Le Sardine di Barcellona in piazza domenica 19 gennaio dalle ore 12 per un appello alla cultura europea e alla universalità dei suoi valori
“Io ho per patria il mondo come i pesci il mare” (De Vulgari Eloquentia I, vi, 3). Così Dante definiva, ante litteram, lo spirito delle Sardine, rivendicando la patria umana contro tutte le patrie locali, cioè gli stati nazionali, che lui, con lungimirante prospettiva, intendeva come organizzazioni al servizio della Lupa, cioè il nascente capitalismo. In nome di questi ideali le Sardine di tutto il mondo si uniscono per ricacciare nell’inferno la Lupa e imporre al mondo la giustizia e la pace. La riflessione è di Raffaele Pinto, Professore di letteratura italiana nella Universitat de Barcelona), che dalla capitale catalana riprende il filo del discorso portato avanti dai fondatori del movimento delle Sardine, affermando la necessità di una cultura condivisa, in ambito europeo, e della universalità dei suoi valori.
Le Sardine nascono dall’iniziativa di quattro trentenni – Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti – che in occasione dell’appuntamento fissato giovedì 14 novembre scorso da Matteo Salvini a Bologna hanno invitato attraverso social network, volantinaggio e messaggi a gruppi WhatsApp i bolognesi a mobilitarsi. L’ex primo ministro aveva convocato in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna i suoi sostenitori al Paladozza, che ha una capienza massima di 5.570 persone. Da qui l’idea di lanciare un flash-mob in Piazza Maggiore dove possono stare fino a 6.000 persone, ben strette. Strette come Sardine, da cui anche il nome della pagina Facebook 6000 Sardine. In seguito al successo dell’iniziativa e all’allargarsi a macchia d’olio del movimento, anche a Barcellona si è costituito un gruppo di persone che ha accolto il desiderio di molti italiani di scendere in piazza in difesa della libertà, dei diritti umani, della verità e della trasparenza.
Le Sardine di Barcellona si danno appuntamento domenica 19 gennaio alle ore 12 in Plaça del Rei per un evento dai risvolti culturali che trasmetta i valori del movimento, al quale sono invitati gruppi locali uniti dai medesimi ideali. Il programma delle Sardine di Barcellona è in via di definizione in questi giorni, l’idea è di trattare le diverse tematiche del movimento attraverso la musica, l’arte, il teatro e la danza. Ad esempio, ci sarà un flash mob con ragazze cilene sulle note della canzone “Un violador en tu camino” che fa riferimento al collettivo femminista cileno Las Tesis che l’ha lanciata il 25 novembre. Poi tra le Sardine di Barcellona ci sarà sicuramente Piero Pesce, cantautore calabrese da molti anni a Barcellona, che intonerà Bella Ciao. Si raccoglieranno sardine in scatola da devolvere in beneficenza e si potranno portare libri da scambiare con gli altri partecipanti all’iniziativa delle Sardine di Barcellona.
Alla manifestazione di Roma, la più grande fino a questo momento, alla quale hanno partecipato oltre 100.000 persone, il leader Mattia Santori dice: “Le sardine sono persone che riempiono spazi con le loro idee, che vedono il pensiero populista come un nemico. Non vogliamo rubare le piazza nessuno, né alla politica né a chi fa lotte dal basso prima di noi”.
Alchimia dietro la magia delle 138 piazze in tutta Italia e una ventina in giro per il mondo che in poco meno di due mesi, dal 14 novembre a Bologna fino al 7 gennaio, si sono riempite all’improvviso. Persone singole e gruppi associati che sono tornati in piazza, perché “la politica – ha ricordato Santori – è partecipazione. Noi qui oggi stiamo facendo politica. Abbiamo deciso di dire la verità, qui ci sono persone che ragionano e chi ragiona non abbocca. Esistono persone che resistono e cervelli che valgono più di 1 milione di like”.
Il leader leghista Matteo Salvini è il bersaglio delle Sardine, ma il vero nemico è il “pensiero facile” ovvero il populismo e l’antipolitica. “Vogliamo arrivare alle persone attirate dalla sirena del sovranismo per dire che c’è un’alternativa. Cerchiamo di essere un corpo intermedio che collega la cittadinanza attiva alla politica” ha sottolineato Santori.
Gli ideatori hanno inventato gli slogan “L’Emilia-Romagna non abbocca” e “Bologna non si Lega” a sostegno di un simbolo, le Sardine che rappresentano pesci piccoli e indifesi, ma che insieme si muovono compatti e fanno ‘massa’ riuscendo a far fronte a un pesce grande e aggressivo rappresentato in questo caso da Matteo Salvini. I partecipanti sono stati invitati a presentarsi in piazza con una Sardina, disegnata su cartone per partecipare “alla prima rivoluzione ittica della storia”. Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto per “dimostrare che i numeri contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le persone vengono prima degli account social”. Al primo appuntamento a Bologna invece delle 6 mila persone previste, in piazza ce n’erano 15 mila. Poi via via il fenomeno si è allargato travolgendo piazze e città, non solo in Italia. A Torino, ad esempio, c’erano 40.000 persone. Le Sardine con grande passione e impegno stanno organizzando in autonomia eventi locali e sono scese nelle piazze di Amsterdam (550), Berlino, Bordeaux, Bruxelles (ben 1000!), Dublino (300), Edimburgo, Helsinki, Londra, Madrid (500), New York (250), Parigi, San Francisco, Varsavia, Vienna… Il 14 dicembre sono state organizzate manifestazioni in 24 città europee e 9 italiane. A Roma secondo gli organizzatori si sono riunite 135.000 persone, forse addirittura 200.000. Ad oggi, in totale le piazze sono 113 in tutta Italia e una ventina in giro per il mondo. Piazze antifasciste e antirazziste, che chiedono verità, libertà e trasparenza.
L’obiettivo è riportare nelle piazze le persone, che troppo spesso si limitano a commentare dietro lo schermo di un computer, per combattere tutte le forme di comunicazione politica aggressive, che strizzano l’occhio alla violenza, verbale o fisica, online o offline. Scendere in piazza è già di per sé un’azione politica, ma il movimento delle Sardine non vuole portare nessuna bandiera e nessun partito nelle piazze. Vuole essere trasversale e si vuole posizionare a metà tra le esigenze e le richieste dei collettivi che vengono dal basso e che chiedono il rispetto dei diritti civili e umani e le forze politiche facendosi quindi portavoce di temi quali immigrazione, femminismo, emergenza climatica, minoranze. Come ha detto Mattia Santori alla manifestazione di Roma: “Cerchiamo di essere un corpo intermedio che collega la cittadinanza attiva alla politica”.
Dalla voce dei rappresentanti i punti fondamentali di questa seconda fase del movimento sono:
· Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che fare campagna elettorale permanente.
· Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente su canali istituzionali.
· Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network.
· Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità.
· Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica.
· Chiediamo alla politica di rivedere il concetto di sicurezza, e per questo di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti. C’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva, che vedano la diversità come ricchezza e non come minaccia.
Quella delle Sardine è una piazza antifascista e antirazzista, che chiede libertà e trasparenza. E che tornerà a riunirsi, a Barcellona come in altre città italiane e nel resto del mondo in vista del 27 gennaio, data delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.