Protesi sintetiche transvaginali, nuovo Position Paper degli uro-ginecologi: “Va promosso l’utilizzo corretto in casi specifici e selezionati”
Dall’Associazione Italiana di Urologia Ginecologica (AIUG) un nuovo via libera all’utilizzo delle protesi sintetiche transvaginali nella chirurgia vaginale. La Società Scientifica ha pubblicato un Position Paper su un tema che sta facendo discutere la comunità scientifica europea e d’oltreoceano. Il documento verrà presentato oggi a Firenze nel convegno nazionale Mesh Implant Future Visions a cui partecipano i medici specialisti e a cui sono invitati i rappresentanti del Ministero della Salute, della Magistratura, delle aziende del settore protesico, delle assicurazioni, di Confindustria e dell’Università Bocconi. Strutturato in nove punti il Paper ribadisce il punto di vista dell’AIUG e specifica alcuni aspetti.
“L’uso delle protesi sintetiche transvaginali, può essere appropriato e utile in presenza di alcuni significativi fattori di rischio che aumentano le possibilità di recidiva o di comorbilità – afferma Mauro Cervigni, Segretario Scientifico AIUG e Presidente della Commissione Scientifica che ha prodotto il documento -. Tra quest’ultimi vanno segnalati le collagenopatie, la BPCO, l’obesità o il grave eccesso di peso e i danni neuromuscolari del pavimento pelvico. Dobbiamo quindi promuovere un corretto utilizzo di questi dispositivi in casi specifici e selezionati”. “Come AIUG ci impegniamo a istituire centri di eccellenza per l’impianto di protesi sintetiche transvaginali – aggiunge Gian Luca Bracco, Presidente Nazionale AIUG -. Le protesi devono essere inserite da chirurghi esperti nel trattamento del prolasso complesso e recidivo e nel posizionamento di questi dispositivi. Soprattutto il chirurgo deve imparare a gestire le complicanze associate al posizionamento di mesh sintetiche transvaginali. Vogliamo quindi favorire la formazione specifica degli specialisti su questo tipo di procedure. La paziente, che dovrà essere sottoposta a questo intervento, dovrà ricevere un counseling preoperatorio completo ed adeguato”.
“Esistono delle forti differenze tra il mercato italiano e quello americano – conclude Cervigni -. In Italia sarà necessaria la creazione di un’infrastruttura che possa rendere il nostro mercato sempre più praticabile. Proponiamo l’introduzione di un Registro delle Complicanze e la modifica del meccanismo delle gare utilizzando il modello need-based. Questi provvedimenti potrebbero determinare vantaggi al sistema sanitario nazionale e, soprattutto, alle pazienti. E proprio le pazienti uroginecologiche saranno un tema di discussione dell’evento, in particolare la discrepanza esistente tra i milioni di donne affette da disturbi uroginecologici e le poche decine di migliaia che ogni anno intraprendono un percorso di cura”.