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Perimenopausa: turnover osseo accelerato più rischioso per fratture

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Turnover osseo in perimenopausa: se accelerato porta a un maggior rischio fratture. Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su JCEM

Nelle donne in post-menopausa, un’accelerazione dei processi di turnover osseo in concomitanza con la fase di transizione menopausale e una maggiore entità di questi processi durante la prima fase della post-menopausa si associano ad un innalzamento del rischio di fratture.

Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su JCEM, che suggeriscono la conduzione di nuovi studi in grado di valutare l’impiego precoce e a breve termine delle terapie anti-riassorbimento osseo disponibili, al fine di prevenire il rapido incremento dei processi di turnover osseo durante la transizione menopausale.

Razionale e disegno dello studio
I processi di turnover osseo aumentano rapidamente durante la fase di transizione della menopausa (MT) e raggiungono un plateau, a livelli comunque superiori a quelli pre-menopausali, nella prima fase della post-menopausa, ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro.

“Mentre, però – spiegano i ricercatori – è ampiamente dimostrato che l’incremento dei processi di turnover osseo e il danno risultante alla microarchitettura ossea si associano con le fratture nelle donne in post-menopausa di età più avanzata, non è ancora stato chiarito se tale associazione con il rischio di frattura sia rispettata nelle donne che sperimentano un’accelerazione dei processi di turnover osseo durante MT, e che mostrano processi di turnover osseo di entità maggiore nella prima menopausa”.

“Una ragione alla base di questa incertezza-  continuano – è che, mentre le donne in post-menopausa in età più avanzata hanno già sperimentato una riduzione sostanziale dei valori di densità minerale ossea (DMO), le donne pìù giovani (quinta-sesta decade di vita) presentano livelli di DMO prossimi alla norma. Ad esempio, dai 60 ai 69 anni e dai 70 ai 79 anni, una percentuale di donne pari al 12,3% e al 25,7%, rispettivamente, ha sviluppato osteoporosi (OP) densitometrica. Per contro, i livelli di DMO in donne in post-menopausa in buone condizioni di salute non prevedono il ricorso alla terapia farmacologica, nonostante il riscontro di riduzioni di DMO del 7,5% e del 5,3% a livello della colonna lombare e del collo femorale durante MT”.

L’obiettivo del nuovo studio, pertanto, è stato quello di verificare se un incremento dei processi di turnover osseo durante MT o la prima fase della post-menopausa fosse direttamente legato al rischio successivo di insorgenza di fratture.

A tal scopo, sono state incluse nella sperimentazione clinica donne che erano in pre-menopausa o nella prima fase post-menopausale all’inizio dello studio SWAN (the Study of Women’s Health Across the Nation), entrate in post-menopausa durante il periodo di osservazione di tale studio. La MT era definite dal lasso di tempo compreso tra 2 anni prima e dopo l’ultima mestruazione. La prima fase post-menopausale, invece, era definita come un lasso di tempo ≥2 anni dopo l’ultima mestruazione.

Era motivo di inclusione delle pazienti nello studio la presenza di dati disponibili sull’ultima mestruazione, i livelli urinari di un marker di turnover osseo (NTX), i livelli di DMO e la presenza di fratture.
I ricercatori hanno effettuato analisi di regressione secondo il modello di Cox per stimare se il tasso di incremento dei livelli di NTX durante MT fosse in grado di predire il tempo alla prima frattura, previo aggiustamento dei dati per alcuni fattori.

I livelli medi urinari di NTX erano pari a 36,8±17,5 nM BCE/nM Cr all’inizio di MT e pari a 48,8±22,5 nM BCE/nM Cr nella prima fase post-menopausale.

Dopo visita medica di controllo nella prima fase post-menopausale, sono state documentate 65 fratture in tutte le pazienti, il 58,5% delle quali (n=38) a minimo impatto traumatico.

La durata media del periodo di osservazione è stata pari a  8,5±2,9 anni.

Risultati principali
Dopo aggiustamento dei dati in base all’età, all’etnia, all’incidenza di fratture prima di MT, all’abitudine al fumo di sigaretta e al BMI, dai risultati è emerso come un’accelerazione dei processi di turnover osseo durante MT si associasse ad un maggior rischio di incidenza di fratture in post-menopausa.

Nello specifico, a ciascun incremento unitario di deviazione standard  del tasso di turnover osseo osservato corrispondeva un aumento del rischio di incidenza di fratture pari al 24% (p=0,008).
Non solo: a ciascun incremento unitario di deviazione standard del tasso di turnover osseo osservato nel corso delle prime fasi della post-menopausa corrispondeva anche un rischio aggiuntivo di frattura pari al 27% (p=0,01).

Entrambe le associazioni sopra riportate hanno mantenuto, inoltre, la significatività statistica dopo che i ricercatori hanno aggiustato i dati in base ai valori assoluti di DMO nella prima fase della menopausa e in base al tasso di variazione densitometrica ossea durante MT.

Riassumendo
Per quanto i ricercatori abbiano ammesso che uno dei limiti dello studio era rappresentato dall’impiego dei livelli urinari di NTX come marker di turnover osseo in luogo dei livelli ematici di CTX e P1NP, raccomandati nei trial clinici, il ricorso a questo parametro è stato comunque considerato accettabile da parte degli stessi.

Ciò detto, “lo studio pubblicato è il primo – sottolineano i ricercatori – ad aver mostrato che un’accelerazione dei processi di turnover osseo durante MT e una maggior entità di questi processi nella prima fase della post-menopausa rappresentano dei fattori di rischio di frattura anche in donne con un DMO sostanzialmente preservata (.,.), suffragano la messa a punto di nuovi trial sull’impiego di farmaci anti-riassorbimento osseo anche in questa categoria di donne, ad oggi escluse dalla terapia in questo contesto”.

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