Dolore post chirurgia: un aiuto dai test di farmacogenetica


I test di farmacogenetica possono determinare quali pazienti risponderanno bene ai farmaci convenzionali per lenire il dolore post intervento ortopedico

I test di farmacogenetica possono determinare quali pazienti risponderanno bene ai farmaci convenzionali per lenire il dolore post intervento ortopedico

I test di farmacogenetica possono determinare quali pazienti risponderanno bene ai farmaci convenzionali per lenire il dolore post intervento ortopedico o chi potrebbe aver bisogno di farmaci alternativi. E’ quanto riportato durante il Current Concepts in Winter Replacement Joint Meeting.

“Sappiamo che il DNA di una persona influenza la specifica risposta ai farmaci e ora esiste un test in grado di distinguere persone diverse e come possono rispondere a farmaci specifici”, ha affermato William G. Hamilton nella sua presentazione.

Secondo Hamilton, gli enzimi del citocromo P-450 nel fegato, come il CYP2D6 e il CYP3A4, metabolizzano i farmaci in un farmaco attivo o profarmaco.

“Un farmaco attivo funziona di per sé e subisce inattivazione a seguito del metabolismo. Un profarmaco è una molecola che non ha attività e diventa attivo solo quando viene metabolizzato dall’enzima appropriato.”

Hamilton ha osservato che i pazienti possono avere una normale attività metabolica, una ridotta attività metabolica, un aumento dell’attività metabolica o una scarsa attività metabolica, che possono influenzare il modo in cui i profarmaci vengono convertiti.

Durante la presentazione l’autore ha spiegato che per eseguire un test di farmacogenetica, i medici raccolgono un tampone dalla guancia dal paziente e lo inviano per l’analisi del DNA per il genotipo specifico del paziente. Il medico riceverà quindi un rapporto che indica quali farmaci possono e non possono funzionare a seconda dei geni del paziente.

In uno studio prospettico randomizzato, Hamilton e colleghi hanno eseguito test farmacogenetici in 50 pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica, metà dei quali hanno ricevuto un profilo terapeutico standard e metà hanno ricevuto un profilo farmacologico personalizzato basato sui risultati dei test farmacologici.

Più del 40% dei pazienti presentava almeno una variante genetica ai farmaci comunemente usati in un protocollo multimodale, secondo Hamilton.
Lo studio ha valutato il dolore nei pazienti e il consumo di morfina.

I ricercatori hanno sottolineato che: “In 13 pazienti, abbiamo eseguito un totale di 21 cambi di trattamento. Quando abbiamo esaminato i registri del dolore riguardanti 10 giorni, abbiamo osservato che nei pazienti con varianti genetiche cambiando i farmaci si ottenevano punteggi più bassi del dolore e un più basso consumo di morfina”.