L’asma è fortemente associato ad un innalzamento dei livelli ematici di anticorpi anti-citrullina (ACPA) prima della diagnosi di artrite reumatoide
L’asma è fortemente associato ad un innalzamento dei livelli ematici di anticorpi anti-citrullina (ACPA) prima della diagnosi di artrite reumatoide (AR), indipendentemente dallo status di fumatore. Lo dimostrano i risultati di uno studio recentemente pubblicato su Arthritis Research & Therapy, che ipotizza che, alla base di tale associazione, vi sia un’infiammazione cronica mucosale delle vie aeree respiratorie che contribuisce allo sviluppo di anticorpi anti-citrullina e, quindi, alla patogenesi di artrite reumatoide.
I presupposti dello studio
Secondo il “paradigma mucosale” della patogenesi dell’AR sieropositiva, l’AR potrebbe svilupparsi per perdita dell’immunotolleranza, a seguito della presenza di fattori stimolanti ambientali sulle superfici mucosali in individui geneticamente suscettibili.
Il fumo è un fattore di rischio acclarato di AR sieropositiva: i suoi effetti biologici (come quelli di altre sostanza inalate, quali il cadmio, l’asbesto, le polveri tessili, i gas da combustione delle auto) sul rischio di AR potrebbero essere dovuti all’induzione di un’infiammazione mucosale polmonare locale a livello bronchiolare e alveolare, che sarebbe causa di induzione del processo di citrullinazione delle proteine e della produzione aberrante di anticorpi anti-citrullina negli individui che condividono l’epitopo HLA-DRB1.
Alcuni studi hanno documentato la presenza di anticorpi anti-citrullina in circolo anni prima dell’insorgenza di artrite reumatoide clinica e il conseguente innalzamento del rischio di malattia fino alla sua manifestazione clinica.
Il fatto che molti non fumatori sviluppino AR sieropositiva ha portato ad ipotizzare l’esistenza di altre concause di infiammazione mucosale cronica rilevanti per la patogenesi di AR.
L’asma rappresenta una delle malattie croniche di più frequente riscontro, e si caratterizza, come è noto da infiammazione cronica mucosale delle vie aeree respiratorie.
In letteratura si trovano già alcuni studi che hanno suggerito l’esistenza di un’associazione tra la presenza di asma e l’innalzamento del rischio di AR. Fino ad ora, però, nessuno di questi aveva preso in esame l’associazione esistente tra la condizione asmatica e la sieropositività agli ACPA.
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di verificare se la presenza di asma fosse legata ad un innalzamento dei livelli di ACPA anni prima dell’insorgenza di AR conclamata.
Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, caso-controllo, ha preso in esame 284 casi di AR e 849 controlli, provenienti dallo studio NHS (the Nurses’ Health Study) e relativi al periodo 1976-2014, e dallo studio NHSII (1989-2015).
I ricercatori hanno effettuato dei prelievi ematici da un sottogruppo di pazienti di ciascuna delle due coorti sopra indicate, al fine di determinare la sieropositività ACPA. La condizione asmatica, invece, è stata rilevata mediante somministrazione di questionari a cadenza biennale, prima del prelievo ematico.
Le partecipanti allo studio soddisfacevano sia in criteri ACR 1987 che quelli congiunti ACR/EULAR del 2010. I dati relativi a ciascun “caso” (paziente con AR) sono stati incrociati con quelli relativi a 3 controlli in base all’età, alla coorte di appartenenza, all’anno, al tempo dal prelievo ematico alla data indice e lo stato menopausale.
I risultati non hanno lasciato adito a dubbi: oltre ad un 33,8% di casi con AR con innalzamento dei livelli di ACPA prima della diagnosi di malattia, è emerso che, al tempo del prelievo ematico, ben il 17,7% delle pazienti ACPA-positive prima dell’insorgenza di AR avevano avuto una diagnosi di asma confermata clinicamente rispetto a solo il 6,3% dei controlli (p=0,0008).
Inoltre, in un’analisi aggiustata in base alla presenza di alcuni fattori confondenti, quali il numero di pacchetti di sigarette consumati in un anno, la condizione di fumo passivo e il BMI, è emerso che la sieropositività ACPA pre-AR in pazienti con diagnosi successiva di AR rimaneva significativamente associata con la condizione asmatica (OR=3,57; IC95%= 1,58-8,04).
Nel commentare questi dati, i ricercatori hanno manifestato la loro sorpresa nel verificare la forza e la specificità dell’associazione tra l’asma e l’innalzamento dei livelli di ACPA pre-AR, osservando anche come, pure nelle non fumatrici, l’asma sia risultato associato ad un incremento della probabilità di innalzamento dei livelli ACPA pari quasi a 5 volte.
L’analisi dei dati corretta per i fattori confondenti ha mostrato, infine, l’assenza di un’associazione tra l’asma e l’AR in toto (OR = 1.45; 95% CI, 0.91-2.31) e, invece, la presenza di un’associazione significativa tra asma e AR sieropositiva (OR = 1,79; IC95%=1,01-3,18).
In conclusione, i risultati di questo studio suggeriscono che i pazienti asmatici potrebbero avere un maggior rischio di insorgenza di AR sieropositiva agli ACPA e che, pertanto, dovrebbero essere oggetto di un più attento monitoraggio dei segni e dei sintomi di malattia reumatologica.
Sono necessari, ora , nuovi studi che siano in grado di valutare se differenze di sottotipo asmatico, severità di malattia o di trattamento possano avere un impatto differente sul rischio di AR.