La scienza partecipativa: il caso di Hai sentito il terremoto?, il servizio dell’INGV che permette a tutti i cittadini di diventare scienziati
Un cambiamento epocale, quello che si è verificato negli ultimi anni. Un ribaltamento di paradigma che ha interessato la scienza e il mondo della divulgazione scientifica, portando tra la gente comune il tradizionale “scienziato in cattedra”. Anche per la sociologia, che tipicamente si occupa dello studio sistematico dei fenomeni che interessano la società, quello a cui stiamo assistendo è un passaggio cruciale da un modello didattico, o top-down, della comunicazione della scienza a uno estremamente più orizzontale e partecipativo, quasi inclusivo, in cui il cittadino viene messo sempre più al centro del processo di trasferimento attivo e bidirezionale di nozioni e informazioni.
Si tratta della cosiddetta “citizen science”, la scienza dei cittadini, ovvero quella capacità del mondo della ricerca di aprirsi e avvalersi della collaborazione dei non addetti ai lavori per ottenere dei dati che, se opportunamente misurati e validati, possano acquisire una rilevanza scientifica.
L’INGV, anche attraverso le sue attività di Terza Missione, si adopera da diversi anni con iniziative che possano coinvolgere sempre più la vasta platea dei cittadini: tra queste, una delle più riuscite e apprezzate dal pubblico è senza dubbio “Hai sentito il terremoto?” (http://www.haisentitoilterremoto.it), un sito nato in via sperimentale oltre venti anni fa per dare la possibilità a chiunque avverta un evento sismico registrato dalla Rete Sismica Nazionale dell’Istituto di rispondere a un questionario sugli effetti del sisma. Le risposte, analizzate e “pesate” tramite un algoritmo messo a punto dai ricercatori dell’INGV, consentono di elaborare delle mappe estremamente utili e interessanti che mostrano, in modo grafico e immediato, l’ampiezza dell’area del risentimento di un terremoto e le differenti intensità.
L’INGV sul suo blog ha fatto qualche domanda a Valerio De Rubeis, ricercatore INGV che insieme a Patrizia Tosi, Paola Sbarra e Diego Sorrentino costituisce il team di Hai sentito il terremoto?.
Valerio, Hai sentito il terremoto? è nato in un periodo in cui la citizen science era ancora appannaggio di poche realtà nel mondo. Raccontaci qualcosa dei suoi primissimi passi…
Hai sentito il terremoto? è nato in forma sperimentale nel 1997: dal 2007 è, invece, nella forma in cui lo conosciamo oggi. Poco tempo dopo abbiamo deciso di introdurre le iscrizioni al sito, che fino a quel momento veniva compilato solo su base volontaria. Questo però ci creava qualche problema: infatti per i terremoti di bassa magnitudo e più in generale nelle aree a basse intensità per noi è importante sapere anche chi non ha avvertito la scossa, per poter fare le giuste proporzioni; ma ci siamo resi ben presto conto che era molto più probabile che compilasse volontariamente il questionario solo chi lo avesse davvero sentito. Di fatto, se non si sente un terremoto è piuttosto improbabile che venga il dubbio di entrare sul nostro sito, controllare se in quel lasso di tempo ci sono state delle scosse e compilare dicendo di non aver percepito nulla. Quindi avevamo bisogno di poter chiedere noi alle persone se avessero sentito o meno il terremoto, offrendo così anche la possibilità di rispondere “No”: istituimmo, quindi, le iscrizioni.
Com’è nata l’idea del sito?
L’idea è nata dal fatto che, già nel 1997, eravamo degli “smanettoni” di Internet! Pensate che il primo browser qui in Istituto, Mosaic, lo abbiamo installato io e Patrizia Tosi! Diciamo che abbiamo “semplicemente” unito il nostro grande interesse per la rete al fatto che, per mestiere, ci occupavamo di macrosismica, ovvero dello studio degli effetti dei terremoti sulle persone, gli oggetti, le costruzioni e il territorio.
Vogliamo spiegare cos’è esattamente Hai sentito il terremoto?
Hai sentito il terremoto? è uno tra i primi progetti al mondo volti a stimolare il coinvolgimento delle persone per trarne un dato che, una volta elaborato, diventi scientificamente rilevante: si inquadra, quindi, nell’ambito del cosiddetto crowdsourcing, ovvero quel fenomeno di sviluppo collettivo di un progetto, spesso su base volontaria. Ci piace ricordare, però, che quando è nato Hai sentito il terremoto? il termine crowdsourcing ancora non era così diffuso!
