Diabete: glicemia sotto controllo con cereali integrali meno trasformati


Diabete di tipo 2: livelli di glicemia migliori con prodotti che contengono cereali integrali meno trasformati, secondo i risultati di uno studio

Diabete di tipo 2: livelli di glicemia migliori con prodotti che contengono cereali integrali meno trasformati, secondo i risultati di uno studio

Gli adulti con diabete di tipo 2 possono migliorare i loro livelli glicemici consumando prodotti che contengono cereali integrali meno trasformati, secondo i risultati di uno studio appena pubblicato sulla rivista Diabetes Care. Quanto emerso potrebbe interessare le aziende alimentari per fornire prodotti più salutari.

«I risultati di questo studio a breve termine indicano che gli alimenti integrali non sono tutti uguali, infatti i cereali integrali meno trasformati sembrerebbero potenzialmente migliori. Abbiamo esaminato il controllo della glicemia, importante per chi soffre di diabete», ha detto l’autore principale Andrew Reynolds della University of Otago a Dunedin, in Nuova Zelanda. «Considerando tre tipi di pane composto da farina integrale di grano macinato a rullo, abbiamo rilevato un’associazione inversa in base alla quale all’aumento delle dimensione delle particelle di grano intero si otteneva una riduzione della risposta postprandiale».

Il team di ricerca ha misurato i livelli di glucosio nel sangue di 15 adulti con diabete di tipo 2 (età media 64 anni; 44% donne) che avevano consumato uno tra quattro tipi di pane, composti dal 100% di farina integrale macinata a pietra o dal 100% di farina integrale macinata a rullo, oppure dal 50% di farina integrale macinata a rullo e il 50% di grano intero spezzettato (kibbled), o una combinazione di farina integrale macinata a rullo (40%), grano intero intatto (30%) e grano intero spezzettato (30%).

I partecipanti hanno consumato quattro fette di uno dei tipi di pane e poi è stata loro misurata la glicemia, nella prima ora a intervalli di 15 minuti e nelle successive due ore ogni 30 minuti. In giorni diversi hanno ripetuto il test consumando un tipo di pane differente in base a un’assegnazione casuale. I ricercatori hanno valutato la glicemia utilizzando l’area incrementale sotto la curva dei livelli di glucosio (iAUC), i livelli di glucosio durante le 3 ore successive al pasto e dopo 3 ore.

Influenza sulla glicemia
Come riportato dagli autori, con i pani a base di farina macinata a rullo, ma non a pietra, la iAUC ha seguito “una tendenza lineare inversa” all’aumentare delle dimensioni del grano. Inoltre i pani costituiti da grani più grandi avevano valori inferiori di iAUC (p=0,003), di glucosio postprandiale (p=0,006) e di glucosio a 3 ore (p=0,001).

Nello specifico il livello medio di glucosio nel sangue misurato a 3 ore era di 9,3 mmol/l per il pane prodotto con la miscela di grano macinato a rullo, grano intero intatto e grano intero kibbled, 10,62 mmol/l per pane integrale macinato a pietra, 10,39 mmol/l per quello con il 50% di farina integrale macinata a rullo e il 50% di grano kibbled e 10,17 mmol/l per il pane con farina integrale macinata a rullo al 100%.

Il livello medio di glucosio nel sangue dopo 3 ore per gli stessi quattro tipi di pane è risultata rispettivamente di 8,24 mmol/l, 10,45 mmol/l, 10,17 mmol/l e 10,35 mmol/l.

Migliorare la qualità degli alimenti integrali
«I nostri risultati hanno una potenziale rilevanza clinica per le persone con diagnosi di diabete e per le raccomandazioni dietetiche rivolte ai soggetti con prediabete e per le popolazioni con un’alta percentuale di individui obesi a rischio di diabete», hanno scritto i ricercatori. Hanno anche suggerito che questo studio potrebbe essere la base per un riesame dell’etichettatura degli alimenti.

«Stiamo cercando dei modi per aiutare le persone a migliorare il controllo della glicemia. Questo tipo di studi possono interessare l’industria alimentare, che può intervenire sui prodotti integrali che si trovano nei supermercati in modo che contengano cereali integrali più intatti e meno trasformati», ha aggiunto Reynolds. «Possono anche contribuire a modificare le raccomandazioni dietetiche, indirizzando le persone ad apportare piccoli cambiamenti che possono proteggere il loro stato di salute».