Verso cellule NK sempre più efficaci contro il mieloma multiplo secondo i risultati di un lavoro pubblicati sul Journal for Immunotherapy of Cancer
Le cellule natural killer (NK) sono cellule del sistema immunitario “nate per uccidere”, ovvero linfociti specializzati nel riconoscimento e nell’eliminazione di agenti patogeni e cellule tumorali. Per questo sono al centro di diverse sperimentazioni che prevedono proprio il trasferimento al paziente (in gergo si parla di “trasferimento adottivo”) di cellule NK per il trattamento di tumori in particolare del sistema ematopoietico, come leucemie, linfomi e mielomi. Fondamentale per questi approcci di immunoterapia è, da un lato, mettere a punto sistemi di coltura efficienti per le cellule da trasferire e, dall’altro, assicurarsi che dopo il trasferimento queste possano raggiungere in modo efficace la sede in cui devono agire – per esempio il midollo osseo – e persistervi. Esattamente quello che sono riusciti a fare per ora in animali di laboratorio con mieloma i ricercatori del gruppo guidato da Angela Santoni e Giovanni Bernardini dell’Università “La Sapienza” di Roma. I risultati del lavoro, condotto grazie al sostegno di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sul Journal for Immunotherapy of Cancer.
Per prima cosa i ricercatori hanno confrontato diversi “cocktail” di citochine (piccole proteine che servono per la comunicazione cellulare) e altre sostanze. Fra questi hanno scoperto che quello più in grado di attivare le cellule NK e di renderle particolarmente aggressive contro il tumore, conteneva in realtà una sola citochina: IL-15. “Il passo successivo” spiega Santoni “è stato cercare di ottimizzare la capacità di infiltrazione nel midollo osseo, la sede del tumore, delle cellule NK attivate. Ci siamo riusciti lavorando su un particolare recettore per chemochine (un gruppo specifico di citochine) chiamato CXCR3.”
Studi precedenti dello stesso gruppo di ricerca avevano suggerito che il livello di espressione di CXCR3 è importante per modulare il traffico delle cellule NK. Ora Santoni e colleghi hanno scoperto che, utilizzando degli antagonisti del recettore oppure eliminandolo direttamente dalle cellule NK, si ottiene una maggiore capacità di infiltrazione e persistenza delle cellule stesse nel midollo osseo, con maggiore efficacia antitumorale. Ovviamente questi risultati andranno confermati in studi clinici, ma la prospettiva per il futuro è combinare l’attivazione delle cellule NK con IL-15 e lo spegnimento del recettore CXCR3, attraverso sistemi di editing genomico come CRISPR-CAS9, per ottenere immunoterapie sempre più efficaci.