Sardine genovesi pronte a scendere in piazza De Ferrari oggi alle 18 con il claim tutto locale “Anciôe per la solidarietà“, ovvero acciughe per la solidarietà
“Genova non abbocca”. Cambia lo slogan, non il senso. Le “sardine di Genova” sono pronte a scendere in piazza De Ferrari, oggi alle 18, con il claim tutto locale “Anciôe per la solidarietà“, ovvero acciughe per la solidarietà. Meno riferimenti espliciti alla contestazione diretta alla Lega, ma tanti pesci di cartone, in continuità con quanto lanciato in piazza Maggiore, a Bologna. “Genova si riunisce in piazza per ribadire un chiaro no al dilagare dei discorsi di odio, alla propaganda politica delle falsità, che ci ingabbia in un conflitto perenne, perché priva di risposte concrete alle nostre necessità- spiegano gli organizzatori, in una nota- si scende in piazza per riaffermare che l’antifascismo è un valore trasversale alla politica e elemento fondante della nostra democrazia. Questa è la nostra occasione per dimostrare che c’è una maggioranza, decisa a non essere più ostaggio del proprio silenzio, determinata nel farsi sentire e vedere”. Dito puntato delle sardine genovesi contro il populismo che “trova terreno fertile nell’indifferenza e nell’individualismo, e noi oggi scegliamo di controbattere alla sua distorta e brutale narrazione, con decisa pacatezza, con le adeguate parole e la sincera vicinanza per ricostruire un noi, troppo frammentato”.
Per le sardine genovesi, “ritrovarsi in piazza significa dar corpo e voce a una relazione umana reale, significa condividere uno spazio e dei principi, a cui non vogliamo rinunciare. I diritti sono indivisibili e le perone ugualmente, senza distinzione di condizione sociale o personale, genere, fede o nazionalità”. Per questo, spiegano gli organizzatori, “oggi, nell’era in cui le interazioni sono cresciute enormemente, senza lasciare spazio all’incontro reale, scegliamo di compiere un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: ritrovarsi insieme, in tanti, per riempire una piazza, per colmare un vuoto che la politica non ha saputo riempire, anteponendo una misera retorica a dialettica, lungimiranza e razionalità”.
Giovedì, De Ferrari diventa “la piazza dove giovani, donne, migranti, lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, insomma cittadini e cittadine della nostra città, del nostro paese, avranno spazio e parola per lanciare un appello, da rivolgere anzitutto a se stessi, per prendere coscienza di essere parte di una collettività, dove ognuno è chiamato a far la propria parte per non lasciare solo nessuno, per non ritrovarsi da soli, ed essere la giusta risposta, essere l’esempio di buona politica”.