Dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico: diagnosi dal vissuto


Dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico: per la diagnosi elementi chiave dalla storia del dolore del paziente e dall’opinione del medico

Dolore muscoloscheletrico: bambini e adolescenti hanno una probabilità del 58% in più di soffrirne se in famiglia ci sono parenti stretti affetti dallo stesso problema

Gli elementi chiave che guidano la diagnosi di dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico non provengono principalmente dall’esame fisico, ma dalla storia del dolore del paziente e dall’opinione del medico. E’ quanto emerge dai risultati di uno studio pubblicato su Pediatric Rheumatology.

I ricercatori hanno anche concluso che la fibromialgia giovanile non sembra spiegare tutti i casi di dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico negli adolescenti.

“Sebbene la fisiopatologia del dolore cronico oggi sia meglio compresa, molti considerano una diagnosi di dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico (MSP) come una diagnosi di esclusione, mentre altri la trattano come fibromialgia giovanile con i limiti dei suoi criteri diagnostici” hanno evidenziato Hervé Lefèvre, dell’Ospedale Cochin, Maison de Solenn, di Parigi e colleghi.

“In questo contesto, resta da dimostrare l’esistenza di criteri specifici globali positivi per l’MPS idiopatico cronico”.
Per identificare i criteri per il dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico, utilizzando l’esperienza di professionisti con esperienza nel trattamento di bambini e adolescenti, Lefèvre e colleghi hanno condotto uno studio qualitativo multicentrico trasversale. I ricercatori hanno intervistato 25 operatori sanitari presso le tre strutture del centro di riferimento per la reumatologia pediatrica rara autoimmune e infiammatoria (RAISE).

Le interviste semistrutturate di 1 ora sono state trascritte e rese anonime. I ricercatori per esaminare i dati hanno utilizzato l’analisi fenomenologica interpretativa, in genere utilizzata per determinare in che modo gli individui percepiscono situazioni particolari e in che modo hanno un senso del loro mondo personale e sociale.

Lefèvre e colleghi hanno sviluppato 10 temi in base ai loro dati. Secondo i ricercatori, questi 10 temi sono organizzati attorno a tre temi principali che rappresentano le diverse fasi del processo diagnostico: anamnesi di dolore che porta alla consultazione del centro di riferimento; giudizio personale dell’operatore sanitario in merito alla presentazione clinica; e dall’esame clinico iniziale alla diagnosi e al trattamento del dolore muscoloscheletrico idiopatico cronico.

Inoltre, come hanno sottolineato i ricercatori, gli elementi chiave che guidano questa diagnosi non provengono in realtà dall’esame fisico ma dalla storia medica e dal giudizio del professionista sanitario. E’ importante anche il senso di disagio e frustrazione dei professionisti, provocato dai pazienti e dai loro genitori.

“Questa esplorazione dell’esperienza di 25 esperti nella gestione dell’MPS cronico ha permesso di descrivere e sviluppare gli elementi narrativi e sintomatologici clinici attraverso i quali orientano implicitamente la loro diagnosi verso la forma idiopatica”, hanno scritto Lefèvre e colleghi.

“La loro esperienza ci consente di concludere che i principali elementi che guidano la diagnosi non provengono dall’esame fisico, ma piuttosto dal follow-up sanitario e dai sentimenti soggettivi e dal senso clinico degli operatori sanitari. Una costellazione di criteri non organici può aiutare gli specialisti a raggiungere la diagnosi di MPS idiopatico cronico. Il nostro studio ha quindi potenziali implicazioni cliniche” hanno concluso gli autori.