Ernia iatale: un disturbo che colpisce il 15% degli italiani. Conviverci è possibile, in alternativa ci sono terapie a disposizione
L’ernia iatale interessa lo stomaco, che, invece di rimanere al di sotto del diaframma, si sposta verso l’alto, invadendo la zona del torace. Si tratta di un disturbo con cui convive il 15% degli Italiani.
La “breccia” di passaggio è un foro nel diaframma detto iato esofageo. In genere le pareti di questa struttura sono ben aderenti all’esofago. A volte, però, può succedere che questa apertura finisca per rilassarsi o dilatarsi, favorendo la risalita di una piccola parte di stomaco nel torace. Ma come conviverci e quali sono le terapie per l’ernia iatale? Lo spiegano gli specialisti dell’Epatologia e Gastroenterologia dell’Ospedale Niguarda.
Conoscere la patologia
Il problema può essere congenito, altre volte è causato da una perdita di elasticità dei muscoli a livello dello iato oppure può essere la conseguenza di un trauma addominale. Sembra che ad aumentarne il rischio siano soprattutto i naturali processi di invecchiamento dei tessuti e di tutto l’apparato digerente.
Giocano contro anche l’obesità, la gravidanza e il meteorismo. L’ernia iatale può essere asintomatica o dare disturbi legati al reflusso dei succhi gastrici che entrano in contatto con l’esofago.
I fattori che scatenano i sintomi possono essere alcune posizioni e particolari movimenti, come la posizione sdraiata o il piegarsi in avanti. Bruciore retrosternale, acidità, nausea, vomito, salivazione intensa e tosse, oltre a questi sintomi tipici, il reflusso può causare un’infiammazione cronica della mucosa esofagea che può evolvere nel tempo in una lesione precancerosa.
La terapia si basa sui farmaci che inibiscono la secrezione acida dello stomaco, ma nel caso in cui dai farmaci non si avesse alcun giovamento, in alcuni pazienti selezionati, si può considerare un intervento chirurgico di ricostruzione dello sfintere esofageo.
Attenzione a…
– Evitare (o usare con moderazione) le sostanze che aumentano il reflusso degli acidi nell’esofago, come ad esempio: nicotina (sigarette), caffeina, cioccolato, cibi ricchi di grassi, menta e alcool.
– Fare pasti meno sostanziosi e più frequenti e lasciar passare almeno 2 o 3 ore tra il pasto e il momento in cui si va a dormire.
– Evitare di chinarsi, di fare esercizi per gli addominali, di indossare cinture strette o altri indumenti che possono aumentare la pressione sull’addome e provocare il reflusso.
– Se si è in sovrappeso, perdere peso. Anche l’obesità aumenta la pressione sull’addome.
– Nel letto alzare l’appoggio per la testa di circa 20-30 centimetri, mettendo dei cuscini o dei supporti sotto il materasso. Questo permetterà di tenere lontano gli acidi dallo stomaco durante il sonno.