Si tratta di una nostra idea basata, come dicevo, sulla macrosismica, ovvero la disciplina nata ancora prima degli strumenti per misurare e registrare i terremoti, che si pone come obiettivo quello di studiare e comprendere gli effetti di un terremoto sul territorio.
Tradizionalmente, vale a dire da Giuseppe Mercalli in poi, quando si verificava un evento sismico di medio-grande entità solo in un secondo momento si andava sul territorio a effettuare delle indagini per ottenere dei risultati da riportare su mappa. Questo genere di indagine, detta per l’appunto macrosismica e svolta da tecnici sul campo, aveva però il limite di durare molto tempo, talvolta anche dei mesi, e costare molto: con Hai sentito il terremoto? abbiamo pensato di sfruttare Internet per dare un contributo complementare ai rilievi tecnici riducendo notevolmente i tempi di indagine abbattendo i costi e ottenendo un’analisi molto più capillare. Altra cosa molto importante da segnalare è che un tempo queste indagini venivano attivate solo per i terremoti più forti e solo nelle zone più colpite: invertendo il “paradigma” e, quindi, potendo chiedere direttamente alle persone, è diventato possibile estendere la ricerca anche ai territori più distanti, ampliando moltissimo il campo d’indagine .
Come funziona il sito?
Tutto ruota attorno alla partecipazione dei cittadini, come dicevamo prima. Abbiamo da una parte gli iscritti, che ad oggi sono 29.379, e dall’altra i cittadini che vengono a conoscenza del sito in occasione dell’evento sismico e, anche se non iscritti al servizio, decidono di compilare volontariamente il questionario.
Quando si verifica un terremoto e non appena abbiamo la notizia dei parametri e della sorgente – vale a dire ora, magnitudo, profondità e localizzazione con latitudine e longitudine – mediante delle funzioni e delle cosiddette “leggi di attenuazione” stabiliamo un raggio di probabile avvertimento dell’evento da parte della popolazione. Dopodiché aggiungiamo un pochino in più di distanza dall’epicentro in modo da esser certi di includere anche la prima fascia dei “non sentito” e inviamo una mail a tutti gli iscritti localizzati entro questo raggio. Con la mail comunichiamo che c’è stato un terremoto in prossimità della loro posizione che potrebbe essere stato risentito, e chiediamo loro di comunicarci se lo hanno avvertito o meno.
A questo punto, quindi, i cittadini possono accedere al questionario: com’è strutturato?
È un questionario molto semplice, che ricalca le principali descrizioni date dagli studiosi del campo tra cui Mercalli stesso. Le prime domande sono relative a dove ci si trovasse al momento della scossa, se all’interno di un edificio, a quale piano, cosa si stesse facendo: sono tutte situazioni diverse che comportano dei cambiamenti importanti nella percezione e noi ne dobbiamo tenere conto. A questo punto c’è il bivio con la domanda fondamentale: “Hai sentito il terremoto?”. Se a questo punto il soggetto risponde “No”, a noi arriverà la semplice informazione, ma comunque essenziale, di terremoto non avvertito in quella zona; se risponde “Sì”, accederà alla seconda batteria di domande.
In questa seconda parte ogni campo ha le risposte graduate secondo una scala che va da “Non ricordo”, “Nulla” a “Molto” rispetto a temi molto vari: vibrazione dei vetri e delle porcellane, comportamento degli animali, oscillazione dei lampadari, sensazione di perdita di equilibrio, rumore causato dal terremoto, lampi di luce. L’ultima parte riguarda gli effetti e i danni permanenti osservabili, da uno sguardo non tecnico, sugli edifici. Tutte le domande, e le relative opzioni di risposta, sono molto semplici per essere somministrabili a tutti: i risultati che ne estraiamo vengono “tradotti” automaticamente mediante un algoritmo in gradi della scala Mercalli e della Scala Macrosismica Europea (EMS).
Che grado di partecipazione registrate tra le persone?
Quello di cui ci siamo resi conto è che c’è una grandissima predisposizione da parte delle persone a partecipare per poter essere d’aiuto. Il campo emozionale personale si fonde, molto spesso perfettamente, con quello del contributo scientifico, e di questo abbiamo molti esempi belli. Basti pensare, ad esempio, che ad oggi abbiamo oltre 29.300 iscritti al sito e più di 1.145.000 questionari compilati per più di 13.000 terremoti. Tra questi, quello che ci ha fatto registrare il maggior numero di risposte (oltre 13.000) è stato il sisma di magnitudo 6.5 del 30 ottobre 2016 con epicentro tra Norcia e Preci, in provincia di Perugia, la scossa più forte della sequenza sismica Amatrice-Visso-Norcia che ha interessato l’intero Centro Italia tra il 2016 e il 2017.
