Artrite reumatoide tardiva: farmaci biologici efficaci


Artrite reumatoide tardiva: uno studio giapponese ha dimostrato che il ricorso ai farmaci biologici da parte di pazienti ultra60enni è efficace e sicuro

Artrite reumatoide tardiva: uno studio giapponese ha dimostrato che il ricorso ai farmaci biologici da parte di pazienti ultra60enni è efficace e sicuro

E’ noto che i pazienti anziani affetti da artrite reumatoide (AR) sono meno frequentemente trattati con farmaci biologici rispetto ai pazienti con esordio più precoce di malattia. Ciò premesso, uno studio giapponese, presentato nel corso del Congresso dell’American College of Rheumatology, ha dimostrato che il ricorso a questi farmaci da parte di pazienti ultra60enni si accompagna a benefici, sia in termini di efficacia che di sicurezza, paragonabili a quanto osservato nei pazienti più giovani, suggerendone il ricorso senza indugi, in presenza di condizioni appropriate e definite in base alle linee guida di trattamento valide per i pazienti più giovani.

Razionale e disegno dello studio

“I pazienti con artrite reumatoide tardiva potrebbero presentarsi con un’attività di malattia più elevata e un incremento delle disabilità rispetto a quelli con AR insorta più precocemente – hanno ricordato gli autori dello studio durante la presentazione del lavoro al Congresso -. Ciò premesso, alcuni studi presenti in letteratura hanno mostrato che i pazienti anziani sono meno frequentemente trattati con farmaci biologici rispetto ai pazienti più giovani, a suggerire l’esistenza di una condizione non ottimale di sotto-trattamento dell’AR ad insorgenza tardiva”.

L’esistenza, d’altro canto, di dati provenienti dalla pratica clinica quotidiana sull’impiego efficace e sicuro dei DMARDb nei pazienti con artrite reumatoide tardiva, ha suggerito l’implementazione di questo studio, avente lo scopo di verificare l’esistenza di differenze di efficacia e di sicurezza d’impiego di questi farmaci tra i due gruppi di pazienti, differenti per età di insorgenza di AR.

Lo studio, multicentrico e osservazionale, condotto tra il 2009 e il 2017, ha reclutato 7.183 pazienti con AR con un punteggio di attività di malattia DAS28-ERS≥3,2 all’inizio del trattamento con DMARDb.

L’artrite reumatoide tardiva (EORA) era definita come una AR diagnosticata in soggetti di età uguale o superiore ai 60 anni, mentre quella ad insorgenza precoce (YORA) era definita come una AR diagnosticata in soggetti di età inferiore ai 60 anni.

L’outcome primario dello studio era dato dal punteggio CDAI a 48 settimane. Tra gli outcome secondari valutati, invece, vi erano la persistenza del trattamento con DMARDb a 48 settimane, il raggiungimento della remissione, definito in base all’indice CDAI, e dello stato di ridotta attività di malattia/remissione in base al punteggio DAS28-ESR.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che, su 989 pazienti con AR, 364 (pari al 36,8%) avevano una diagnosi di EORA, ma solo il 18,3% di questi sottogruppi era in terapia con DMARDb rispetto al 28% dei pazienti con diagnosi di YORA.

Dopo aggiustamento dei dati in base alle differenze esistenti tra i 2 gruppi di pazienti relative alle caratteristiche iniziali, i ricercatori non sono stati in grado di rilevare variazioni significative dell’indice CDAI a 48 settimane (1.01, 95% CI=-0.62-2.64, p=0.22).

E’ stato rilevato un trend verso percentuali minori di pazienti in remissione nel gruppo di pazienti con AR ad insorgenza precoce (OR=2,52; IC95%=0,24-1,14, p=0,10), mentre i tassi di remissione/LDA in base al punteggio DAS28-ESR sono risultati pressochè sovrapponibili tra i 2 gruppi di pazienti (OR= 0,86; IC95%=0,29-2,52, p=0,77), come pure i tassi di persistenza in trattamento (HR=0,95; IC95%=0,55-1,35, p=0,78) e quelli di abbandono della terapia a causa dell’insorgenza di eventi avversi (HR=0,78; IC95%0,38-1,18, p=0,22).

Implicazioni dello studio
“I risultati dello studio non mostrano l’esistenza di differenze significative dei punteggi di attività di malattia (CDAI) a 48 settimane tra i pazienti con AR ad insorgenza precoce e AR ad insorgenza tardiva, suffragando l’impiego dei DMARDb nei pazienti con EORA, in quanto efficaci come nei pazienti con YORA – hanno affermato i ricercatori alla fine della presentazione del lavoro al Congresso -. Non solo: lo studio non ha dimostrato l’esistenza di differenze tra gruppi in termini di tassi di abbandono della terapia a causa di eventi avversi”.

Alla luce di queste osservazioni, i clinici dovrebbero scegliere con attenzione quali pazienti con AR ad esordio tardivo possono essere trattati in sicurezza con DMARDb, in ragione della possibile insorgenza di eventi avversi, con particolare riferimento alle infezioni.

Tra gli sviluppi futuri dello studio, i ricercatori hanno dichiarato la loro intenzione a verificare, in un prossimo lavoro, se i pazienti con EORA rispondano in maniera differente alle varie tipologie di farmaci biologici esistenti.