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Bpco e acidi grassi: c’è un possibile legame

ventilazione meccanica

Bpco e assunzione di acidi grassi, esiste un legame secondo uno studio pubblicato recentemente su The Annals of the American Thoracic Society

Stando ad uno studio pubblicato recentemente su The Annals of the American Thoracic Society, esisterebbe un’associazione inversa tra l’assunzione di acidi grassi polinsaturi omega-6 (PUFA) e la salute respiratoria in pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), confermando osservazione precedenti di un ruolo dei PUFA nell’influenzare gli outcome respiratori, oltre a modulare la risposta infiammatoria.

Gli autori della nuova pubblicazione, in particolare, hanno voluto esplorare in modo più approfondito la relazione esistente tra l’assunzione di PUFA omega-3 – es: acido alfa-linoleico (ALA). eicosapentanoico (EPA) e docosaesanoico (DHA) – o di PUFA omega-6 – es: acido linoleico (LA) e arachidonico (AA) – con la salute respiratoria in pazienti ex fumatori, affetti da Bpco moderata-severa.

Sono stati reclutati 112 pazienti tra il 2014 e il 2018. Questi, avevano un’età ≥40 anni, una percentuale predetta del rapporto FEV1/FVC post-broncodilatazione <80% ed erano stati fumatori in passato.

La valutazione del regime dietetico è stata effettuata mediante utilizzo di una griglia modificata nel 2007 di un questionario strutturato ad hoc (the Willett Food Frequency Questionnaire), per determinare l’assunzione media giornaliera di tutti i nutrienti assunti sotto forma di alimenti o supplementazioni nel corso dell’anno precedente.

In particolare, l’assunzione di PUFA è stata classificata nel modo seguente:
– Assunzione totale omega-3 (EPA+DHA+ALA)
– Assunzione totale omega-6 (LA+AA)
– Rapporto omega-6/omega-3

Sono stati analizzati gli outcome di salute respiratoria mediante l’impiego di una scala modificata MRC (Medical Research Council) per le alterazioni funzionali causate dalla dispnea, del test di valutazione della Bpco, del St. George’s Respiratory Questionnaire e del Questionario Clinico della Bpco per determinare la qualità della vita (QoL) specificamente legata alla salute respiratoria.

Benefici documentati solo con i PUFA omega-3
Dai risultati è emerso che, all’incremento di un grammo dell’assunzione totale di PUFA omega-3 corrispondeva un punteggio più basso al test di valutazione della Bpco, al test SGRQ, come pure punteggi più bassi al Clinical Copd Questionnaire, a suggerire il beneficio dell’assunzione di questa tipologia di acidi grassi polinsaturi.

Inoltre, è emerso che un’assunzione di livelli più elevati di PUFA omega-3 era legata ad un numero inferiore di riacutizzazioni severe di Bpco e ad un trend di miglioramento della funzione polmonare.

Per contro, l’incremento di un grammo dell’assunzione totale di PUFA omega-6 è risultato associato ad una percentuale predetta di FEV1 inferiore, punteggi più elevati sia sulla scala modificata MRC per le alterazioni funzionali causate dalla dispnea, sia del test di valutazione della Bpco che di SGRQ, come pure a punteggi più elevati al Clinical Copd Questionnaire.

Non solo:  l’ incremento di PUFA omega-6 è risultato associato a maggiori rischi di riacutizzazione di Bpco nel trimestre precedente la visita di valutazione.

Inoltre, anche il rapporto omega-6/omega-3 è risultato associato ad alcuni outcome respiratori, compreso un peggior impatto negativo della Bpco sulla salute respiratoria, definito da punteggi più elevati al test di valutazione della Bpco e da una peggiore qualità della vita, misurata da punteggi SGRQ e del Clinical Copd Questionnaire più elevati, oltre ad un valore percentuale più basso della FEV1 predetta e ad un rischio più elevato di riacutizzazioni severe di malattia.

In conclusione, lo studio suggerisce come alcuni accorgimenti del regime dietetico possano rappresentare un fattore di rischio modificabile di morbilità respiratoria in pazienti con Bpco, e che i PUFA omega-3 e omega-6 possono giocare un ruolo chiave in questo ambito.

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