Tornando al questionario, come fate a capire se qualcuno risponde il falso per fare uno “scherzo”?
È molto raro, ma in ogni caso abbiamo dei criteri per accorgercene, due fondamentali. Innanzitutto sappiamo mediamente, data una magnitudo e una certa distanza dall’epicentro, quale dovrebbe essere il risentimento macrosismico. È chiaro che si tratta di una legge con margine di errore, ma se la risposta si distanzia troppo dalla media la scartiamo perché non rispetta dei criteri base che spingano a ritenerla attendibile. Il secondo criterio è invece basato sulle domande stesse del questionario: queste domande ricalcano gli effetti delle scale di intensità e, quindi, le risposte dovrebbero essere coerenti. Non è possibile accettare come attendibile un questionario in cui il soggetto dica di aver avvertito una vibrazione lieve e, al tempo stesso, di vedere tutto crollato attorno a sé. Se uno dei due criteri, o entrambi, risultano incoerenti teniamo il questionario in archivio per eventuali studi su casi particolari, ma non lo utilizziamo per calcolare il grado di intensità.
Una dinamica “interessante” che abbiamo notato e che vale la pena raccontare è quella che è emersa anche durante un convegno cui abbiamo partecipato per presentare il nostro progetto. Ci è stato fatto notare che in caso di terremoto di grande entità con crolli e vittime i cittadini residenti nella zona epicentrale non avrebbero certamente come principale priorità quella di accedere a un sito per compilare un questionario. Bene, questo è senz’altro vero, ma è un caso in cui la mancanza di informazione ci dà informazione. In questi casi, infatti, quello che ci restituiscono i dati è una sorta di “occhio del ciclone” silente, localizzato proprio in corrispondenza dell’epicentro del sisma, allontanandosi dal quale iniziano invece a comparire le prime informazioni. Questa per noi è in realtà un’informazione importantissima, perché in appena 20/30 minuti ci è possibile delineare una prima area critica, una sorta di embrionale “zona rossa”.
Che tipo di mappe generate a partire dai questionari compilati dagli utenti?
Generiamo delle mappe, disponibili già entro circa 30 minuti dall’evento sismico, i cui risultati si aggiornano costantemente con i dati provenienti dai nuovi questionari via via compilati. Oltre alle mappe “standard” che mostrano l’intensità avvertita nei comuni interessati misurata nelle scale Mercalli ed Europea, ne proponiamo ulteriori divise per tema, ricalcando un po’ lo schema delle domande del questionario: intensità, percezione di paura, agitazione degli animali, vibrazione delle porcellane, oscillazione dei lampadari, spostamento dei soprammobili, vibrazione di porte e finestre, oscillazione dei liquidi, vibrazione dei mobili, effetto acustico.
Quante risposte vi arrivano mediamente?
Dipende molto dalla magnitudo dell’evento. Si va da poche decine di risposte per un terremoto di bassa magnitudo, a centinaia di risposte per un magnitudo 3.0, fino a migliaia di contatti per terremoti di magnitudo da 4.0 in su. Il recente evento del Mugello, di magnitudo 4.5, ci ha fatto registrare circa 5.000 risposte al questionario.
Avete qualche progetto che bolle in pentola per il futuro?
Moltissimi! Primo fra tutti il progetto “VIDEAT”, (Valutazione dell’Impatto e degli Effetti Attesi del Terremoto) non ancora disponibile per il pubblico ma al quale stiamo lavorando su richiesta del Presidente dell’Istituto Carlo Doglioni e ispirato al servizio “Pager” dell’USGS (United States Geological Survey). Si tratta di una scheda web istantanea, che si aggiorna col passare del tempo e che valuta l’impatto di un terremoto. L’elemento più evidente è una sorta di “semaforo” posto in fondo alla pagina che, a seconda che sia verde, giallo oppure rosso, indica visivamente qual è il livello di allarme rispetto a quel dato evento. Sono disponibili, poi, anche delle stime sia del numero di persone coinvolte sia del relativo danno economico in milioni di euro.
Altre cose che ci piacerebbe realizzare in futuro sono sia un’applicazione per smartphone, per consentire ai cittadini di compilare il questionario in maniera ancora più facile, immediata e intuitiva, che la migrazione del servizio su cloud per fare in modo che, anche in caso di grandi eventi, i tantissimi accessi al sito non rischino di bloccare e rendere irraggiungibile la pagina, potenziando l’affidabilità di Hai sentito il terremoto?.