione: “Abbiamo creato un gruppo di lavoro che per il prossimo anno lavorera’ su questo. Considerando anche le nuove molecole e i nuovi farmaci messi a disposizione per queste infezioni specifiche; oltre che la necessita’, in alcuni casi, di terapie estremamente prolungate, che rendono molto difficoltosa la gestione.

Soprattutto se pensiamo a un bambino che frequenta la scuola e deve essere ricoverato per alcune settimane”.

Tutte queste forme infettive, a partire dalla dermatite atopica, si possono verificare “in maniera ciclica e questo spesso puo’ dar luogo a sovra-infezioni batteriche che rendono il prurito ancora piu’ marcato”. Soprattutto per la dermatite atopica il consiglio degli specialisti e’ quello di “evitare il fai-da-te”. I genitori “vanno spesso in farmacia e acquistano pomate antibiotiche cortisoniche, mentre in realta’ per l’impetigine servono pomate specifiche. Non tutte vanno bene e soprattutto non sempre il cortisone serve, magari una cute in cui e’ stato applicato ripetutamente porta a facilitare le sovra-infezioni. La prescrizione deve avvenire dal medico- conclude la presidente Simeup Umbria- cosi’ da utilizzare i prodotti piu’ indicati ed efficaci, onde evitare recidive e problematiche di altro tipo”.

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