Toxoplasmosi in gravidanza: possibili conseguenze anche gravi per il feto. Attenzione al consumo di carne cruda e alla lettiera del gatto
La toxoplasmosi è una malattia parassitaria causata da un protozoo endocellulare, noto come Toxoplasma gondii. L’infezione può essere pericolosa in caso di toxoplasmosi in gravidanza. L’uomo si può infettare mediante il contatto con animali infetti (soprattutto gatti) o ingerendo cibo crudo (soprattutto carne suina ed ovina cruda- perciò attenzione alla carne cruda in gravidanza), contaminato dal parassita o dalle sue uova. Fortunatamente il sistema immunitario umano è in grado di difendersi. Ma se questo parassita all’apparenza innocuo viene a contatto con una donna incinta, possono esserci conseguenze anche gravi per il feto. Ne parlano gli specialisti della ginecologia dell’Ospedale Niguarda.
Toxoplasmosi e gravidanza
Quando si parla di toxoplasmosi in gravidanza bisogna tenere presente che la possibilità di un’infezione fetale aumenta quanto più l’epoca gestazionale materna è avanzata al momento del contatto con il parassita. Infatti nelle prime settimane di gravidanza la placenta offre una buona protezione contro gli assalti microbici: è ancora molto spessa e impedisce il passaggio del toxoplasma al feto.
Toxoplasmosi in gravidanza: le conseguenze
Nei pochi casi in cui la difesa della placenta non è sufficiente, i pericoli per il bambino possono essere molto gravi, generalmente la gravidanza si interrompe ma non si può escludere la possibilità di anomalie soprattutto a carico del sistema nervoso. Queste sono tra le conseguenze più temute della toxoplasmosi in gravidanza. Trascorso invece il primo trimestre di gravidanza l’eventuale passaggio del protozoo attraverso la placenta ha minori ostacoli e quindi la trasmissione della malattia diventa via via più probabile. In questo caso però la gravità dei danni tende a ridursi progressivamente perché il feto stesso è più forte.
Toxoplasmosi: cura, terapia e trasmissione
E’ possibile impedire la trasmissione dell’infezione al feto attraverso specifici trattamenti antibiotici, che riescono a ridurre il rischio fino al 60%. Se la trasmissione della toxoplasmosi è già avvenuta esistono comunque delle combinazioni di antibiotici in grado di impedire l’evolversi dei sintomi della toxoplasmosi. La terapia per la toxoplasmosi si basa su queste somministrazioni.
Esami per la diagnosi della toxoplasmosi: l’amniocentesi
Quali sono gli esami per la diagnosi della toxoplasmosi? In caso di toxoplasmosi materna, probabile o accertata, dopo la 15esima settimana di gravidanza è possibile effettuare una amniocentesi per valutare se effettivamente il toxoplasma gondii ha oltrepassato la barriera placentare e infettato il bambino. Dopo la nascita, invece il sospetto di toxoplasmosi congenita è confermato essenzialmente da indagini sierologiche. Infine, poiché i segni esteriori della malattia possono comparire anche a distanza di anni, soprattutto in assenza di terapia, i bambini con toxoplasmosi congenita vanno monitorati attentamente anche oltre il periodo neonatale.
Prevenzione: no alla carne cruda in gravidanza e se vivi con un gatto…
Occorre prestare attenzione all’alimentazione in gravidanza: mangiare solo carne ben cotta, evitare gli insaccati, bere latte pastorizzato, lavare accuratamente la frutta e la verdura e lavarsi le mani prima e dopo aver toccato alimenti crudi. Se poi in casa c’è un gatto, (ovvero la specie animale nel quale il toxoplasma si riproduce) è importante pulire la lettiera quotidianamente (meglio se questa operazione è non direttamente a cura della mamma). In più in tema di gatti e gravidanza è bene ricordare che il nostro piccolo amico a quattro zampe va alimentato solo con cibi secchi e ben cotti.