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Tumori infantili: è allarme nelle aree inquinate

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I tumori infantili sono il 7% in più nelle aree inquinate. Oltre alle zone di Ilva e Terra dei Fuochi preoccupano Sicilia, Liguria e Friuli Venezia Giulia

Gli ultimi dati epidemiologici mostrano come i bambini che vivono nelle aree maggiormente inquinate hanno un rischio aumentato di sviluppare tumori infantili, in particolare quelli del sistema nervoso centrale, sarcomi delle parti molli e leucemie mieloidi acute.

“I dati rilevano come in queste aree vi sia un eccesso di incidenza di tumori infantili di circa il 7% in più rispetto a bambini che non vivono in aree inquinate, e negli ultimi report dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sono stati registrati in circa sette anni 1.200 nuovi casi, con un eccesso soprattutto dei sarcomi delle parti molli”. A fare il punto sulle ultime ricerche sui tumori in età pediatrica (0-14 anni) correlati all’inquinamento è Antonio Ruggiero, professore associato presso la clinica pediatrica dell’università Cattolica Sacro Cuore di Roma (Unicatt), intervenuto ad un focus dedicato al tema nella seconda giornata del congresso congiunto di pediatria del Lazio all’auditorium della Tecnica a Roma.

In particolare, spiega Ruggiero alla Dire (www.dire.it), “la fascia sotto l’anno di età ha un rischio aumentato di contrarre tumori del sistema nervoso centrale. Il bambino, a differenza dell’adulto e dell’anziano, è un soggetto maggiormente suscettibile alla azione di fattori di rischio cancerogeno”, sottolinea il professore. Un aspetto “legato alle sue caratteristiche fisiologiche di organi in via di sviluppo, così come il fatto che il bambino vive molto di più all’aria aperta, ha maggiore contatto con il terreno ed ha una superficie corporea, rapportata al peso, di maggiore esposizione ai fattori di rischio”. Tra questi: l’inquinamento da traffico, i campi elettromagnetici, la presenza nell’ambiente di agenti chimici tossici, come l’arsenico. Sull’epidemiologia correlata alla presenza sul territorio di discariche e inceneritori, poi, “c’è una grossa letteratura che fa vedere come può aumentare l’incidenza di diversi tipi di patologie, da quelle respiratorie a quelle cardiovascolari e malformazioni congenite, in alcuni casi di tumori. Mentre per le discariche non ci sono dei dati conclusivi, però- precisa Ruggiero- per gli inceneritori, in diversi casi, è stato segnalato un aumento nell’area di alcuni inquinanti che potrebbero avere un ruolo cancerogeno”.

Sono anche state studiate le nanoparticelle, ma “gli studi a disposizione sul bambino non permettono di arrivare a delle conclusioni chiare”. Tra le zone maggiormente a rischio i “45 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche sono sparsi su tutto il territorio nazionale”, dove ci sono importanti insediamenti di industrie chimiche, aree portuali e discariche. Queste aree sono sottoposte a “un monitoraggio continuo- ricorda il professore- e rientrano in 28 registri che hanno rilevato questi ultimi dati da poco pubblicati dall’Iss”.

Tra le aree più critiche, “oltre a quelle che già conosciamo per fatti di cronaca, come la Terra dei Fuochi e l’Ilva di Taranto, ci sono gli insediamenti chimici, soprattutto in Sicilia e, al Nord, la Liguria e il Friuli Venezia Giulia”. Ma i tumori infantili correlati all’inquinamento sono più aggressivi degli altri? “Non esistono ancora molti dati- risponde Ruggiero- perché, per fortuna, i tumori nei bambini sono eventi rari, per cui occorre sicuramente un periodo maggiore di osservazione di questi casi per capire se anche le caratteristiche di tali tumori sono diverse da quelle di altri bambini con lo stesso tumore”. La ricerca dei tumori in età infantile , però, “è rallentata dal fatto che è una popolazione ristretta, che gli eventi studiati sono tanti e questo richiede chiaramente molto tempo anche per le conclusioni dello studio”. In tal senso, non aiutano le rilevazioni ancora a macchia di leopardo: “Attualmente il 70% del territorio italiano è coperto da un registro accreditato presso la Airtum, l’Associazione italiana registri tumori- fa notare il pediatra- Il 28% (circa 16 milioni di italiani) è coperto, invece, da un registro non accreditato presso l’Airtum, i cui dati, quindi, potrebbero essere non così attendibili. Poi c’è un 2% della popolazione, pari a poco più di un milione, che non è coperto da nessun registro. Dovremmo avere su tutto il territorio nazionale un registro che copre le diverse aree– è l’auspicio di Ruggiero- ma, soprattutto, registri che rispondano ai criteri di accreditamento presso l’Airtum”.

Sul come difendersi il pediatra non ha dubbi: “In primis, parlare di questi eventi sui territori sicuramente può aumentare la coscienza del fenomeno“. Ma accanto a questo “bisogna pensare anche alla bonifica di questi territori- conclude- al fine di evitare di vedere nei prossimi anni un aumento del numero di tumori infantili”.

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