Il lato oscuro dei giocattoli: Labour Watch denuncia la Cina. L’organizzazione ha visitato stabilimenti e dormitori di cinque fabbriche che riforniscono multinazionali come Mattel, Hasbro, Disney e Lego
Fino a 15 persone in una stanza, tra insetti, caldo e sporcizia. Sarebbero le condizioni in cui vivono i lavoratori “Nongmingong“, gli operai migranti, in particolare quelli che arrivano dalle campagne cinesi per lavorare nell’industria dei giocattoli della provincia di Guangdong. A denunciare la loro situazione, oggi, è il rapporto ‘The dark side of the glittering world’ (Il lato oscuro del mondo luccicante) dell’ong China Labour Watch. L’organizzazione ha visitato stabilimenti e dormitori di cinque fabbriche che riforniscono multinazionali come Mattel, Hasbro, Disney e Lego.
Sebbene dal 2001 ci siano stati anche alcuni miglioramenti, osserva l’ong, molto resta ancora da fare, e la guerra commerciale con gli Stati Uniti rischia di peggiorare un quadro già fosco.
“I lavoratori ricevono solo il salario minimo – denunciano gli attivisti – che è considerevolmente più basso di quello necessario per uno standard di vita dignitoso”, considerando anche che una parte del reddito deve essere inviata alle famiglie. Gli operai possono guadagnare abbastanza solo nelle stagioni del picco di produzione, che nel 2019 si sono ridotte da cinque a tre mesi. Durante i periodi di produttività più intensa, tuttavia, gli straordinari arrivano ancora a più di cento ore al mese: meno di prima, molto più delle 36 che sarebbero il limite di legge. Per le donne, le già dure condizioni di lavoro risultano aggravate dalle molestie sessuali: qualche anno fa, l’organizzazione aveva fatto emergere che oltre il 70% delle operaie ne sono vittima sul luogo di lavoro.
Nel suo ultimo rapporto, spiega l’Agenzia Dire (www.dire.it), China Labour Watch ha indagato su cinque fabbriche nella provincia di Guangdong: Wing Fai, Foshan Nanhai Mattel, Kongxing, Wah Tung, Ever front. La responsabilità principale, per gli attivisti, è però delle multinazionali: “Mettendo pressione sui prezzi dei prodotti lavorati, imponendo strette scadenze di produzione, costringendo le fabbriche a competere su contratti di breve termine e ordini e chiedendo massima flessibilità – si legge nel comunicato – creano le condizioni per lo sfruttamento osservato anno dopo anno nelle fabbriche”. China Labour Watch ha sede a New York. Fondata nel 2000, l’ong è guidata dall’attivista Li Qiang, originario della regione del Sichuan.