Attività fisica regolare rallenta la progressione del cancro del colon e riduce gli effetti collaterali delle terapie per i pazienti con la neoplasia in fase avanzata
È risaputo che praticare regolarmente un’attività fisica riduce il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto. Uno studio americano i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Clinical Oncology dimostra però che l’attività fisica è molto utile anche per coloro che si sono già ammalati di questo tipo di tumore.
Alcuni ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute e del Brigham and Women’s Hospital di Boston, come spiega l’AIRC, hanno preso in esame 1.200 pazienti con tumore del colon retto avanzato o metastatico, coinvolti in uno studio clinico in cui veniva valutata l’efficacia di due terapie farmacologiche. All’inizio dello studio è stato chiesto ai pazienti di compilare un questionario sull’attività fisica che avevano svolto nei due mesi precedenti, specificando quali attività, con quale frequenza e per quanto tempo. I ricercatori hanno calcolato il livello di attività motoria settimanale di ogni paziente e lo hanno messo in relazione con il decorso della malattia nei sei anni successivi.
Obiettivi perseguibili
Dall’analisi statistica è emerso che i pazienti che facevano più esercizio fisico avevano quasi il 20 per cento di probabilità in più che la malattia non progredisse rispetto a quelli che facevano meno esercizio. Per avere un effetto positivo non era necessaria un’attività fisica vigorosa, ma bastavano attività a bassa intensità come camminare o salire le scale, purché esercitate per almeno qualche ora alla settimana. Si tratta dunque di un obiettivo perseguibile anche per i pazienti in cura con chemioterapia.
Da notare che l’attività fisica oltre a rallentare la malattia permette di tollerare meglio le terapie. Il rischio di eventi avversi gravi dipendenti dai farmaci era infatti del 30 per cento circa più basso nei pazienti che facevano almeno 30 minuti di attività fisica moderata ogni giorno.
“Questi risultati ci autorizzano a incoraggiare i pazienti a fare esercizio, a mandarli dal fisioterapista o a farli partecipare a programmi di allenamento in piccoli gruppi” ha commentato Jeffrey A. Meyerhardt, direttore del Gastrointestinal Cancer Center del Dana-Farber Cancer Institute, principale autore dello studio.