Sul palcoscenico del teatro del Maggio il 20 gennaio Riccardo Muti e la celebre Chicago Symphony Orchestra in un concerto che raccoglie l’ouverture di Der fliegende Holländer di Wagner, la “Mathis der Maler” di Hindemith e la Terza di Prokof’ev
Uno dei più grandi direttori della scena mondiale, il maestro Riccardo Muti e una delle più premiate e acclamate orchestre del mondo, la Chicago Symphony Orchestra – di cui il Maestro è direttore principale – insieme sul palcoscenico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per il concerto straordinario in programma lunedì 20 gennaio con inizio alle ore 20, appuntamento tra i più attesi della stagione sinfonica. Quella al Maggio sarà una delle tre sole tappe italiane (le altre al San Carlo di Napoli e alla Scala di Milano) del tour europeo del maestro Muti e dell’orchestra che dirige dal 2010.
Una lunga, intensa, ricca storia lega il maestro Muti e il Maggio Musicale Fiorentino, di cui è stato direttore principale e direttore musicale dal 1968 (debuttò con Svjatoslav Richter) al 1980, esperienza che aprì di fatto – come afferma il Maestro stesso – la sua carriera internazionale. L’ultima presenza di Riccardo Muti sul palco del Maggio risale a meno di un anno fa, il 28 maggio 2019, alla direzione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini per l’esecuzione della Missa defunctorum per soli, coro e orchestra di Giovanni Paisiello. La Chicago Symphony Orchestra manca invece dal 20 settembre 1974, quando si esibì al Teatro Comunale diretta da Sir George Solti.
Nel programma del prossimo concerto fiorentino, l’ouverture di Der fliegende Holländer di Richard Wagner, la Sinfonia “Mathis der Maler” di Paul Hindemith e la Sinfonia n. 3 in do minore op. 44 di Sergej Prokof’ev. Apertura affidata dunque alla celebre ouverture di Der fliegende Holländer di Richard Wagner, ampio brano sinfonico che compendia il marchio poetico e compositivo di Wagner. In apertura l’impetuoso tema della tempesta, le cui improvvise e quasi violente esplosioni richiamano il tetro peregrinare dell’Olandese volante, vascello fantasma che dà il titolo all’opera, condannato vagare per i mari senza poter toccare la terraferma. Il finale, placido e liberatorio, anticipa la redenzione che il protagonista raggiungerà nella scena conclusiva.
Il programma prosegue poi con la più nota sinfonia di Paul Hindemith, autore tedesco noto anche come compositore d’opera (un allestimento originale del suo Cardillac è stato rappresentato nel 2018, come titolo inaugurale, nell’ambito dell’LXXXI Festival del Maggio Musicale Fiorentino). La Sinfonia “Mathis der Maler” anticipò, nel 1934, la messa in scena dell’opera omonima, con la quale condivide due pagine orchestrali. È una sinfonia in tre movimenti, i cui titoli rimandano ad altrettanti pannelli del polittico realizzato da Matthias Grünewald, pittore tedesco del Cinquecento, per l’altare di Issenheim. Il primo tempo, Engelkonzert, è il preludio dell’opera, una pagina luminosa e distesa, riferita al “concerto d’angeli” che nel polittico sta accanto alla Vergine con il bambino. Il secondo tempo, Grablegung, la Deposizione, è anche nell’opera una pagina esclusivamente strumentale, un interludio di dolorosa, stanca mestizia, caratterizzato da semplice linearità, da armonie di sapore arcaico, da un ritmo quasi di marcia funebre. Nel conclusivo Versuchung des heiligen Antonius (Tentazione di Sant’Antonio) Hindemith immagina che Mathis, il protagonista dell’opera, si identifichi con il santo in sogno. Dopo un’introduzione “recitativa” strumentale, irrompe con aggressiva violenza la musica del coro dei demoni, poi immagini tormentate lasciano il passo a parentesi più calme, finché un frammento fugato sembra scacciare gli incubi e conduce liberatoria conclusione con il trionfale Alleluja intonato dalle trombe.
Finale affidato alla Terza di Sergej Prokof’ev. Anche in questo caso una sinfonia la cui genesi è legata a quella di un’opera, L’angelo di fuoco, tratta dal romanzo del poeta simbolista Valerij Brjusov, che ebbe però un destino sfortunato. Tanto che lo stesso Prokof’ev invitò a un ascolto indipendente dall’opera, sebbene ne rifletta il carattere ritmico nell’alternarsi di rapide accensioni orchestrali e interludi lirici, com’è già nel primo movimento. L’inquietudine malinconica e dubitativa del secondo movimento si compie in atmosfere di vera minaccia prima di sfociare nei sinistri e spettrali glissandi del terzo movimento, un esempio tra i più affascinanti della vena demoniaca che alimenta certe scritture di Prokof’ev. Nella compattezza e nell’incessante tensione del conciso finale culmina un carattere che caratterizza il fascino di tutta la Terza: la capacità di Prokof’ev di ripensare in termini autonomamente sinfonici certi temi, materiali e situazioni dell’opera, mantenendone la tensione visionaria, le accensioni fantastiche, magiche o allucinate. Il maestro Muti ha inciso la Sinfonia n. 3 in do minore op. 44 di Sergej Prokof ’ev nel gennaio 1993 con la Philadelphia Orchestra per Philips/PolyGram.
Al termine del concerto il Maestro incontrerà il pubblico e firmerà copie dei suoi dischi presso il bookshop del Teatro del Maggio.