Sistemi di intelligenza artificiale potrebbero contribuire alla diagnosi e alla definizione delle caratteristiche dei tumori della prostata
Grazie all’intelligenza artificiale (spesso abbreviata in A.I.), i patologi che si occupano di diagnosticare i tumori della prostata e di definirne l’estensione e l’aggressività (il cosiddetto “grado” del tumore) potrebbero risparmiare tempo prezioso, senza paura di fornire una prestazione meno accurata.
Lo affermano su Lancet Oncology i membri di un gruppo di ricerca internazionale, coordinati da Martin Eklund del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia. “Il numero delle biopsie prostatiche è in continuo aumento, ma diminuiscono i patologi che si occupano di urologia. Inoltre, le valutazioni dei patologi nell’assegnare un grado al tumore possono essere diverse e il rischio per il paziente è ricevere trattamenti non adeguati” spiegano i ricercatori, convinti che i sistemi informatici basati sull’A.I. possano rappresentare se non una soluzione, quanto meno un aiuto a migliorare la situazione.
A.I. a confronto con esseri umani
Per valutare se l’A.I. sia in grado di arrivare a diagnosi sufficientemente accurate, Eklund e colleghi hanno ottenuto immagini digitali di circa 7.000 campioni di biopsie effettuate su uomini svedesi, e le hanno utilizzate per “insegnare” al sistema le basi con cui riconoscere la presenza di un tumore della prostata e le sue caratteristiche.
Dopo questa fase iniziale, il sistema è stato messo alla prova: è stato infatti utilizzato per identificare la presenza della malattia, la sua estensione e il grado di Gleason (una scala utilizzata per stabilire l’aggressività del tumore prostatico), sia in campioni tumorali provenienti da un gruppo indipendente di 1.631 biopsie, sia in 330 campioni appartenenti a un gruppo di controllo esterno.
I risultati dicono che il sistema di intelligenza artificiale ha distinto in modo pressoché perfetto i campioni tumorali da quelli sani e ha mostrato ottime performance nel definire l’estensione del tumore. Risultati molto promettenti anche quando si è trattato di assegnare il grado di Gleason: l’A.I. ha superato a pieni voti il confronto con un gruppo di 23 patologi della International Society of Urological Pathology, giungendo a conclusioni simili a quelle degli esperti.
“Anche se non potrà mai sostituire completamente un essere umano, l’utilizzo di questi sistemi potrebbe in futuro ridurre il carico di lavoro dei patologi, fornire una seconda opinione, uniformare il processo di assegnazione del grado di malattia e anche rendere disponibili competenze e servizi di patologia in parti del mondo dove attualmente non sono presenti” concludono i ricercatori. “Inoltre si tratta di sistemi che imparano dai propri errori e che migliorano con l’utilizzo, esattamente come accade a un essere umano alle prese con un’ampia casistica. Più biopsie prostatiche esaminano, più accurate diventano le diagnosi”.