Cresce ancora la popolazione globale dei gorilla di montagna secondo un’indagine condotta in due parchi nazionali in Uganda e in Congo
Continua a crescere la popolazione globale dei gorilla di montagna. A mostrarlo sono i risultati dell’ultima indagine condotta nel Parco Nazionale del Bwindi, in Uganda, e nella vicina Riserva Naturale di Sarambwe, nella Repubblica Democratica del Congo.
Sono stati il Ministero del Turismo naturale e delle Antichità dell’Uganda e la Greater Virunga Transboundary Collaboration a rivelare come il numero di gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) sia salito a 459 individui, rispetto ai 400 stimati nel 2011, nei 340 chilometri quadrati di foresta transfrontaliera protetta. L’area Bwindi – Sarambwe, infatti, è uno dei due luoghi del pianeta in cui si trova ancora la sottospecie e lì è stato registrato un aumento locale pari al 15%.
Questa importante notizia, se unita ai risultati pubblicati dall’indagine Virunga Massif 2015/2016, porta il numero globale di gorilla di montagna a 1.063 individui e mostra come la protezione delle foreste sia direttamente collegata alla protezione e alla tutela delle specie che le abitano.
“Lentamente, ma sempre di più, stiamo vedendo un futuro solido per i gorilla di montagna e dimostrando come gli sforzi di conservazione collaborativi a lungo termine possano avere effetti concreti sulle specie che sono sull’orlo dell’estinzione. Questi risultati, infatti, sono stati confermati anche lo scorso con la riclassificazione della lista rossa della IUCN, che ha portato i gorilla di montagna dalla categoria ‘In pericolo critico (CR)’ a ‘In pericolo (EN)’ – ha dichiarato Anna Behm Masozera, Direttore dell’International Gorilla Conservation Programme (IGCP), che ha fornito supporto tecnico e finanziario nell’ambito di un accordo con la Greater Virunga Transboundary Collaboration intergovernativa-. Mentre la coalizione IGCP celebra questi risultati, ovviamente, i gorilla di montagna stanno ancora affrontando molte minacce e come sottospecie dovranno sempre essere protetti, mentre il loro habitat e il turismo dovranno essere ben gestiti. Non possiamo abbassare la guardia, ma prenderci un momento per riconoscere gli sforzi e i risultati raggiunti”.
L’indagine ha indicato anche come le minacce legate alle attività umane illegali per i gorilla di montagna e altre specie selvatiche non siano diminuite nell’area Bwindi-Sarambwe dal 2011, nonostante gli sviluppi positivi nell’impegno comunitario, nelle iniziative di conservazione e nel turismo. Le squadre di ricerca, infatti, hanno trovato e distrutto ben 88 trappole nel corso delle loro attività di monitoraggio.
Più di 75 tecnici, provenienti da tredici istituzioni partecipanti, con il sostegno dei governi locali e delle comunità che vivono intorno alle aree protette, sono stati addestrati per realizzare l’indagine. Le squadre di rilevamento hanno percorso “recces” (sentieri di ricognizione) predeterminati, garantendo una copertura completa di tutte le aree forestali del Bwindi-Sarambwe, per cercare segni di gorilla, altri mammiferi e attività umane. Quando sono stati rilevati nuovi segni di gorilla, le squadre hanno seguito il loro sentiero per localizzare tre siti di riposo notturno recenti, dove sono stati raccolti campioni di feci. Questo procedimento è stato ripetuto due volte: la prima da marzo a maggio 2018 (per 62 giorni) e la secondo da ottobre a dicembre 2018 (per 60 giorni). Una seconda perlustrazione ha permesso di trovare gorilla che non erano stati individuati durante la prima perlustrazione e quindi ha fornito un numero più affidabile di gorilla. I campioni fecali sono stati analizzati geneticamente per determinare i singoli genotipi e da queste indagini sono attese ulteriori pubblicazioni scientifiche.
“L’anno scorso il mondo ha celebrato l’annuncio che i gorilla di montagna hanno superato il traguardo dei 1.000: una pietra miliare nella storia della loro conservazione- spiega Margaret Kinnaird, leader del Wildlife Practice del WWF-. I risultati di quest’ultimo studio sono un’ulteriore notizia per la conservazione e dimostrano cosa si può ottenere quando i governi, le comunità e i partner si impegnano a invertire la catastrofica perdita della natura”.
“Forse la gente non sa quanto la crescita di questa specie di gorilla sia cruciale per dare speranza agli sforzi di conservazione che il WWF sta portando avanti in tutto il mondo- aggiunge il direttore del programma di conservazione del WWF Italia, Isabella Pratesi-. Se otteniamo buoni risultati per i gorilla di montagna vuole dire che “yes we can!” ovvero che è possibile salvare dall’estinzione specie altrimenti ridotte al lumicino. E insieme a loro possiamo proteggere, foreste, habitat, ecosistemi cruciali per il futuro del pianeta e il benessere delle comunità locali in Africa”.
Il WWF lavora ogni giorno insieme a cittadini, governi, aziende per combattere la deforestazione e contribuire al ripristino delle foreste in tutto il mondo. Quest’anno, in particolare, il WWF Italia ha dato il via alla campagna Stand Up for Forest, con l’obiettivo di continuare a proteggere le foreste nel mondo e sta realizzando ambiziosi progetti di protezione e di ripristino dell’ecosistema forestale, a cui ognuno può scegliere di contribuire.